8 dicembre 2011

Io, il Beppe, le birre...

RE-VO-LU-TION!
Andare a trovare Beppe Vento, artefice del Birrificio Bi-Du di Olgiate Comasco, non è mai una scelta razionale. Arrivi come giornalista che ha deciso di scrivere di lui, della sua attività e delle sue birre, e dopo soli cinque minuti sei un semplice bevitore che si fa due chiacchiere tra una Rodersch e una Artigianale. Semplice, certo, ma felice. L'intervista che pensavo di realizzare, con tanto di videocamera, è andata in vacca con una velocità quasi stupefacente. Vabbé, vorrà dire che l'avvento di BirragendaTV è rimandato a data da destinarsi... Tuttavia, sebbene non abbia scritto una riga di appunti della fumosa conversazione avuta con Beppe, ho imparato molte cose. O meglio, molte me ne sono ricordate. Innanzitutto la semplicità che c'è nel bere birra, così, senza elucubrazioni e senza voler a tutti i costi indagare sul perché e sul percome. Le birre buone le bevi perché hai sete, le ribevi perché non ti hanno stancato e la soddisfazione che ti hanno regalato è una soddisfazione "non cerebrale", ma di pancia. I luppoli? Si, vabbé. Le scelte distributive? Ok, d'accordo. L'immagine del Bi-Du? Ma quando mai... Mi bevo la prima Rodersch e dimentico tutto. Va giù che è una meraviglia. E' buona, è dannatamente buona. Come l'ultima volta che l'ho bevuta. Passiamo all'Artigianale, il carattere aumenta, l'amaro ti resta in bocca e ti fa venir voglia di bere un altro sorso. E' la birra per fare tutta la sera e riesco solo a pensare che non ce ne sono molte in giro così, ultimamente. Ho provato birre eccezionali, di primo acchito migliori delle sue, ma dopo un po' le lascio lì e me ne dimentico pure il nome. Ahimé, la birra successiva è ancora meglio. La Superanale, nome che dice quanto Beppe pensi alla comunicazione quando fa una birra, è perfetta. Una cascatella di profumi intriganti e agrumati che ti strappa il sorriso. Poi chiudo con la Xtrem che mi taglia le gambe come se avessi fatto qualche curva in neve fresca. Ho la responsabilità di guidare fino a casa, con il cane che mi scruta un po' perplesso dal posto del passeggero, e quindi acchiappo qualche bottiglia e filo via.
Dietro la pinta... il Beppe
Sì, non è mai una scelta razionale andare a trovare Beppe Vento, ma ti permette di ricordare perché hai iniziato a scrivere di birra, perché hai continuato a bere dopo la prima birra che ti è piaciuta davvero e quanto affascinante sia questo mondo quando ne dimentichi gli orpelli e le sovrastrutture, gli incasinamenti e le, a volte grazie a Dio non sempre, convulse discussioni. Certo, quando mi troverò a scrivere del Bi-Du per la carta stampata, scriverò in modo più ortodosso perché un birraio e la sua attività meritano di essere raccontati ai lettori non come una sorta di diario-confessione personale, ma per quanto valgono, per la qualità del loro lavoro e per  la reperibilità delle bottiglie o dei fusti. Ma questo è il mio dannato blog e ci scrivo le mie sensazioni, se poi faccio anche informazione è un di più, non un webmagazine o chissà cos'altro. Così, quando mi capita di bere una birra con Beppe Vento, raro caso di "soggetto alpha" birrario, è per me come tuffarsi nella memoria delle lunghe serate passate al bancone di un pub, a chiacchierare con gente di cui non ricordo il nome, e a ordinare il secondo giro quando ancora restava un sorso nel bicchiere. La quintessenza della vera passione per la birra.

8 commenti:

Schigi ha detto...

Tutto verissimo, e quell'angolo ritagliato nel birrificio, riesce magicamente a replicare le stesse atmosfere di Rodero.
Magia pura che solo Beppe conosce.

Maurizio ha detto...

Già, il "gazebo" è l'immagine più autentica dello spirito del Beppe! Lui che spilla, i portacenere pieni, i premi appesi verso l'interno, seminascosti, perché tanto mica li bevi quelli...

simone monetti ha detto...

Ciao Maurizio.
In altre occasioni abbiamo parlato di scarsa capacità di comunicazione dei nostri birrai. La descrizione della tua visita a Beppe Vento, non è quella di un posto dove si fa grande comunicazione?

Maurizio ha detto...

Ciao Simone, effettivamente sì. Ma, a parte il fatto che Beppe è un po' un unicum nel suo genere, la sua "comunicazione" sconta il fatto che ci deve essere lui, fisicamente presente, per farla e che è una comunicazione efficace, ma non proprio ortodossa.
Ogni birraio dovrebbe avere la sua comunicazione "personale", penso a Teo in primis ma anche a Giampaolo del Lambrate (che comunica forse senza saperlo) e ad altri. Quello che manca è l'aspetto della comunicazione, appunto, ortodossa, il rapporto con i media, con i giornalisti più o meno di settore. Ci sono piccole birrerie inglesi che si possono permettere un "social media manager"... Io non pretendo tanto, solo una migliore organizzazione e predisposizione verso chi vuole scrivere di te senza magari amare alla follia le tue birre e il tuo modo di essere.
Poi resta il fatto che io al Beppe gli voglio bene...

simone monetti ha detto...

Ovviamente Maurizio sono d'accordo con te. Come Ub stiamo ricostruendo il sito anche nell'ottica di comunicare meglio, fornendo strumenti ai produttori e ai media.
La "comunicazione" inoltre sarà argomento di uno dei prossimi corsi riservato ai pro.

Maurizio ha detto...

- La "comunicazione" inoltre sarà argomento di uno dei prossimi corsi riservato ai pro. -
Questa è un'ottima notizia!

Rossana ha detto...

Buonasera, vorrei sapere se il libro "birra ai fornelli" è ancora reperibile nelle librerie o se bisogna seguire qualche "canale" particolare per poterlo acquistare...vorrei fare un regalo!
Grazie
Rossana

Maurizio ha detto...

@Rossana: se mi scrive una mail a questo indirizzo (mmaestrelli@yahoo.it), le spiego come possiamo fare...
Grazie e perdoni il ritardo nella risposta...