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29 marzo 2012

Una giornata al Vinitaly


Una giornata, ecco, perché a Verona una giornata basta e avanza. Andiamo con ordine. Partenza da Milano Centrale in treno perché l’esperienza, vado a Vinitaly dal 2000 (che culo, eh?), m’insegna che parcheggiare fuori dalla Fiera è come giocare a Tetris. Ci metti del tempo a trovare l’incastro giusto poi, quando provi ad andartene, ti chiedi perché non ti sei portato con te Guerra e Pace, che hai ancora un paio di capitoli da leggere…
Il treno si affolla sempre più. Davanti a me un collega di quelli simpatici, che non se la tirano, che non si sono esaltati con Twitter e con Facebook, che non credono di essere i Messia dell’Aglianico. Insomma, merce rara. Ma la carrozza, all’ultima fermata prima di Verona Porta Nuova, è stipata. Mi guardo in giro e incrocio sguardi poco rassicuranti. C’è voglia di bere. E parecchia…
Dalla stazione alla fiera si va a piedi, così possiamo incrociare i bagarini che vendono sottocosto i biglietti d’ingresso. Penso che se hai fortuna, a Vinitaly al massimo incontri Piero Antinori, mica Bruce Springsteen… Dentro una calca pazzesca, un popolo in cammino, gente che trinca dappertutto, cercando comunque di darsi un contegno ovvero socchiudendo leggermente gli occhi, inspirando dal bicchiere come un bloodhound, prendendo un piccolo sorso, assumendo il volto di uno che cerca di calcolare la trigonometria dei tannini e concludendo con un “buono, buono davvero”.
Ma siamo solo alle prime ore. La Fiera Internazionale del Vino è comunque già in tilt. I cellulari sono in affanno, il wifi collassa probabilmente sotto le raffiche di tweet (al 99% condensati di fuffa e onanismo digitale) targati Vinitaly o Vinitaly2012. Decido di fare quello per cui sono venuto. Mi butto su Agrifood e sullo spazio dedicato alle birre artigianali, organizzato da Luca Grandi e Officina Eventi (ovvero quelli che fanno Birra Nostra a Padova). L’idea della concentrazione in un unico spazio piace. È sul perché essere a Vinitaly che si registrano pareri discordanti: entusiasti (Birrificio Elav), soddisfatti (Birra del Borgo), perplessi (Birrificio Italiano), sereni (Birra Baladin), decisamente scontenti (Tenute Collesi) . Leonardo Di Vincenzo mi racconta l’esperienza della birra “etrusca” elaborata a sei mani con Sam Calagione e Teo Musso (e la collaborazione dell’archeologo molecolare Patrick McGovern). Ingredienti “archeologici” come il grano Saragolla, miele di castagno, rosa canina e millefiori, nocciole, melograno, resina d’albero, uva passa e, ovviamente, luppolo e malto d’orzo. Al momento sta fermentando in anfore di terracotta a Borgorose ed è inutile dire che non vedo proprio l’ora di assaggiarla…
Teo Musso, Agostino Arioli ed io (courtesy Luca Grandi)
Tuttavia non è questa la notizia clou della giornata, quanto piuttosto l’annuncio della collaboration brew tra Agostino Arioli e Teo Musso. La notizia me la passa Agostino con la solita flemma che lo contraddistingue. A me che sgrano gli occhi pensando a un’iniziale presa per il culo, risponde il suo sorriso. Poi arriva Teo e la conferma definitiva: appuntamento al 30 aprile all’Open Day di Piozzo.
E così eccoli lì i due (anche in foto grazie a Luca Grandi). Pronti al concerto che nemmeno i Rolling Stones e i Beatles hanno fatto insieme. Maradona e Platini che giocano insieme (altra bella metafora made in Schigi). Qualunque cosa verrà fuori dalla collaborazione, in termini di comunicazione la “strana coppia” ha fatto centro. E, per dirla tutta, se la comunicazione fosse un loro ben preciso intento, chi se ne frega. A me incuriosiscono molto queste collaborazioni, soprattutto se arrivano da birrai diversi e dal carattere ben preciso. Schigi e Carilli, tanto per non far nomi. Ma anche un Beppe Vento e Dano del Troll. E mi piacerebbe pure vedere robe strane tipo Leonardo Di Vincenzo e Fabiano Toffoli, Nicola Perra e Renzo Losi, Fabio Brocca e Jurij Ferri… Fantascienza? Forse sì, però…

8 marzo 2012

Così parlò Monetti - In merito a Birra dell'Anno e Selezione Birra

Qualche giorno fa, reduce da Rimini, ho inviato una piccola intervista a Simone Monetti, direttore operativo di Unionbirrai. In parte perché, non avendo vissuto in prima persona il concorso sentivo il bisogno di ascoltare una voce "ufficiale" e in parte perché avevo qualche dubbio da togliermi. Simone, reduce anche lui dalla trasferta riminese (molto più impegnativa per lui sotto tutti i punti di vista), mi ha risposto. E quindi, eccola qui....
M.M.

Un Simone Monetti in versione birraria...

448 birre iscritte, 85 birrifici, 32 giudici. I numeri rivelano che Birra dell'Anno è in costante crescita di adesioni... Che riflessione puoi fare in proposito e come valuti la qualità del lavoro della giuria quest'anno?

Ovviamente siamo molto soddisfatti dei numeri che il nostro concorso ormai riesce a ottenere. Il prestigio di un contest come Birra dell'Anno si costruisce sul numero di iscritti, sulla qualità dell'organizzazione in generale e della giuria in particolare. Per quest'ultima direi che l'edizione 2012 è stata di gran lunga la migliore in termini di bontà delle condizioni di lavoro, attestatesi su ottimi livelli, come confermato dai feedback più che positivi fornitici dai giudici.

Inutile negarlo: a Birra dell'Anno sono mancate delle adesioni importanti di noti birrifici italiani. Ti senti di dire qualcosa a quelli che hanno scelto di non partecipare?

Credo che la scelta di non partecipare al concorso sia assolutamente legittima, ci mancherebbe altro.
Il nostro obbiettivo è di avere sempre più birre in gara portate dal più alto numero di birrifici possibile. Questo perchè Birra dell'Anno, abbinato a Selezione Birra, non è solo una gara, è una occasione unica di crescita culturale del nostro movimento. E una vetrina internazionale di importanza enorme, cosa che andrebbe maggiormente valorizzata.


Il caso che forse ha più fatto discutere ovvero la categoria delle Ipa... 62 birre iscritte e niente medaglia d'oro... Si poteva concederla secondo te?

