3 marzo 2009

Il Messia


Stacchetto enologico dopo tanti post a tema birra. Già, perché anche di vino mi occupo e forse per quasi la metà del tempo in cui sono davanti a una tastiera. Ma più che descrivere sensazioni e aromi, persistenza e retrogusto, la mia è più una comunicazione sul mercato e le tendenze, tuttavia... Tuttavia non mi posso esimere, anzi mi piace pure, dal partecipare ad eventi di degustazione. Nei cosiddetti winetasting esistono diverse sottocategorie: ci sono i "self tasting", dove chi fa da sè fa per tre, i "vertical tasting", stesso vino ma annate diverse, e infine i "mass tasting" ovvero le degustazioni di massa nelle quali torme di appassionati (?) e assetati mettono sotto assedio i banchetti difesi dai sommelier per provare questo o quell'altro vino. Le condizioni dell'assaggio sono a dir poco ridicole per calore, odori, rumore e via dicendo ma con un po' di fortuna si può assistere a simpatici siparietti, di quelli cioè che mi fanno amare questo mondo anche nelle situazioni di caos primordiale. Come ad esempio quella del Festival della Franciacorta andato in scena qualche giorno fa al Westin Palace, dove manipoli di arditi prendevano d'assalto i produttori franciacortini stringendo in mano le flute e sgranocchiando grissini. Scene di massa degne dei migliori film storici. In un angolo, davanti a un banchetto di una firma celebre della Franciacorta, stavo io e un signore dallo sguardo torvo. Pur essendo a meno di un metro l'uno dall'altro era impossbile sentire i suoi commenti ma, d'un tratto, l'ho visto scuotere la zazzera bianca e rovesciare il bicchiere nel contenitore degli scarti. Poi allontanarsi davanti allo sguardo basito della sommelier che si girava verso di me e mormorava costernata: "Non è mica colpa mia...". Era successo infatti che posate le severe labbra sul calice, il sommo degustatore aveva commentato con un certo disgusto: "Non c'è abbastanza Pinot nero!" e se n'era andato... Una scena fantastica che poneva le seguenti domande: il degustatore era un produttore di barbatelle (giovani viti) di Pinot nero e tentava di stimolare il suo mercato? Il degustatore era un celebre enologo che vorrebbe meno Chardonnay e più Pinot nero nei filari? Il degustatore era uno dei tanti appassionati fuori di testa che invece di bastonarsi in curva la domenica preferiscono i wine tasting? Ai posteri l'ardua sentenza. Ma l'occhio e lo stile messianico erano impagabili e vista la diffusione di questi elementi nel panorama enoalimentare, non vedo l'ora di assistere al passo successivo. Ovvero, come nell'antica Roma, quando dallo sventramento dei polli si coglievano i segni del destino, vedremo assaggiatori fare vaticini dopo un sorso di Merlot, predire il vincitore del campionato osservando controluce uno Spumante trentino... Sì, questo mestiere è bello perchè non smette mai di stupirmi....

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