17 marzo 2009

O tempora, o mores


Massì, ogni tanto ricordarsi di aver fatto il liceo classico non fa male... Ma la battuta di Cicerone, che francamente non mi è mai stato troppo simpatico, mi è tornata in mente dopo qualche ora di sano (?) cazzeggio leggiucchiando un po' qui e un po' là, tra i forum birrari di associazioni varie e alcuni blog che cerco di seguire come posso... Poi, dopo una lettura effettivamente molto "random", me ne sono stato per altrettante ore a ripetermi, come un mantra, "non scrivere nulla, non scrivere nulla...". E ancora in questo momento, mentre picchietto sulla tastiera, sono convinto che alla fine farò "annulla". Perché, in fondo, chi me lo fa fare... Ho sempre cercato di stare fuori da beghe che mi sembrano assomigliare a lotte tra rioni e simil-disfide di Barletta. Io scrivo di birra artigianale e di birra industriale dal 1997, ammetto di essermi messo a farlo quasi per caso (anche se la birra mi piaceva da prima) e poi perché mi pagano per farlo, non sono un idealista puro e annuso sempre un po' di puzza di zolfo in chi fa dell'idealismo la sua bandiera (magari sbagliando), inoltre sono caratterialmente avverso alle discussioni senza scopo, di quelle che si fanno "perché ho ragione io". Sulle recenti vicissitudini del piccolo, ma ormai articolatissimo, universo birrario artigianale cerco di ricavarmi la posizione dell'osservatore "extra-partes" (ho scritto extra e non super). Sicuramente perchè è una posizione comoda, poi perché ho già i miei sbattimenti con editori che pagano tardi e con colleghi da "Corrida", quella di Gerry Scotti, e infine perché, appunto, sono un giornalista e non un conducator...

Ho collaborato con Adb (perché mi è stato chiesto), ho collaborato con UB (perché mi è stato chiesto), non ho collaborato con Slow Food (prima mi è stato chiesto, poi ho chiesto io, e poi boh...), collaboro con Heineken (esatto, gli dei infernali...), cercando sempre di offrire le mie competenze e il mio stile di scrittura. Ho molta stima per molti personaggi del piccolo universo e una sostanziale indifferenza per altri, condivido per quanto ho capito finora l'impegno del MoBi che si propone come paladino dei consumatori consapevoli, indipendente da condizionamenti di sorta (in primis i birrifici stessi), tuttavia credo che ci debba essere libertà di espressione per tutti e, di conseguenza, libertà di scelta. D'altro canto, mi piace osservare, le posizioni non si mantengono monolitiche a lungo... O tempora, o mores, appunto. Tutto però sta avvenendo in un clima che spesso rasenta il cortile dove ci sono troppi galli, in un clima da parapiglia generale, in una guerra da ragazzi della via Pal dove da una parte lottano le forze del Bene e dall'altra, quelle del Male. Entrambi in termini assoluti e assolutistici e ovviamente a seconda di chi parla. Autocritiche zero, autoironia zero. Ho assistito a mesi di pubblico linciaggio di un individuo su un forum che ora, dopo aver fatto ammenda, è accolto con calore e simpatia dalle stesse persone che lo hanno massacrato fino a qualche mese fa. Francamente l'ho trovato sorprendente, ma anche esilarante... Adesso immagino venga linciato dai suoi ex amici.... E gli esempi che mi tornano in mente sarebbero numerosi... Sono stato logorroico, scusate, adesso vado a bermi una birra... Poi mi passa....

9 marzo 2009

De Vinis: si cambia!


Una delle collaborazioni di cui vado più fiero è quella, che dura ormai da qualche anno, con la rivista ufficiale dell'Associazione Italiana Sommelier. Orgoglioso perché onestamente pensavo che, appena fatto capolino nel sancta sanctorum del vino, la mia rubrica interamente dedicata alla birra sarebbe stata fatta oggetto di proteste e contumelie. Invece sembra che le due pagine siano molto lette dal popolo dei sommelier e che ogni volta, per i protagonisti di cui parlo, ci sia qualche contatto positivo. Anche a livello professionale. Ed è di questo, in particolare, che sono orgoglioso. Tuttavia, appunto dopo qualche anno, tutte le cose vanno ritoccate o restaurate e allora la mia idea sarebbe quella di inserire, nelle due pagine previste, dei piccoli "box" (diciamo tre o quattro) con delle mini-schede di degustazione di birre che per qualità e disponbilità (sono escluse quelle prodotte solo per la spina) possono interessare direttamente i sommelier titolari di enoteca o responsabili di cantina (di un ristorante). Ovvero a chi la birra, dopo che gli è piaciuta, magari la compra.