Non ho motivi di pensarla diversamente dal tavolo dei giudici che ha preso questa decisione.
Mi sento però di impegnarmi a fornire una spiegazione dettagliata dell'accaduto ai partecipanti: visto che si voleva mandare un monito ai birrifici italiani, è indispensabile che questa diventi una fase costruttiva.

Andiamo sul personale: gira voce che non sei più il presidente di Unionbirrai, ma resti il direttore operativo. Andrea Sclausero è il nuovo presidente... Ci spieghi cosa è successo?

Molto semplicemente io ho assunto ad interim l'incarico, ma sono stato e resto il direttore operativo di Unionbirrai. Attualmente la carica è sulle spalle di Andrea Sclausero, che è l'unico vicepresidente rimasto nel consiglio e che rimetterà il suo mandato per scadenza dei termini durante la prossima Assemblea che si terrà tra la fine di aprile e l'inizio di maggio.

Selezione Birra 2012 è in archivio. Gli artigiani sono sempre più protagonisti. Cosa vorresti "realizzare" a Rimini Fiera l'anno prossimo?

Riteniamo indispensabile creare maggiori interazioni con le associazioni internazionali, con cui già siamo in ottimi rapporti tramite Ebcu e i giudici di Birra dell'Anno. I contatti in questo senso non sono solo ovviamente di tipo culturale, ma trainano in effetti anche i rapporti commerciali con l'estero.

29 febbraio 2012

Selezione Birra 2012 - Gioia e dolori...

A tu per tu con Mike Murphy (Courtesy Ph. Emanuela Marottoli)
Il medico era stato chiaro: "Con il tipo di influenza che ha preso, io la sconsiglierei di andare a Rimini prima di lunedì". In poche parole era la mazzata finale sulle mie ambizioni di giudice al concorso Birra dell'Anno prima, e di visitatore della fiera poi. Tuttavia, considerato che il mio livello di collera per essermi ammalato la mattina stessa della mia discesa in terra di Romagna stava pericolosamente superando i limiti dell'umana tolleranza (soprattutto quella di mia moglie), eccomi prendere il treno e varcare l'ingresso di Rimini Fiera la domenica mattina. In me una sensazione contrastante: da un lato la gioia di esserci (quella del 2012 è stata la mia quindicesima fiera consecutiva, non male a dire il vero) e dall'altra la sottile malinconia di avere solo poche ore e di sapere già di non riuscire a fare tutto quello che avrei voluto.
Queste righe servono quindi anche a chiedere scusa a tutti quelli che non sono riuscito a salutare o a coloro a cui ho dedicato troppi pochi minuti. Ho avuto tempo di partecipare al dibattito sulla "Birra artigianale all'estero" e a quello sulla "Birra artigianale". Entrambi organizzati da Interbrau all'interno della rassegna Birramoramento. A tal proposito devo fare i complimenti allo staff Interbrau: l'allestimento a "modello diffuso" è stata una scelta vincente rispetto al "modello Fort Apache" di precedenti edizioni. Non solo per la percezione effettiva di una proposta birraria davvero impressionante per qualità e diversificazione, ma anche per la possibilità molto più immediata ed "open" di poter assaggiare birre diverse e dialogare con i rispettivi produttori. Che l'azienda padovana stia crescendo anno dopo anno è sotto gli occhi di tutti: sottolineo in velocità l'ingresso delle birre del buon Moreno Ercolani nel loro portafoglio...
In merito ai convegni mi sembra di poter dire che c'è stata una discreta affluenza, stante i ritmi vorticosi della fiera e del fatto che i più preferiscono assaggiare e chiacchierare piuttosto che ascoltare un dibattito. Sul tema dell'export mi sono sentito in dovere di sottolineare la notizia distorta resa pubblica da Coldiretti, che citava un +20% della birra italiana sul mercato UK. Il 20% è un risultato ascrivibile alla performance della sola Nastro Azzurro, marchio del gruppo Birra Peroni, a sua volta di proprietà Sab Miller, multinazionale con quartier generale a Londra. Il risultato è quindi loro, spacciarlo come "trionfo della birra italiana" mi è sembrato quantomeno fuorviante...
Sul fronte degli assaggi un disastro totale: ma nel senso che non ho assaggiato praticamente nulla e su quello che ho bevuto non ho niente da dire, considerato il mio raffreddore e il mio mal di gola.
Ergo per me una fiera sottotono e una visione parziale (ho messo piede solo nello spazio dedicato ai birrifici artigianali e in quello di Interbrau) che tuttavia è stata molto positiva. Sul resto ho solo delle sfocate istantanee di stangone bionde in microvestitino di lamé dorato. Forse certe cose a Rimini non cambieranno mai.
Infine, rientro apocalittico con regionale "fintoveloce" per Bologna, mancata coincidenza con il FrecciaRossa delle 19.35, ritardo di un'ora del FrecciaRossa successivo per via di un "finto suicidio" (questa l'ho saputa il giorno dopo) sui binari. Bellissimo osservare che già alle 20 la stazione di Bologna Centrale è morta come un cambio diligenze sperduto nel Texas di fine '800. L'Italia è davvero un "grande" Paese. Tuttavia se fosse un "piccolo" Paese sarebbe meglio. Potremmo tutti girare in bici e risparmiarci la solita "lotteria" di Trenitalia...

