3 settembre 2007

Triste ripartenza


Dopo il lungo silenzio estivo, avrei voluto tornare a scrivere di qualche esperienza fatta, di qualche locale visto e di qualche birra assaggiata. Invece il corso della natura mi obbliga a rendere omaggio a Michael Jackson che se ne è andato qualche giorno fa, lasciando stupiti tutti quelli che lo conoscevano di persona o di fama perché, sì, lo sapevamo che era malato ma una fine così rapida, cavoli, chi se l'immaginava... Michael Jackson era semplicemente il più bravo di tutti noi che scriviamo di birra. Non sempre il primo che parte è il migliore, lui sì. Non solo perché aveva una conoscenza mostruosa dell'universo mondiale, ma perché sapeva scrivere bene. Era bello leggerlo nella sua scorrevolezza e nella sua ironia. Ricco di informazioni, ma anche di aneddoti, di osservazioni sulla natura umana. Un grande giornalista, prima ancora che un grande conoscitore. La prima volta che lo incontrai era un Pianeta Birra di inizio anni 2000. Lo accompagnavo in giro tra gli stand, doveva voleva andare lui, ma ogni volta era bloccato dai produttori per fare un assaggio della loro birra e una foto ricordo. I ragazzini, negli affollatissimi corridoi della fiera, lo fermavano per chiedergli un autografo. Sembrava di girare con la Madonna di Pompei e il primo a stupirsi era proprio lui. Pensava che lo avessero confuso con qualcun altro. La sera siamo andati a cena in un ristorantino. Bevemmo vino. Michael era interessato a tutte le tradizioni enogastronomiche italiane, dal rito dell'aperitivo alla grappa. Entrambi in crisi sentimentale finimmo la serata in macchina davanti all'albergo a raccontarci le rispettive pene amorose. Non eravamo e non siamo diventati amici, questo è chiaro, ma la sua umanità mi lasciò il segno. Nessuna prosopopea, niente paternalismi, nessun tentativo di abbagliare o educare il giovane alle prime armi. Sapendo che qualche giorno dopo sarei andato a New York mi diede qualche buon indirizzo e qualche contatto. Tutte le volte che lo rividi successivamente ci metteva qualche secondo per focalizzarmi, poi però si ricordava tutto e, sebbene negli ultimi tempi sembrasse sempre più appannato, gli bastava mettere il naso su un bicchiere di birra o di whisky per incantare con la lucidità e la fantasia delle sue descrizioni. Mi mancherà. Molto.

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