Non ero mai stato a Tuttofood, la Fiera dell'Alimentare "per eccellenza" (addirittura!) che termina domani nella fantascientifica nuova fiera di Milano, in quel di Rho-Pero. In compenso quest'anno ho recuperato con presenza nella giornata di domenica e di lunedì. Allora, innanzitutto un avviso ai naviganti metropolitani: per qualche mistero forse comprensibile solo all'organizzazione i quattro padiglioni occupati da Tuttofood si trovano all'estremità opposta alla fermata della Metro con l'eccezionale risultato di doversi sciroppare sotto le lenti "moltiplicacalore" volute da Fuksas i quasi due kilometri di percorso a piedi prima di giungere alla meta. E' vero che il "miglio verde", non a caso romanzo firmato dal maestro dell'incubo Stephen King, è dotato di tapis roulant che dovrebbero accelerare l'esperienza pedatoria, ma evidentemente gli italiani concepiscono il congegno come una sorta di giostrina gratis e quindi, una volta messo piede sul tapis, ci si trova a dover essere ingolfati come dei polli in batteria inviati allo spiumamento. Ricorrendo a tecniche degne del miglior Tomba sono comunque riuscito a slalomare e risalire la corrente ed eccomi così nei padiglioni dove avevo appuntamenti di lavoro.
La ReAle allo stand Interbrau |
Passato indenne attraverso le monumentali aree di accoglienza di salumifici e caseifici vari, sono riuscito a mettere piede nell'area chiamata Mixer Village che ospitava, credo per la prima volta, la sezione beverage di Tuttofood. Spazio quindi anche alla birra nelle rappresentanze, almeno quelle che ho visto io, di Menabrea, Birra Forst, Dibevit Import e Interbrau. Quest'ultimo offriva alla spina alcune birre notevoli. Per la prima volta ho provato alla spina la Open Noir di Baladin che mi ha lasciato abbastanza perplesso per i profumi quasi nulli (forse troppo fredda), ma deliziato per il retrogusto netto di liquirizia che mi ha un po' riportato indietro nel tempo, quando ancora si provava piacere a masticare il legnetto fibroso ma saporito (detta così sembra che abbia un centinaio d'anni o suppergiù). Davvero tosta, non nel senso di tostatura, la Urthel Op-9: leggermente aggressiva, ma difficile da dimenticare subito. Solita conferma per la ReAle del Birrificio del Borgo spillata dal cask, morbida e aromatica, l'ho scelta come primo sorso per rimettermi un po' dalla scarpinata. Dietro le spine, nella foto qualcosa si intravede, una frigovetrina immensa con tutto il ben di dio che Interbrau distribuisce in Italia compresi nuovi arrivi da Sierra Nevada (la Glissade ad esempio). Considerata l'impossibilità di svaligiare almeno uno scaffale, mi sono voltato di 180° per indirizzarmi verso lo stand di Dibevit Import dove ho assaggiato ancora una volta la Pelforth Brune, mi piace sempre lo ribadisco, e ho trovato quasi stratosferica la Malheur Dark Brut, 12 gradi alcolici da scalare a cuore sereno.
Lo stand Dibevit con Danijel Lovrecic al lavoro |
L'ho trovata perfetta insieme a una pasta cioccolatosa che ho scippato dal bancone, ma sarei curioso di provarla anche su delle carni dal sapore forte. Tipo il cervo che compro in montagna dalle parti di Alleghe. Ancora qualche assaggio random e poi via di tapis roulant fino alla Metro. Nel complesso, convegni dagli orari ballerini a parte, lo spazio Mixer Village mi è piaciuto abbastanza. Poca gente, birre buone, clima rilassato. Quanto all'utilità concreta per le aziende, giudizio sospeso. Voci contrastanti e beneficio della prima volta non mi permettono di tirare delle conclusioni. Credo che sia stata un'occasione per incontrare clienti già fatti e, in misura minore, intercettarne di nuovi. Ma Tuttofood è ancora molto alimentare come fiera, pertanto le potenzialità Horeca di Milano e dintorni non credo si siano espresse al loro meglio. Va detto che dopo il catastrofico esperimento di MiWine di qualche anno fa, FieraMilano potrebbe voler andare con i piedi di piombo nel segmento beverage. Più probabile che, senza tanti proclami inutili, si punti a fare le scarpe a Cibus Parma. Dopo aver tentato, invano, di farle a Vinitaly.
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