25 febbraio 2012

Birra dell'Anno 2012 - I Risultati

Birra dell'Anno 2012
Vabbé, visto che la mia esperienza a Birra dell'Anno è stata una "non esperienza", certo che pigliare un influenza con febbre a 38 lo stesso giorno in cui devi scendere a Rimini con altri colleghi di giuria è la "madre di tutte le sfighe", provo a dare i risultati del concorso al volo pensando che altri, oltre a me, non siano a Selezione Birra a godersi la premiazione live....
E allora spariamo subito la notizia bomba: il nuovo "birrificio dell'anno" è il Birrificio Italiano. Arioli & Co. tornano così a sedersi sul trono che avevano già conquistato nel 2007 grazie al dominio quasi assoluto nella categoria "Birre alla frutta" con la vittoria della Scires e il secondo posto per la Cassissona, ma anche con la medaglia d'argento nella categoria "Birre chiare, basso grado alcolico, di ispirazione tedesca" per la Tipopils, un bronzo alla B.I. Weizen e infine l'argento tra le "Birre Acide" per la BRQ SC3.
Complimenti dunque al Birrificio Italiano che conferma il suo ruolo da protagonista sulla scena nazional-artigianale. Per la serie "quanto tempo è passato" mi diverte sottolineare che, nel 2007, Birra dell'Anno poteva contare su 12 giudici contro i 31 (32 se ci fossi stato anche io) di quest'anno. Indubbiamente un concorso che cresce...
Ma ecco la classifica ufficiale distribuita da Unionbirrai, categoria per categoria....
Categoria 1 (Birre chiare, basso grado alcolico, di ispirazione tedesca)
1) Slurp! (Soràlamà)
2) Tipopils (Birrificio Italiano)
3) Levante (Statalenove)
Categoria 2 (Birre ambrate e scure, basso grado alcolico, di ispirazione tedesca)
1) La Nera (Rienzbrau)
2) Scubi (Birrone)
3) Rust (Doppio Malto Brewing Company)
Categoria 3 (Birre ad alto grado alcolico, di ispirazione tedesca)
1) Finitor (Rienzbrau)
2) Lambrate (Birrificio Lambrate)
3) Titanbrau Rossa (Birrificio Artigianale Sanmarinese)
Categoria 4 (Birre a basso grado alcolico, di ispirazione anglosassone)
1) Haraban (Foglie d'Erba)
2) Sunflower (Birrificio Valcavallina)
3) 24K (Brewfist)
Categoria 5 (Birre luppolate, di ispirazione angoloamericana)
1) Non assegnato
2) Dude (Bad Attitude)
3) Freewheelin' Ipa (Foglie d'Erba)
Categoria 6: (Birre ad alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana)
1) Pomposa (Birrificio Emiliano)
2) Rossa del Gallo (Birrificio Sant'Andrea)
3) Abboccata (Birranova)
Categoria 7: (Birre scure, basso grado alcolico, di ispirazione angloamericana)
1) Turner (La Piazza)
2) 2 Cilindri (Birrificio del Forte)
3) Sally Brown (Birrificio del Ducato)
Categoria 8: (Birre scure, alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana)
1) Montinera (Piccolo Birrificio Clandestino)
2) Imperiosa (Birrificio Civale)
3) Two Penny (Bad Attitude)
Categoria 9: (Birre ad alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana)
1) Xyauyu 2008 Riserva Teo Musso (Le Baladin)
2) La Prima Luna (Birrificio del Ducato)
3) Geisha (Birrificio Troll)
Categoria 10: (Birre con frumento maltato, di ispirazione tedesca)
1) Charlotte (BiRen)
2) Brass Weiss (Doppio Malto Brewing Company)
3) B.I. - Weizen (Birrificio Italiano)
Categoria 11: (Birre chiare, basso grado alcolico, di ispirazione belga)
1) Fog (Birrificio Sant'Andrea)
2) Gassa d'Amante (Birrificio del Forte)
3) La 68 (Birrificio Math)
Categoria 12: (Birre chiare, alto grado alcolico, di ispirazione belga)
1) Tripè (Birrificio Lariano)
2) 3-Tre (Birrificio F.lli Trami)
3) Caliban (Birrificio Endorama)
Categoria 13: (Birre scure, alto grado alcolico, di ispirazione belga)
1) Magnus (Croce di Malto)
2) Moresca (Rubiu)
3) Grostè (Birrificio F.lli Trami)
Categoria 14: (Birre con spezie e/o cereali)
1) Saison (Vecchia Orsa)
2) Zucca Baladin (Le Baladin)
3) Bianca (La Petrognola)
Categoria 15: (Birre affumicate)
1) Preda (Statalenove)
2) Wedding Rauch (Birrificio del Ducato)
3) Fermentum 1111 Invernale Rifermentata (Piccolo Opificio Brassicolo del Carrobiolo)
Categoria 16: (Birre affinate in legno)
1) Pietra (La Gastaldia)
2) Sedicigradi (Birra del Borgo)
3) Terre (Le Baladin)
Categoria 17: (Birre alla frutta)
1) Scires (Birrificio Italiano)
2) Cassissona (Birrificio Italiano)
3) Rosa! (Via Priula)
Categoria 18: (Birre alla castagna)
1) Norma (Birrificio San Michele)
2) Castagna (Birrificio Artigianale La Fabbrica)
3) Pitruc (La Birra di Meni)
Categoria 19: (Birre acide)
1) Birra Madre (Birrificio Menaresta)
2) BRQ SC3 (Birrificio Italiano)
3) La Luna Rossa (Birrificio del Ducato)
Categoria 20: (Birre al miele)
1) Martellina (Mostodolce)
2) FatAle (Birrificio Lungo Sorso)
3) Nardons (La Birra di Meni)

Prendete il tempo necessario per digerire i risultati. Mi stupisce soprattutto vedere non assegnato il primo posto nella categoria delle Ipa, che immaginavo affollata e "rissaiola" come non mai visto il successo stratosferico dello stile. Prendere una decisione simile, e "scomoda", dovrebbe mettere in luce il valore della giuria... Compliments!
Curiosità: Birrificio Amiata non ha partecipato?
Ultima riflessione in libertà: vedere una birra di Agostino al secondo posto nella categoria "Birre Acide" è un altro indizio che forse i Maya hanno davvero imbroccato la profezia....

21 febbraio 2012

Ready, steady, go!

