La ressa all'esterno del nuovo Lambrate |
Non avere la stoffa. Uno si rende conto di non essere più un ragazzino quando: 1) non capisce come cazzo si vestono i ventenni di oggi 2) quando accusa un leggero stato febbrile il giorno dopo aver fatto l'inaugurazione di un locale. A me sono capitate entrambe le cose, anche se a dire il vero la prima è qualche anno che mi succede. La seconda invece mi è arrivata il giorno dopo l'inaugurazione del "secondo" Lambrate Pub in Milano. Inaugurazione attesa e strenuamente voluta, come partecipazione intendo, a dispetto della frenesia da ultimo regalo di Natale che mi ha portato a tentare l'arrivo in pieno centro in auto (parcheggio della Rinascente raggiunto con la stessa velocità di un pellegrinaggio a piedi nudi a Santiago de Compostela) per poi poter raggiungere, sempre in auto, via Golgi 60 dove la "tribù", definizione kuaskiana, ha aperto il suo secondo "spaccio" di ottima birra made in Milan. Il tam tam mediatico, benché della cosa si sentisse parlare da mesi, era iniziato appena il martedì prima, come mi ha confessato Alessandra (ovvero la persona del Lambrate con cui parlo quando voglio notizie attendibili), tramite Facebook e mail, ma nemmeno loro (e nemmeno io) si aspettavano la ressa da saldi sulla Quinta Avenue che riempiva il posto e il relativo marciapiede dopo pochi minuti dal'orario ufficiale di apertura spine (le 18). Una torma di persone, tutte con il bicchiere in mano, era il biglietto da visita per un ingresso in stile metropolitana di Tokio (a spinta, insomma) poi, ecco il primo sguardo sul bancone con una raffica di spine e relativi nomi di battaglia ormai famosi: Montestella, Domm, Ligera, Ortiga... E dietro il banco lo staff del Lambrate che lavoravano come dei tarantolati. Considerato il tweet letto poi, grazie Leo, dei 70 kegs in otto ore, mi è diventato tutto più chiaro.
Giampaolo al suo meglio |
Guadagnato mezzo metro quadrato di spazio e bevuta la prima Montestella, ho cercato di guardarmi intorno. Difficile dare un giudizio su un posto il giorno dell'inaugurazione. Dapprincipio ho notato solo un mare di teste e di braccia tese ad afferrare pinte, una specie di gruppo laocoontico alcolico, però poi impostando la retina in versione "sniper" mi sono accorto dei bei pannelli scuri alle pareti, delle riproduzioni delle nuove etichette delle birre Lambrate (che mi piacciono davvero tanto) e dello spazio che il posto può offrire nelle giornate normali. Certo, per avere l'atmosfera da "covo urbano" del primo Lambrate ci vorrà del tempo ma così, di primo acchito, il nuovo Lambrate non credo deluderà le aspettative. Molto, secondo me, sarà deciso dalla tipologia dello staff che lavorerà in via Golgi, dalla presenza di qualche "vecchio", necessaria per dare la giusta prospettiva a un posto il cui fascino non è semplicemente determinato dalla qualità delle birre. Qualità indiscutibile, come prova anche la Vun, birra "one shot", adesso si dice così, elaborata da Fabio Brocca per la serata.
Insomma, credo che il nuovo Lambrate abbia tutte le carte in regola per diventare un punto fisso d'attrazione per tutti gli appassionati. Se pochi giorni di "comunicazione" hanno creato quella folla, la collocazione strategica (è a due passi da alcuni istituti universitari) e il nome strafamoso, dovrebbero fare il resto. Certo, i nostalgici probabilmente resteranno fedeli a via Adelchi (e anche quelli, come me, che sono più comodi a raggiungere il vecchio Skunky piuttosto del nuovo), ma nuovi potenziali clienti si aggregheranno alla comitiva dei Lambrate's aficionados. Ne guadagnerà la tribù e ne guadagnerà la città di Milano. Che, sì, si merita davvero due Lambrate. Forse forse... anche tre.
5 commenti:
La cosa sbalorditiva è che il primo messaggio ricevuto da Re Giampaolo diceva sì 70 fusti, dopodichè la mattina seguente ne è arrivato un secondo: "Ho detto una cazzata, non erano 70... li ho ricontati da lucido: 82!!!"
Il posto è davvero bello e Lambrate è una garanzia. Cucinare con la birra poi, è ancora terra in parte inesplorata: finalmente in Via Golgi c'è una cucina ben attrezzata e, dato che vi si aggirano professionisti davvero validi, i cui curriculum annoverano diversi anni di lavoro in posti come il 'Principe di Savoia', la sfida si rinnova! Con queste credenziali però siamo già praticamente sicuri che Lambrate non deluderà le nostre aspettative anzi, saprà eccellere anche qui!! Al momento noi sorelle dell'HOP ci sentiamo delle mogli davvero fortunate: se già prima avevamo Fabio che produce tanta buona birra, ora c'è anche Simone in cucina alla consolle.... Cosa chiedere di più dalla vita?? ... Forse un'abitazione sopra al pub in Via Golgi?? Ciao. Erika
@Leo: 82 in 8 ore fa più di 10 keg all'ora... Strabiliante, davvero. Senza parole...
@Erika: credimi che non solo le mogli si sentono fortunate, insieme a loro anche tutti i consumatori! Davvero ci sarà in cucina un ex del Principe di Savoia (intendi il ristorante Acanto...)? Vorrà dire che in via Golgi ci torno presto a cena...
Che peccato non essere stato all'inaugurazione del nuovo Lambrate. D'accordo anche con Erika che siete proprio fortunate (anche se abitare sopra il Lambrate non credo sia quanto desiderino la maggior parte dei milanesi...). Ma una domanda, il nuovo Lambrate determina qualche cambiamento (di strategia o anche solo di menu) dell'Hop? Andrea
L ho già scritto da Leo,ma per questi avvenimenti mi piace ripetermi.Folla disumana per tributare un affetto per questo minuscolo locale che ha saputo ritagliarsi un grande spazio tra la gente proponendoci un nettare e un atmosfera sempre aderente alle nostre aspettative.Grazie ragazzi
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