17 marzo 2008

Vacanze Romane - Primo Tempo


Vacanze è un termine da intendersi per eccesso, ma il titolo mi piaceva. In realtà il mio tempo libero nella capitale è stato ridotto a circa otto ore, trascorse però in uno spazio ancora più limitato ovvero quella ventina di metri che separa, in via Benedetta a Trastevere, il Bir & Fud dal Ma che siete venuti a fa'. Ora, passare otto ore in venti metri fa un po' Alcatraz a dire il vero, ma lo spazio ridotto è stato ampiamente compensato dalla qualità di quello che ho bevuto e mangiato e dalla compagnia. Trastevere è un po' la Temple Bar romana, quasi un mondo a parte, tra turisti appena scaricati dal torpedone e romani veri. Arrivo con un trenino stile "i guerrieri della notte" da Monte Mario e mi accingo a raccogliere la sfida dei due chilometri da fare a piedi per giungere in piazza Trilussa e da lì, in via San Benedetta. Ma subito due controllori ai quali ho chiesto la direzione da prendere mi dicono "ma so du chilometri..." con tale perplessità che decido di prendere il tram. Penso che a Milano, mi avrebbero semplicemente detto "sempre dritto" e buonanotte al secchio.
Ma non è di questo che devo parlare adesso. Piuttosto del personaggio in foto e delle sue numerose virtù: da quelle di schiantatore di cuori femminili, spesso inconsapevole, a quelle di birraio di talento fulminante. Fulminante perché Leonardo Di Vincenzo, mente creativa di Birra del Borgo, ha avuto un avvio nel mondo della birra artigianale degno di una start up. Dalle prime bottiglie homemade ai premi, all'export, al ristorante Bir & Fud. Un decollo verticale stile Sea Harrier. Al Bir & Fud si beve solo ed esclusivamente birra, acqua minerale se siete in punizione e non osate chiedere coca cola, limonata o caffè. Le pizze costituiscono la spina dorsale del menu, ma chi pensasse alla banale "pizza e birra" merita la scomunica. Il Vaticano d'altronde è vicino... La mia "patate e salsiccia", tanto per annullare le sedute di Pilates che non ho mai fatto, era un armonia di sapori: patate dop e salsiccia d'Ariccia, località laziale che sa come trattare i maiali. Il trittico di supplì ha poi cancellato il luogo comune che avevo su questa specialità: presentati con non comune senso estetico, rivisitati con estro creativo. Le birre meritano poi un capitolo a parte: la ormai nota KeTo Reporter di Leonardo è la "quadratura del cerchio" ovvero quel tanto strana, foglie di tabacco toscano in infusione non sono proprio un'ideuzza qualsiasi, che serve per attirare l'attenzione, ma bevibile in quantità senza dover per forza di cose spaccare il capello in quattro sulle molecole che si percepiscono all'olfatto. Grande birra, quasi un classico. E che dire della Reale Extra? Gran bel bicchiere da luppolodipendenti, profumi e persistenza rimangono impressi nella memoria. Anche qui, senza nulla togliere alla straordinaria bevibilità... Finale con Rosé de Gambrinus alla spina: straordinaria non c'è dubbio per quanto non sia la "mia" birra. Il giusto viatico per compiere quei venti metri che mi separano dal Ma che siete venuti a fa'.
Fine primo tempo. Intervallo.

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