Pronti, via. L'edizione 2012 di Selezione Birra è ormai alle porte. Giovedì inizieranno gli assaggi delle birre che partecipano al concorso Birra dell'Anno, per il quale ringrazio gli organizzatori che mi hanno voluto per il secondo anno consecutivo tra i giudici. Concorso che vede la partecipazione di 85 birrifici, 449 birre e 32 giudici (con nomi internazionali di tutto rispetto). Dispiace per alcune assenze blasonate. Non ho molta voglia di entrare nelle discussioni in materia, credo che qualsiasi concorso abbia dei margini di miglioramento, ma credo ancora di più che quello promosso da Unionbirrai resti un'occasione importante di confronto, un'opportunità di comunicazione (per chi vince) e una piccola leva di marketing. La mia piccola esperienza personale dello scorso anno mi ha insegnato che essere costretti a scrivere un minirendiconto da far pervenire ai birrai comporta un allungamento dei tempi di degustazione improponibile per una manifestazione che deve concludersi nello spazio di due giorni. Sono anche abbastanza convinto di non essere in grado di dare consigli a un birraio su questioni tecniche (ma parlo per me, tutti gli altri giudici forse sì) e sono convinto che il concorso vada preso per quello che è: una gara dove si vince o si perde, senza drammi e, possibilmente, senza trionfalismi. Insomma, l'agone di Birra dell'Anno non è il Colosseo o il Maracanà.
L'homepage di Birramoramento.it
Detto questo, ripeto senza alcun desiderio di rinfocolare polemiche, credo valga la pena segnalare anche il fitto programma di incontri che prende il nome di Birramoramento. Un'idea targata Interbrau che affronta diverse tematiche interessanti mettendo a confronto quasi tutti i protagonisti del firmamento artgianalbirrario nostrano e non solo. Si comincia sabato 25 alle 11.30 con Italian Beer Blogger, ovvero la comunicazione newmedia in materia birraria con Alessio Leone, Nicola Utzeri, Andrea Turco, Marco Pion e Alberto Laschi. Alle 16 va in scena E-Commerce: l'evoluzione della gestione. Titolo vagamente da fantascienza, per un progetto che Interbrau ha messo a punto da poco ma che rivela, per non essere il primo, la crescente importanza delle vendite online per le aziende.
Domenica 26 il programma si fa "maratona". Alle 11.30 sono chiamati a parlare di Birra artigianale all'estero Teo Musso, Leonardo Di Vincenzo, Rino Mini e il sottoscritto. Alle 14 tocca alla "madre di tutti gli argomenti" ovvero La Birra Artigianale con Simone Monetti, Maurizio Zecca, Anna Managò e Luigi "Schigi" D'Amelio. Prenderà forma la definitiva definizione di "birra artigianale"? Chi vivrà, vedrà. Breve pausa e alle 16.30 Alessandro Bonin racconterà del 150° anniversario della nascita di Chimay, la storica birra trappista sembra avere in serbo una bella sorpresa nei prossimi mesi.
Lunedì 27 alle 11.30, infine, si affronta il complesso tema della Distribuzione delle birre artigianali in Italia. Ne parleranno Bruno Carilli, Paolo Polli, Moreno Ercolani e Stefano Baldan. A seguire, ore 14.30, le Birre Estreme con Kuaska, Giovanni Campari, Agostino Arioli, Steve Grossman e Hans-Peter Drexler.
Che dire... Tanti momenti importanti, tanti argomenti scottanti. Personalmente mi farebbe piacere poterli seguire tutti perché sono abbastanza convinto che emergeranno parecchi spunti almeno di riflessione. Il problema sarà quindi quello di capire quanto tempo mi rimane per fare quello che in Fiera mi piace di più: ovvero chiacchiere random con bicchiere in mano... A questo proposito suggerisco agli organizzatori di sostituire le classiche bottigliette di acqua che si piazzano davanti a chi parla con calici di birra prontamente rifornita da volenterosi collaboratori... Se qualcuno facesse delle foto, le immagini sarebbero certamente meno noiose e più consone agli argomenti affrontati....

7 febbraio 2012

Selezione Birra - L'intervista a Orietta Foschi

L'appuntamento a Rimini è per il 25 febbraio
In un post di qualche giorno fa e intitolato Unionbirrai new frontier... accennavo ai fasti della Fiera di Rimini che fu e alla realtà di oggi. Un discorso che avevo già fatto l'anno scorso e probabilmente anche l'anno prima e che risente, da un lato, di una personale nostalgia del passato (quando a Rimini arrivavano tutti, ma proprio tutti) e dall'altro dalla consapevolezza che è il mercato, sostanzialmente, a essere cambiato. Il post è stato letto anche al quartiere generale di Sapore 2012 e quindi ho colto al volo la possibilità di far parlare direttamente la Fiera in merito alla... Fiera. Le risposte sono di Orietta Foschi, project manager di Sapore.

Dottoressa Foschi, mancano poche settimane a Selezione Birra 2012. Ci può dire quanti espositori "birrari" (tra produttori di birra, importatori, produttori d'impianti) saranno presenti a Rimini? 
«Avremo oltre 150 birre (tra dirette, importate e rappresentate) e una ventina di aziende collegate al settore birraio. La sezione è inoltre interessante non solo per il numero ma per la grande varietà di prodotti esposti»

Nel corso degli anni il volto della manifestazione è radicalmente cambiato. Sono spariti i big, sono aumentati i produttori artigiani. Lei è dell'avviso che Rimini continui a rimanere un appuntamento B2B? Che pareri avete raccolto, l'anno scorso, da parte degli espositori birrari? 
«Mentre ovunque proliferano iniziative per appassionati, eventi promozionali, degustazioni... Selezione Birra resta l'unico evento B2B in Europa che rispecchia le tendenze del mercato birrario e per questo è molto seguito dal trade (i grossisti di bevande e gli importatori) oltre che dai gestori dei pubblici esercizi, sempre alla ricerca di novità per il loro business. Crediamo ancora nella validità del nostro posizionamento, anche alla luce dei risultati soddisfacenti riportati dalle aziende nella precedente edizione. Tanto è vero che abbiamo raddoppiato le aree rispetto al 2011»

Quanto costa avere uno stand a Selezione Birra 2012? Ci sono costi aggiuntivi da sostenere?   
«È possibile partecipare con costi molto contenuti.  Ovviamente il format adottato oggi dagli espositori è puramente commerciale (allestimenti basic, niente spettacoli, degustazioni solo per operatori) e si basa sugli incontri d'affari anzichè sulla promozione dell'immagine aziendale, come avveniva in passato»
Lo scenografico ingresso della Fiera di Rimini

Molti appassionati non "professionisti" si lamentano di non poter accedere alla manifestazione. Avete mai preso in considerazione l'ipotesi di creare dei momenti o degli spazi aperti a tutti? Ovviamente facendo pagare l'ingresso e permettendo agli espositori di poter vendere la birra... 
«Ci sono già tantissimi eventi per gli amatori. Noi vogliamo fornire alle aziende contatti a un livello diverso»

Come vede il futuro di questa manifestazione? Al di là della presenza degli espositori e dei visitatori, la maggior parte degli eventi sono legati alle iniziative dei singoli e delle associazioni. La Fiera potrebbe avere un ruolo più propositivo da questo punto di vista. Ci sono dei progetti al riguardo?  
«I convegni e le degustazioni hanno dei contenuti molto tecnici e specializzati e solo dei professionisti di settore possono idearli. Il ruolo della fiera in questo caso è di coordinamento e supporto. Spesso proponiamo aree speciali o format diversi o iniziative particolarmente innovative perchè abbiamo la necessità di anticipare le tendenze dei mercati. Lo scorso anno ad esempio abbiamo proposto ad alcune aziende leader interessate al trade di occupare delle aree adibite a salotto, per il 2012 abbiamo progettato dei "sampling box" e un programma fuori salone, altre idee sono in fase di perfezionamento.
Il futuro della fiera? La tendenza del momento è rappresentata proprio dalle birre artigianali, che a Rimini sono state ospitate e promosse già 10 anni fa! Il format futuro sarà sicuramente diverso, ma sempre in linea con quelle che saranno le tendenze del mercato».


