8 giugno 2010

Ma dai, la birra al ristorante...


Ne avevo sentito parlare un paio di mesi fa, delle Menabrea Top Restaurant, ma ancora non ho avuto modo di assaggiarle. E così, comunque, ecco altri due arrivi nel sempre più affollato, di birra, canale della ristorazione. E' certamente un segno dei tempi e sembra davvero un'altra era geologica quando nei ristoranti appena appena blasonati, a volte semplicemente pretenziosi, a chiedere una birra si veniva guardati come marziani. Quando il miglior risultato possibile era vedere l'impassibile sommelier frugare vigorosamente nel fondo del cassetto refrigerato per estrarne una lager industriale. Portandola poi al tavolo con una certa riluttanza. L'estate scorsa mi è capitato di cenare alla Madonnina del Pescatore di Senigallia, quella del talentuoso Cedroni, aprire la carta dei vini e beccarmi una minilista d'apertura dedicata alle birre. Prima ancora avevo visto servire, da Cracco a Milano, una birra senza esitazione alcuna. Anzi raccomandata dal bravo sommelier. Che cosa è successo in questi ultimi tempi? E' successo che tutti si sono accorti delle birre artigianali italiane e a furia di parlarne, per la novità indubbia, si è creata una moda. E quando una cosa diventa di moda crea proseliti, suscita l'imitazione, viene insomma cavalcata come una tigre (sebbene di piccole dimensioni). Così allora Assobirra si è messa in scia, ha stretto accordi con associazioni di cuochi, i Jeunes Restaurateurs d'Europe, e con guide di settore, più o meno tutte, che a loro volta hanno iniziato a premiare le cosiddette "tavole della birra" stimolando ancora di più gli chef a prestare attenzione al fenomeno. Che ovviamente non poteva fermarsi alle birre artigianali, ma è finito per traslocare alle specialità belghe, a qualche arrembante americana, fino alle birre create apposta per la ristorazione. Sulle quali si può discutere certamente, ma che non si possono arrestare. Era francamente prevedibile, come è prevedibile che alcuni piccoli birrifici artigianali si mettano a fare qualche birra per grandi distributori o per grandi produttori, fino al momento in cui un grande si "farà" il suo piccolo birrificio personale, affidandogli ovviamente le birre creative, quele a tirtura limitata. E quelle di cui volentieri parlano i giornali. C'è poco da lanciare scomuniche e c'è da diffidare da chi indossa la veste del supremo magistrato contro questa presunta invasione. Anche le vecchie e storiche bottiglierie si sono viste in breve tempo accerchiate dai modaioli winebar. E adesso siamo, più o meno tutti, dei sommelier. E' la democrazia applicata al bere, è il libero mercato delle bottiglie. Che tuttavia trova adeguata compensazione nel discernimento personale. E nell'educazione al gusto.

2 commenti:

Luca ha detto...

Temi quindi che questa bolla si sgonfierà a breve senza lasciare nessun cambiamento nella cultura e abitudini del bere degli italiani o pensi che ci sia ancora tanta crescita ( in fatto di numeri ) ed evoluzione ( in fatto di dinamiche ) davanti ?
Ma soprattutto.. la ristorazione cavalca semplicemente la moda, come dici tu, o qualcuno ci crede e rivede le sue convinzioni in fatto di "cosa si debba bere" al tavolo di un ristorante ?

Maurizio ha detto...

La bolla si sgonfierà certamente come è nella natura, ciclica, delle cose, tuttavia quello che rimarrà in piedi (in termini di quantità di birrifici e di cultura birraria)sarà senza dubbio maggiore rispetto agli inizi, che erano in pratica una tabula rasa. Credo anche che il fenomeno artigianale sia andato a una velocità superiore a quella di "assorbimento" del consumatore medio, oggi più confuso che mai. Ma anche questa è una conseguenza della moda, poi sono sicuro che siano numerosi i ristoratori, anche grandi chef, che ci credono davvero e che fanno ricerca sulle birre di qualità. Le birre di qualità artigianale ci sono sempre state e sempre ci saranno, proprio in virtù del fatto che ci sono i grandi marchi industriali. Così i piccoli si possono differenziare, l'unica cosa che non si può proprio evitare è che il mercato faccia il suo corso. Chi pensa il contrario profuma di quell'idealismo ipocrita stile Anni Settanta, lo stesso insomma di certa gente che è passata bellamente da Lotta Continua agli studi di Mediaset...