4 maggio 2012

The rumble in the jungle

Ago vs Teo: la foto simbolo (Ph. F. Mozzone)
La giornata del 30 aprile io l'ho vissuta come un vero e proprio evento. Come credo di aver scritto da qualche parte, non mi ricordo nemmeno più dove, la notizia dell'incontro-scontro tra Teo Musso e Agostino Arioli per fare una birra insieme mi era apparsa quasi poco credibile. Vero, i due si possono considerare, volenti o nolenti, i "padri nobili" della rivoluzione artigianal-birraria tricolore. Padri nobili ma anche padri diversi, per filosofia produttiva e filosofia commerciale. Diversi pure dal punto di vista caratteriale, comunicativo, di pura e semplice immagine. Anni fa li definivo "due occhi della stessa testa" ma pensavo agli occhi di David Bowie (che dovrebbero essere di colore differente, ma sembra sia una leggenda metropolitana). Comunque sia, questa loro reunion mi suonava come una jam session tra i Beatles e i Rolling Stones e la mia attesa saliva proporzionalmente all'avvicinarsi della data fatidica.
Il 30 aprile le colline attorno a Piozzo sono state sferzate da una pioggia insistente, costringendo il team del Baladin ad attrezzarsi per gestire tutta la giornata all'interno. Nessun problema. Era almeno un annetto che non bazzicavo da quelle parti e il birrificio l'ho visto trasformato: il capannone è stato dipinto a pié sospinto da Marco Bailone, l'artista che segue Teo da anni, trasformando una grigia sede produttiva in un colorato ambiente dove si lavora ma dove il pubblico si può trovare a proprio agio. Sala spedizioni, sala rifermentazioni, sala imbottigliamento (molto moderna e "aggressiva"), le botti per gli esperimenti e quella per il distillato di birra e infine il cuore pulsante con fermentatori da 130 ettolitri e tutto il resto. Difficile non restare impressionati pensando alla prima volta che ho conosciuto Teo almeno un decennio fa. Difficile anche stare dietro alla sua parlantina, a quel linguaggio che usa e che, con le parole, riesce sempre a disegnare una visione, un progetto nel quale, inevitabilmente, ti trascina. Agostino, da parte sua, sembra possedere maggiore concretezza, è didattico nei suoi ragionamenti e ti rendi conto che ogni frase che dice è stata meditata e ha un fondamento logico. Teo è l'elastico, Ago la fionda, Teo il politico, Ago il tecnico. Ma le metafore terminano qui. Che siano entrambi due dannatamente bravi birrai non ci piove e siamo d'accordo con Agostino quando ci fa pensare che le gamme del Birrificio Italiano e quelle del Baladin si potrebbero integrare quasi alla perfezione. Di sicuro, sarebbe una batteria fenomenale...
Agostino Arioli e Teo Musso
Ma parliamo dunque della birra in comune. Dire "in comune" forse non è del tutto esatto. Il progetto è un parto delle due menti, certo, ma la scelta sembra essere ricaduta più sulla strategia napoleonica del "marciare divisi per colpire uniti" piuttosto che su una classica collaboration brew. La birra finale, che ricadrà nello stile Imperial Russian Stout, sarà infatti figlia di un blend a sua volta figlio di due birre sviluppate singolarmente da Ago e Teo. Birre che potranno stare in piedi per conto loro e delle quali sono una parte confluirà nel blend Ago+Teo finale.
Insomma, i due protagonisti si sono spartiti i compiti con Agostino a disegnare la sua birra giocando forte sul fronte dei luppoli ("sopra le righe", per usare le sue parole), ma ricorrendo anche a un apporto interessante come l'uso di lamponi ("solo delle note"). Teo invece si è divertito con malti e lievito. L'assemblaggio, infine, è stato posto a maturare in botte, quasi 1500 litri, e in un'anfora da 150 litri.
Che birra salterà fuori? Boh è la mia risposta, sebbene la curiosità sia notevole sia per i "giocatori" in campo ma anche per il meccanismo produttivo complesso. Con quella dell'anfora che sembra proprio essere il nuovo trip dei birrai artigiani dopo le esperienze Cantillon e quelle di Leonardo Di Vincenzo.
Se il futuro di questa cotta straordinaria è nelle mani di Cerere, a me è rimasta la gioia di vedere due punti di riferimento assoluti della scena birraria italiana fianco a fianco, belli sorridenti, diversi sì, ma anche simili per molti versi. Nei prossimi giorni potrete leggere una specie d'intervista doppia ai due ma chiudo qui questo post per spiegare lo strano titolo che gli ho dato. Quando ho infatti chiesto che nome avrebbero dato alla birra (il blend intendo) non ho avuto risposte certe. Ci penseranno, ma a me è venuto subito in mente. "Rumble in the jungle" come il leggendario incontro di boxe tra Muhammad Ali e George Foreman tenutosi a Kinshasa nel 1974, incontro tra due grandi campioni, diversi per stile e carattere proprio come Teo e Ago, immortalati poi nel documentario When we were kings. Non so voi cosa ne pensate, ma a me piace un sacco...

1 commento:

Anonimo ha detto...

bene