10 maggio 2011

Tuttofood e il "miglio verde"

Non ero mai stato a Tuttofood, la Fiera dell'Alimentare "per eccellenza" (addirittura!) che termina domani nella fantascientifica nuova fiera di Milano, in quel di Rho-Pero. In compenso quest'anno ho recuperato con presenza nella giornata di domenica e di lunedì. Allora, innanzitutto un avviso ai naviganti metropolitani: per qualche mistero forse comprensibile solo all'organizzazione i quattro padiglioni occupati da Tuttofood si trovano all'estremità opposta alla fermata della Metro con l'eccezionale risultato di doversi sciroppare sotto le lenti "moltiplicacalore" volute da Fuksas i quasi due kilometri di percorso a piedi prima di giungere alla meta. E' vero che il "miglio verde", non a caso romanzo firmato dal maestro dell'incubo Stephen King, è dotato di tapis roulant che dovrebbero accelerare l'esperienza pedatoria, ma evidentemente gli italiani concepiscono il congegno come una sorta di giostrina gratis e quindi, una volta messo piede sul tapis, ci si trova a dover essere ingolfati come dei polli in batteria inviati allo spiumamento. Ricorrendo a tecniche degne del miglior Tomba sono comunque riuscito a slalomare e risalire la corrente ed eccomi così nei padiglioni dove avevo appuntamenti di lavoro.
La ReAle allo stand Interbrau
Passato indenne attraverso le monumentali aree di accoglienza di salumifici e caseifici vari, sono riuscito a mettere piede nell'area chiamata Mixer Village che ospitava, credo per la prima volta, la sezione beverage di Tuttofood. Spazio quindi anche alla birra nelle rappresentanze, almeno quelle che ho visto io, di Menabrea, Birra Forst, Dibevit Import e Interbrau. Quest'ultimo offriva alla spina alcune birre notevoli. Per la prima volta ho provato alla spina la Open Noir di Baladin che mi ha lasciato abbastanza perplesso per i profumi quasi nulli (forse troppo fredda), ma deliziato per il retrogusto netto di liquirizia che mi ha un po' riportato indietro nel tempo, quando ancora si provava piacere a masticare il legnetto fibroso ma saporito (detta così sembra che abbia un centinaio d'anni o suppergiù). Davvero tosta, non nel senso di tostatura, la Urthel Op-9: leggermente aggressiva, ma difficile da dimenticare subito. Solita conferma per la ReAle del Birrificio del Borgo spillata dal cask, morbida e aromatica, l'ho scelta come primo sorso per rimettermi un po' dalla scarpinata. Dietro le spine, nella foto qualcosa si intravede, una frigovetrina immensa con tutto il ben di dio che Interbrau distribuisce in Italia compresi nuovi arrivi da Sierra Nevada (la Glissade ad esempio). Considerata l'impossibilità di svaligiare almeno uno scaffale, mi sono voltato di 180° per indirizzarmi verso lo stand di Dibevit Import dove ho assaggiato ancora una volta la Pelforth Brune, mi piace sempre lo ribadisco, e ho trovato quasi stratosferica la Malheur Dark Brut, 12 gradi alcolici da scalare a cuore sereno.
Lo stand Dibevit con Danijel Lovrecic al lavoro
L'ho trovata perfetta insieme a una pasta cioccolatosa che ho scippato dal bancone, ma sarei curioso di provarla anche su delle carni dal sapore forte. Tipo il cervo che compro in montagna dalle parti di Alleghe. Ancora qualche assaggio random e poi via di tapis roulant fino alla Metro. Nel complesso, convegni dagli orari ballerini a parte, lo spazio Mixer Village mi è piaciuto abbastanza. Poca gente, birre buone, clima rilassato. Quanto all'utilità concreta per le aziende, giudizio sospeso. Voci contrastanti e beneficio della prima volta non mi permettono di tirare delle conclusioni. Credo che sia stata un'occasione per incontrare clienti già fatti e, in misura minore, intercettarne di nuovi. Ma Tuttofood è ancora molto alimentare come fiera, pertanto le potenzialità Horeca di Milano e dintorni non credo si siano espresse al loro meglio. Va detto che dopo il catastrofico esperimento di MiWine di qualche anno fa, FieraMilano potrebbe voler andare con i piedi di piombo nel segmento beverage. Più probabile che, senza tanti proclami inutili, si punti a fare le scarpe a Cibus Parma. Dopo aver tentato, invano, di farle a Vinitaly.

6 aprile 2011

Un Vinitaly di birra...

Eccoci dunque alla vigilia: domani scatta la quarantacinquesima edizione del Vinitaly a Verona. Croce e delizia per tutti coloro che si interessano al vino. Sia per venderlo, comprarlo, scriverne o semplicemente berlo. Di certo l'appuntamento è di quelli colossali, il circo Barnum della vitivinicoltura italiana. Quando lavoravo a Civiltà del Bere me lo sciroppavo tutto, dal primo all'ultimo sorso, ed era sempre una corsa contro il tempo per arrivare puntuali agli appuntamenti, saltare come un grillo impazzito dal padiglione del Piemonte a quello della Sicilia (che detta così potrebbe non significare nulla, ma chi conosce la location può immaginare le galoppate).

Ogni giorno, bastava un ritardo qualsiasi in una conferenza stampa e il tuo programmino calcolato al minuto andava a farsi friggere. Bei tempi, ora a Vinitaly ci vado molto più rilassato. Per fortuna. Una giornata basta e avanza. Si va per salutare, assaggiare qualcosina, soprattutto far capire che sei ancora vivo. Quest'anno però una differenza sostanziale l'ho trovata. Ad Agrifood, la rassegna dell'agroalimentare di qualità che sta dentro al Vinitaly, saranno presenti una pattuglia di birrifici come mai si era visto prima. Certo, il Baladin aveva già varcato la soglia di Veronafiere già qualche anno fa, segno che Teo vede sempre le cose in anticipo, ma questa volta l'elenco (probabilmente solo parziale) recita, oltre a Selezione Baladin: Birra del Borgo e Amarcord (entrambi rappresentati da Interbrau), Grado Plato, Birrificio del Ducato, Birra Abbà, Tenute Collesi, Birrificio Italiano, Birrificio Mani's, Birrificio San Gabriel, Società Agricola Pratorosso, Mastri Birrai Umbri, Theresianer...
Matrimonio d'intenti?

