Ho preferito lasciar passare qualche giorno prima di commentare il post lasciato da Davide Bertinotti, dal titolo "L'arroganza di certi birrifici", che si può leggere tra i commenti al mio post precedente. L'ho fatto perchè in primo luogo avevo bisogno di rifletterci sopra, anche se ammetto di non averlo fatto giorno e notte, e poi perché a volte è meglio scrivere a mente fredda, lasciando sedimentare la prima reazione di carattere umorale. Allora, la vicenda è abbastanza nota e la si può leggere su diversi forum, da quello di HobbyBirra a quello del Mobi, ed è stata anche abbastanza dibattuta.
In primo luogo sono del parere che la reazione del birrificio in questione sia stata quantomeno sopra le righe, andare per vie legali, oltre a una colossale perdita di tempo e soldi, è spesso controproducente dal punto di vista dell'immagine e ingenera fenomeni di "boicottaggio" dannosi, soprattutto quando l'azienda sta cercando di farsi conoscere sul mercato. Tatticamente, insomma, un errore. Di certo però, opinioni trancianti come quelle espresse, nei termini non nella sostanza, possono far incazzare chi le riceve. E' uno stile che non amo e che cerco di non praticare, anche se a volte la tentazione è forte, perchè ingenera fenomeni di "arroganza" anche nei cosiddetti commentatori. Insomma, c'è modo e modo e la successiva modifica del commento, che non ha alterato comunque e giustamente il contenuto, rivela che esiste sempre un'altra strada. Libertà di espressione del pensiero? Certo, se uno mi dicesse che un mio articolo non è piaciuto, che ho evitato di scrivere certe cose, che ho commesso certi errori, accetterei il confronto e, forse, ammetterei la colpa, se questa ci fosse. Sia come sia, sarei pronto alla discussione. Ma in uno che mi scrive, che so, "spero per te che gli articoli che vendi siano migliori di sta roba qua", troverei più l'insulto che la critica. E confrontarmi con lui sarebbe, per me, una snervante perdita di tempo e basta.
Mi sembra insomma che moderare gli animi sia un invito che vada rivolto a 360° gradi. In primo luogo perché dire che una birra non è piaciuta per niente è diverso che dire che quella birra avvelena, in secondo luogo perché ridicolizzare qualcuno può dare soddisfazioni, soprattutto crea un certo pacchetto di fan della "sentenza di morte", ma è poco costruttivo. Mi ripeto: nella sostanza il commento può essere estremamente negativo, sono i termini che vano pensati soprattutto quando si scrive e si fa leggere. Due sere fa ero a Chieri per le "Birre del pesce", seguirà post sull'argomento, e alcuni assaggi erano francamente inquietanti. Nessuno, né Kuaska né i birrai o gli "esperti" presenti in sala, ha stroncato nessuno. I più attenti hanno intuito, bastava guardare le facce, le reazioni, ma non c'è stata gogna pubblica o pubblico ludibrio.
Sono dell'idea che la reazione del birrificio sia sbagliata, esagerata, stupidamente minacciosa. Soprattutto perché il commentatore ha rapidamente modificato il suo giudizio, nella forma ribadendolo nella sostanza come è accettabile, tuttavia credo sia il caso, e questa è una considerazione generale e non legata solo al fatto specifico, che si debba un po' ripensare allo stile del commento su blog, forum e spazi internet di pubblica lettura. Lo so, le sensazioni (le parole) forti riscuotono sempre lo stupore di un certo pubblico, l'ammirazione dei pasdaran e magari un bel fanclub su Facebook, ma non sono utili a chi le riceve né alla maggior parte dei lettori.