Eccoci dunque alla vigilia: domani scatta la quarantacinquesima edizione del Vinitaly a Verona. Croce e delizia per tutti coloro che si interessano al vino. Sia per venderlo, comprarlo, scriverne o semplicemente berlo. Di certo l'appuntamento è di quelli colossali, il circo Barnum della vitivinicoltura italiana. Quando lavoravo a Civiltà del Bere me lo sciroppavo tutto, dal primo all'ultimo sorso, ed era sempre una corsa contro il tempo per arrivare puntuali agli appuntamenti, saltare come un grillo impazzito dal padiglione del Piemonte a quello della Sicilia (che detta così potrebbe non significare nulla, ma chi conosce la location può immaginare le galoppate).
Ogni giorno, bastava un ritardo qualsiasi in una conferenza stampa e il tuo programmino calcolato al minuto andava a farsi friggere. Bei tempi, ora a Vinitaly ci vado molto più rilassato. Per fortuna. Una giornata basta e avanza. Si va per salutare, assaggiare qualcosina, soprattutto far capire che sei ancora vivo. Quest'anno però una differenza sostanziale l'ho trovata. Ad Agrifood, la rassegna dell'agroalimentare di qualità che sta dentro al Vinitaly, saranno presenti una pattuglia di birrifici come mai si era visto prima. Certo, il Baladin aveva già varcato la soglia di Veronafiere già qualche anno fa, segno che Teo vede sempre le cose in anticipo, ma questa volta l'elenco (probabilmente solo parziale) recita, oltre a Selezione Baladin: Birra del Borgo e Amarcord (entrambi rappresentati da Interbrau), Grado Plato, Birrificio del Ducato, Birra Abbà, Tenute Collesi, Birrificio Italiano, Birrificio Mani's, Birrificio San Gabriel, Società Agricola Pratorosso, Mastri Birrai Umbri, Theresianer...
Matrimonio d'intenti? |
Chissà, forse l'anno prossimo il loro numero potrebbe pur aumentare. Cosa vuol dire, a parer mio, questa presenza birraria nel regno consacrato del vino? Che parecchi birrifici si stanno rendendo conto che per crescere, o magari anche solo per sopravvivere, bisogna allargare i confini... Che finché si gioca basta dare da bere alla nicchia degli appassionati, ma quando si comincia a fare sul serio i consumatori bisogna andare a cercarseli. Anche al di fuori del circuito birrario in senso stretto, leggi pub e birrerie. Non ho mai incontrato al Vinitaly, in circa dieci anni di presenza, molti publican. Ristoratori, enotecari, buyer... Quelli sì, a iosa. E sono loro, e solo loro, gli interlocutori di chi paga dei soldi per avere lo stand al Vinitaly... Poi, certo, ricorderemo tutti insieme i vecchi tempi quando le birre si bevevano al pub e si discuteva per ore sulle differenze tra una bevanda e l'altra. Differenze, di vario genere, che ci sono e restano, senza dubbio, ma quella che è la tendenza attuale mette in evidenza che la birra, almeno quella artigianale, sta cercando con forza altre strade che non sono solo quella dei pub. Non solo, naturalmente, però sarebbe davvero un peccato se le birre artigianali (tante, troppe?) smarrissero la loro vocazione originale....
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