Chissà, forse l'anno prossimo il loro numero potrebbe pur aumentare. Cosa vuol dire, a parer mio, questa presenza birraria nel regno consacrato del vino? Che parecchi birrifici si stanno rendendo conto che per crescere, o magari anche solo per sopravvivere, bisogna allargare i confini... Che finché si gioca basta dare da bere alla nicchia degli appassionati, ma quando si comincia a fare sul serio i consumatori bisogna andare a cercarseli. Anche al di fuori del circuito birrario in senso stretto, leggi pub e birrerie. Non ho mai incontrato al Vinitaly, in circa dieci anni di presenza, molti publican. Ristoratori, enotecari, buyer... Quelli sì, a iosa. E sono loro, e solo loro, gli interlocutori di chi paga dei soldi per avere lo stand al Vinitaly... Poi, certo, ricorderemo tutti insieme i vecchi tempi quando le birre si bevevano al pub e si discuteva per ore sulle differenze tra una bevanda e l'altra. Differenze, di vario genere, che ci sono e restano, senza dubbio, ma quella che è la tendenza attuale mette in evidenza che la birra, almeno quella artigianale, sta cercando con forza altre strade che non sono solo quella dei pub. Non solo, naturalmente, però sarebbe davvero un peccato se le birre artigianali (tante, troppe?) smarrissero la loro vocazione originale....

10 marzo 2011

Basta che sia autoctono?

Mi cospargo il capo di cenere per aver millantato che sarei passato all'Italian Beer Festival la domenica. Ma, ahimé, la chiusura adrenalinica di un lavoro per la Regione Lombardia mi ha costretto a fare i doppi turni alla tastiera. Leggendo qua e là mi sono reso conto di essermi perso una kermesse importante e interessante, soprattutto la possibilità di incontrare parecchi produttori in un unico luogo (che per chi ha poco tempo è particolare non indifferente). Poi, certo, il mio lato "perverso" avrebbe tanto voluto conoscere i campioni dello yo-yo che, per certi assurdi versi, mi ricordano un po' alcuni web-commentatori. Comunque, sia come sia e Ibf ormai archiviato, butto giù qualche riflessione dopo aver acquistato e assaggiato la Birra Stelvio Saraceno, produzione valtellinese localizzata in quel di Sondrio e nota per essere proprietà degli stessi artefici del famoso Amaro Braulio. La birra in sé è abbastanza anonima, evidentemente il grano saraceno, una delle produzioni più caratteristiche della zona (i pizzoccheri tanto per fare un esempio), non contribuisce a renderne particolare il profilo aromatico. Oppure il birraio ne mette troppo poco. Boh...
Birra Stelvio

Ma la questione mi ha fatto pensare a questa tendenza tutta italiana di "tipicizzare" le birre con prodotti vari del territorio. Sia chiaro alcune cose sono state delle intuizioni, e realizzazioni, particolarmente felici. Penso ad esempio al Birrificio Montegioco, al Birrificio Barley, a Birra del Borgo, al Birrificio Amiata, ma in altri casi l'aggiunta dell'ingrediente "di zona" poco ha fatto per la birra. Insomma, a parer mio è più una trovata di marketing che altro. Il problema è che se si decide di fare una birra "autoctona" si dovrebbe tentare in tutti i modi di riuscire a esprimere il carattere dell'ingrediente "autoctono". In che modo io non lo so, ma questa tendenza ha senso solo se si schiaccia l'acceleratore della caratterizzazione. A costo di buttare via tutto. Altrimenti meglio lasciar perdere, dopo un po' sembra quasi una presa in giro. Bisognerebbe anche iniziare a convincersi che non tutto ciò che è autoctono è sinonimo di qualità. O, almeno, non tutto vale l'immissione in una birra. Molto meglio lavorare bene su lieviti, cereali, luppolo e acqua che, a dirla tutta, non è cosa facile. Passato lo stupore e la curiosità della birra "al rapanello di Fondi" (spero non esista sul serio una birra così), sembrerà che i birrai sono degli improvvisatori o, peggio, dei bambini alle prese con Il piccolo alchimista. E le cose, pensando ancora a Montegioco & Co., non stanno così. Almeno per ora...

22 febbraio 2011

Selezione Birra - Per chi suona la campana

Sono ormai alcuni anni che racconto la Fiera di Rimini come il triste declino dei "bei tempi che furono". L'anno scorso mi ero permesso di suggerire il cambio di denominazione, passando da un empireo Pianeta Birra a un più realistico "Satellite Birra". Mi hanno quasi preso in parola, ma la cosa non mi riempie certo di soddisfazione. In parte, lo ammetto, l'amarezza personale era dettata da un ridimensionamento lavorativo e quindi, considerato che sono un freelance, retributivo, ma il dato di fatto era sotto gli occhi di tutti. Scomparsi i grandi gruppi, scomparse le aziende di medie dimensioni. Se nel primo caso la spiegazione più corretta va ricercata nei cambiamenti di mercato, le acquisizioni da parte dei big di distributori di bevande avevano fatto venir meno la necessità di uan fiera B2B, nel secondo caso le ragioni vanno probabilmente cercate nella staticità del mercato italiano (la crescita dei consumi è praticamente ferma) e nei costi elevati dell'Ente Fiera. Certo gli artigiani ci sono, crescono di numero e ci si ritrova tutti quanti appassionatamente a scoprire nuovi birrifici e ad assaggiare nuove birre. Ma, me lo chiedo tutte le volte, quanti contatti utili si fanno in fiera? Quante strette di mano e brindisi hanno un futuro? Probabilmente più di quanti sospetto perchè i bravi birrai non credo si facciano la strada per Rimini solo per una bella bicchierata. Almeno è questo che mi auguro...