A me sembra un progetto interessante per andare incontro alla crescente sete di birre di qualità che si registra nel mondo del vino (potrebbe sembrare un controsenso e invece non lo è affatto) dando delle informazioni e dei contatti utili. Per ogni birra infatti sarà inserito un riferimento telefonico o mail del produttore o del distributore.

Perché scrivo qui queste cose? Perché chi fosse interessato a inserire le sue birre nella rubrica dovrebbe farmi la cortesia di inviare al mio indirizzo dei campioni. Scontato dire che decido io che birre inserire, me ne prendo la responsabilità, che non è un servizio a pagamento e non è il caso di inviare casse su casse di birra. Meglio invece accompagnare i campioni con delle foto (delle bottiglie o delle etichette) in alta definizione.

Penso di aver detto tutto: chi mi conosce sa anche come contattarmi (sono pure su Facebook). Intanto vediamo se e come questa cosa può funzionare....

3 marzo 2009

Il Messia


Stacchetto enologico dopo tanti post a tema birra. Già, perché anche di vino mi occupo e forse per quasi la metà del tempo in cui sono davanti a una tastiera. Ma più che descrivere sensazioni e aromi, persistenza e retrogusto, la mia è più una comunicazione sul mercato e le tendenze, tuttavia... Tuttavia non mi posso esimere, anzi mi piace pure, dal partecipare ad eventi di degustazione. Nei cosiddetti winetasting esistono diverse sottocategorie: ci sono i "self tasting", dove chi fa da sè fa per tre, i "vertical tasting", stesso vino ma annate diverse, e infine i "mass tasting" ovvero le degustazioni di massa nelle quali torme di appassionati (?) e assetati mettono sotto assedio i banchetti difesi dai sommelier per provare questo o quell'altro vino. Le condizioni dell'assaggio sono a dir poco ridicole per calore, odori, rumore e via dicendo ma con un po' di fortuna si può assistere a simpatici siparietti, di quelli cioè che mi fanno amare questo mondo anche nelle situazioni di caos primordiale. Come ad esempio quella del Festival della Franciacorta andato in scena qualche giorno fa al Westin Palace, dove manipoli di arditi prendevano d'assalto i produttori franciacortini stringendo in mano le flute e sgranocchiando grissini. Scene di massa degne dei migliori film storici. In un angolo, davanti a un banchetto di una firma celebre della Franciacorta, stavo io e un signore dallo sguardo torvo. Pur essendo a meno di un metro l'uno dall'altro era impossbile sentire i suoi commenti ma, d'un tratto, l'ho visto scuotere la zazzera bianca e rovesciare il bicchiere nel contenitore degli scarti. Poi allontanarsi davanti allo sguardo basito della sommelier che si girava verso di me e mormorava costernata: "Non è mica colpa mia...". Era successo infatti che posate le severe labbra sul calice, il sommo degustatore aveva commentato con un certo disgusto: "Non c'è abbastanza Pinot nero!" e se n'era andato... Una scena fantastica che poneva le seguenti domande: il degustatore era un produttore di barbatelle (giovani viti) di Pinot nero e tentava di stimolare il suo mercato? Il degustatore era un celebre enologo che vorrebbe meno Chardonnay e più Pinot nero nei filari? Il degustatore era uno dei tanti appassionati fuori di testa che invece di bastonarsi in curva la domenica preferiscono i wine tasting? Ai posteri l'ardua sentenza. Ma l'occhio e lo stile messianico erano impagabili e vista la diffusione di questi elementi nel panorama enoalimentare, non vedo l'ora di assistere al passo successivo. Ovvero, come nell'antica Roma, quando dallo sventramento dei polli si coglievano i segni del destino, vedremo assaggiatori fare vaticini dopo un sorso di Merlot, predire il vincitore del campionato osservando controluce uno Spumante trentino... Sì, questo mestiere è bello perchè non smette mai di stupirmi....