La foto è del 2010

Certo che vedere Selezione Birra ridotta a un gramo padiglione con presenza inclusa di distillatori, Bertagnolli, venditori di energy drink, Playboy mi sembra, con uno stand Interbrau ridotto quasi al lumicino (chi si ricorda quello dello scorso anno capirà) e stand vari di editori, fornitori di materie prime e produttori di impianti, mi lascia qualche preoccupazione. Restano i birrai artigiani forti di un loro indubbio successo e di una forte scontistica per l'affitto dello stand. Alcune dichiarazioni degli ultimi "big" sono tuttavia lapidarie: Rimini è ormai considerata una fiera regionale. Quando una volta era la fiera nazionale per eccellenza, una delle più importanti, concretamente importanti, d'Europa. Era normale incontrare amministratori delegati di grandi aziende tedesche, export manager di birrerie spagnole, danesi, britanniche. Oggi manca tutto questo. Restano, è vero, i produttori artigianali con tutto il loro carico di novità e di entusiasmo e il loro desiderio di rosicchiare quote di mercato alle grandi aziende. Probabile che ci possano riuscire, il fatto è però che nessuno, né gli artigiani né i big, riesca a far crescere i consumi complessivi. La trovo una cosa preoccupante perchè potrebbe, ma uso il condizionale, voler dire che neppure gli artigiani riescono a conquistare nuovi consumatori, solo a convertirne dei vecchi. Io non lo so con certezza per chi sta suonando la campana. Solo che ne sento suonare i rintocchi...

6 dicembre 2010

Pianeta Birra? E' a Milano...

Vabbé si fa per dire, ma se avrete la pazienza di guardare le foto in questo post e, allo stesso tempo, siete dei veterani della fiera birraria riminese, troverete delle inquietanti similitudini con quella che una volta era la fiera di tutte le fiere, l'evento birroso più importante e più atteso dell'anno. Almeno fino a quando non ha deciso di abbassare il vessillo e autodefinirsi "Selezione Birra". Ignorando, dannazione, la mia molto più brillante definizione alternativa, che avrebbe almeno mantenuto una connotazione "stellare" al tutto. Comunque sia, l'Artigiano in Fiera è, da quando la frequento, la fiera più "mostruosa" che abbia mai visto. D'accordo l'ingresso è gratuito, d'accordo siamo praticamente sotto Natale e, sempre d'accordo, si mangia e si beve (a pagamento però) e si trova qualunque regalo dell'ultima ora vi possa venire in mente. Il risultato tuttavia si riassume in questa foto: una scena quasi "oceanica" che nemmeno al Salone del Gusto di Torino...

Un popolo in cammino
Anzi, visto che ci siamo, anno dopo anno l'Artigiano presenta sempre più similitudini con il Salone. Volete comprarvi della vera bottarga di muggine ? Nessun problema negli stand sardi. La N'duja? Raggiungete il padiglione calabrese. Biscotti al burro made in Normandy? Ci sono, ci sono. Idem per salumi di ogni dove e un sacco di altre cose buone da riempire dieci dispense. Ah, beh, manca spesso, ma non sempre, la dizione "Presidio" ma l'atmosfera da food hall c'è tutta. Tuttavia, gironzolando per i corridoi il déjà vu non era tanto con il Salone torinese, quanto appunto con la Fiera della Birra della Riviera Romagnola. Mi è venuto quasi un colpo quando, girato un angolo, mi è apparso, come il monolite di 2001 Odissea nello spazio, questo enorme boccale di birra. D'accordo, ero nell'area tedesca ma gli stand birrari costituivano quasi una Bier Strasse...


Ein Prosit

Poche chiacchiere "lavorative" certamente, ma tanta birra. Dalla Baviera, dalla Franconia.... Aktien e Beckbrau, Maisel's e Kulmbacher. A questo ultimo stand, tra l'altro, ho avuto modo di registrare un'altra defezione per la prossima Rimini. Ma tant'è...  Nel 2011 chi ci sarà? I birrai artigiani italiani? Ovvio, ma alcuni sono già qui. All'Artigiano di Milano.... Camminando senza bussola ho visto: SorA'laMA', Birrificio Abbà, Birra di Fiemme, Teddy Bier, l'Officina della Birra, il Birrificio Lariano e so che anche qualche altro aveva il suo stand. Aggiungeteci una specie di Guinness Pub e l'orchestrina da Oktoberfest e, ripeto, l'aria da

L'artigianale di Vercelli
Pianeta Birra di una volta ci sta tutta. O quasi. Perché, ovvio, questo è un post leggermente "tirato", ma visto che non so davvero cosa attendermi dalla Selezione Birra di Rimini, sparo la mia "ultima cartuccia". Ovvero, visto che a Rimini per la birra non ci va quasi più nessuno (e non mi riferisco agli appassionati, parlo di stampa e operatori), in Unionbirrai sono sempre convinti che fare la cerimonia di Birra dell'Anno sulla Riviera sia proprio una buona idea? Secondo me, a Milano uno spazio lo si trova.... Magari proprio all'Artigiano in Fiera!

24 febbraio 2010

Satellite Birra


Un unico giorno dedicato a Pianeta Birra è davvero poco per esprimere un giudizio definitivo. Lo dico come premessa perché non vorrei passare per l'inquisitore di turno che spara sentenze senza avere una conoscenza approfondita dell'argomento (attività molto in voga nella rete...). Tuttavia dopo tanti anni di frequentazione riminese è difficile non accorgersi dei cambiamenti radicali in quella che era una volta la manifestazione principale, e imperdibile, del settore birrario nel suo complesso. Spariti i grandi gruppi, ormai forti del loro network distributivo, la fiera per operatori è diventata un accampamento riservato agli artigiani italiani, a qualche media azienda tedesca e al distributore-importatore Interbrau che sembra avviarsi sulla strada del "re dei piccoli". Di per sé la cosa non è triste (per rispondere al commento di Stefano) perché Rimini è sempre stata un'occasione di incontro, di amici che rivedi con grande piacere, di spunti giornalistici interessanti (da birrifici e birre da scoprire a temi caldi come il disciplinare Mobi sulle etichette che mi sembra un'iniziativa intelligente e meritevole di spazio sulla carta stampata di settore). Per cui, Rimini è ancora una fiera da non perdere. Tuttavia non si può negare che la sua rappresentatività è ormai ridotta ai minimi termini. Almeno dal mio punto di vista che è quello di uno che si deve occupare del mercato birrario italiano, delle sue prospettive, della sua evoluzione. Una fiera che mi rappresenta il 2% del mercato è una fiera senza senso, da "divieto di sosta", tanto per riprendere la foto qui sopra. Mancano del tutto gli interlocutori, oltre alle minigonne delle standiste, motivo per cui la maggior parte dei giornalisti si è autodirottato al Mia (nel quale io non ho mai messo piede, ma non è un vanto...). Insomma, più che Pianeta Birra, Satellite Birra. Per molte cose simile ad altre fiere o festival della birra che ci sono in giro per l'Italia. Certo a Rimini l'albergo lo trovi anche il giorno prima, una bella commodity pensando che per Vinitaly la prenotazione va fatta con mesi d'anticipo altrimenti ti ritrovi in una camera vista lago di Garda. Ma è questo il plus che fa una grande fiera? Lo spazio artigianale, quello che ho girato maggiormente, mi è piaciuto (a parte la benedetta sala degli incontri) ma vorrei sapere quanti contatti "utili" sono stati fatti dai produttori... Qualcuno è stato abbastanza positivo ma altri mi hanno semplicemente risposto che Rimini è bella, che ci sono affezionati, che si spende poco, che si rivedono gli amici.... Tutto fantastico, ma questo fa crescere il settore o, più biecamente, la loro attività? Io me lo chiedo...

23 febbraio 2010

La prima volta


La prima volta che scendo a Rimini in treno. La prima volta che vado e torno in giornata. La prima volta che resto basito vedendo che la fiera si è "accorciata" fisicamente. La prima volta che non devo scrivere nessun articolo per nessuna rivista. La prima volta che i miei colleghi in sala stampa mi dicono: "siamo qui più per il Mia". La prima volta che Pianeta Birra mi sembra l'Interbrau Beer Festival. La prima volta che vedo uno stand dove la birra la devi pagare. La prima volta che un convegno con personaggi famosi della scena birraria internazionale più un giornalista profondo conoscitore della birra italiana (sic), salta per totale assenza di pubblico. La prima volta che trovo l'immagine "istituzionale" (quella nella foto) davvero orrenda. La prima volta che vedo lo stand di Villacher affollato. E' proprio vero. C'è un prima volta per tutto.

17 febbraio 2009

Vedi Rimini e poi...


Avverto i lettori che ho scritto il titolo di questo post solo con una mano, mentre l'altra era sotto il tavolo... Non si sa mai... Comunque eccoci di nuovo qui dopo la "toccata e fuga" in quel di Rimini. Che dire... La definizione migliore della fiera l'ho trovata nel completamento di una mia frase lasciata a metà ovvero "Pianeta Birra ha un piede nella fossa..." e il mio interlocutore, al momento non ricordo chi fosse ma può legittimamente rivendicare i suoi diritti, l'ha chiusa dicendo: "e l'altro su una buccia di banana...". Eggià, Pianeta Birra boccheggia come un pesce appena tirato fuori dall'acqua. Padiglioni chiusi, meno gente del solito (anche se da un certo punto di vista questo non è il male assoluto), voci insistenti di future diserzioni (il che equivarrebbe a giocare alla roulette russa con il caricatore pieno) e clima a tratti deprimente. A tratti perché qualche luce accesa è rimasta: lo stand Interbrau letteralmente preso d'assalto ma organizzato con grande razionalità (avevano pile di biglietti da visita di locali da inserire nel loro database), e lo spazio dedicato ai microbirrifici dove si potevano assaggiare le novità e interloquire con i birrai. Tralascio come sempre gli stand con belle ragazze inguainate da capo a piedi che omaggiano giovanotti in piena tempesta ormonale con strani intrugli coloratissimi e confezioni a dir poco inquietanti, ognuno è libero di fare della sua vita quello che crede... Momenti di approfondimento, dibattito, degustazione affidati come sempre alla buona volontà degli operatori. Il che è bello, ma dalla fiera sarebbe lecito aspettarsi qualcosa in più... Nel poco tempo che mi sono concesso ho bazzicato solo gli artigiani (a lungo), Interbrau (per un saluto) e Beer Concept (una decina di minuti), quindi non ho problemi a rivedere il mio giudizio in base ai vostri commenti... Ma dubito di doverlo stravolgere completamente...
Per l'ennesima volta, per come è concepita, questa fiera ha fatto il suo tempo. Rimane il fatto che è bello rivedere un sacco di vecchi amici, dare un volto a mail e contatti Facebook, provare nuove birre e tenersi aggiornati su come va il nostro mondo... Qualche spunto lavorativo inoltre si trova sempre, ma la discesa verso il baratro mi appare evidente (anche per i costi organizzativi di una fiera del genere che per essere giustificata, immagino, debba dover girare a una certa "velocità"). Eppure, dentro di me lo so, se Pianeta Birra venisse a mancare ne sentirei un po' la nostalgia. Ma d'altro canto, sento la nostalgia di quello che era nel passato... Oh, vabbé, i ricordi sono sintomo di senilità e quindi per ora vi saluto... A un prossimo post il commento sul convegno in tema di mercato della birra (ospiti Sandro Vecchiato, Manuele Colonna e Agostino Arioli).

11 febbraio 2009

Tutti a Rimini... ancora una volta?


Cavoli, come sempre quando entro in una fase di delirio lavorativo e il mio rapporto con il notebook si fa rovente, il mio blog patisce. Ma tant'è, di ragione bisogna fare virtù (almeno mi pare si dica così). E allora eccoci di nuovo in prossimità della Fiera di Rimini, ancora una volta (per me la dodicesima come gli apostoli o come la "notte" di Shakespeare): un evento manifestazione che ogni anno mi sembra sempre meno imperdibile per molte ragioni. Una su tutte: calano i protagonisti e per chi, come me, scrive di birra per buona parte del suo tempo, la cosa ha una sua rilevanza. Ma una toccata e fuga non si può negare, ergo ci prepariamo alla discesa sul'Adriatico... Lasciando perdere le assenze che quest'anno oltre alle major coinvolgono anche medi produttori come Menabrea e artigianali come 32 Via dei Birrai, gli spunti che più mi colpiscono (a priori, vedremo poi a posteriori) sono la nuova Unionbirrai, orfana di alcuni personaggi storici, la nascita del fantomatico Mo.Bi. (mi sembra con i personaggi storici ex Unionbirrai), il report del primo anno di attività di Consobir (di cui francamente ho perso le tracce dopo la presentazione, ma forse è colpa mia e faccio nel caso ammenda), la presentazione del marchio "Birra Artigianale Unionbirrai" con tanto di nuovo logo. Di primo acchito, un gran bel fermento... Ma qualche punto di domanda, nella mia testa, sta crescendo... Con le sigle ho poca confidenza, e lo stesso vale per le associazioni. Ho dei dubbi personali nel senso che mi chiedo, ad esempio, quanto di "dissenso filosofico" ci sia in tutto questo e quanto di "ansia da protagonismo"... Lo dico con estrema precauzione perché, ripeto, al momento sono dei semplici dubbi e poi io faccio l'osservatore, non ho molta voglia di schierarmi o di fare crociate se non quella per la birra artigianale tout court. Inoltre, non ce la faccio a essere a Rimini il 14, ovvero quando presenteranno il MoBi e, in contemporanea, il primo anno di Consobir... Cercherò di informarmi. E di capire...