3 gennaio 2008

Money, so they say...


...is the root of all evil today. Così cantavano i Pink Floyd (inchino virtuale) anni fa. E di soldi voglio parlare oggi. Così, tanto per iniziare in letizia l'anno nuovo (a proposito auguri a tutti!). O meglio, più che di soldi voglio parlare di tasse, che pur sempre soldi sono, anche se dell'argomento ne mastico assai poco e se non fosse per il mio commercialista, sarei probabilmente già ospite delle panchine comunali milanesi. Il pensiero si è affacciato nella mia mente quando scarrozzavo tra la Lombardia e il Piemonte i miei colleghi inglesi che, tra una birra e l'altra, ponevano domande a rotta di collo e alla stessa velocità prendevano appunti (è bellissimo guardare i giornalisti che lavorano...). Una di queste, rivolta se non sbaglio ad Agostino Arioli, verteva proprio su quali e quante tasse pagano i microbirrifici di casa nostra al beneamato Stato italiano e la risposta era, più o meno, le stesse che pagano i grandi birrai come Peroni o Heineken. Certo, in misura della quantità prodotta, ma il sistema era sempre lo stesso.
Ora, io lo so che viviamo in Italia, che siamo un Paese di bamboccioni decadenti (sintesi personale delle parole usate da Padoa-Schioppa e il Times), che ogni volta che rientriamo dall'estero ci piglia un magone, che già in aeroporto ti tocca aspettare che arrivino, con la dovuta calma, i poliziotti per farti varcare la "frontiera" e il controllo documenti (scena vissuta il 23/12 al rientro da Praga), che insomma il nostro sistema dia ogni giorno ragione a Indro Montanelli che una volta ha azzeccato la soluzione a tutti i nostri problemi con una battuta raggelante quanto geniale: "Dichiariamo guerra alla Svizzera e arrendiamoci subito dopo!". Ecco, io tutto questo lo so. Ma che i piccoli imprenditori, tra i quali considero anche i birrai artigianali, siano vessati in questo modo mi pare non solo incomprensibile, ma soprattutto sciocco. E' come se si volesse allenare un maratoneta, poi il giorno della gara gli inchiodiamo i piedi al suolo e saliamo in tribuna per urlargli di correre... Il poveretto ci prova pure, ma aspettiamoci di sentirci mandare aff...
Ecco, vabbé che la nostra legislazione, tanto prolifica quanto distratta se per anni le birre di frumento bavaresi non erano nemmeno considerate birre legali, non brilla per dinamismo neuronale, ma provare a fare sentire un po' di "spinta" non si potrebbe? Qualcuno forse ci aveva provato (il solito Teo credo...), ma se si coordinassero gli sforzi, rispettando i ruoli di ognuno, che succederebbe? Vero, viviamo in Italia, quindi probabilmente non succederebbe nulla, ma volevo partire con un messaggio di inizio anno che fosse concreto. Altrimenti non sarei nella mia stanzetta milanese a pigiare i tasti del pc, ma molto più comodo in una poltrona al Quirinale...

3 commenti:

matteo ha detto...

Di sicuro è il problema di tutti i piccoli imprenditori; potrebbe essere un buon modello quello degli agriturismi che, se non mi sbaglio, hanno parecchie agevolazioni fiscali in quanto valorizzano il territorio ecc ecc. Anche per i microbirrifici si potrebbe forse fare un discorso analogo. Però chi si dovrebbe occupare di fare lobby per ottenere qualcosa? i birrai? i giornalisti? i consumatori? assobirra? unionbirrai? tutti?
Saluti

Maurizio ha detto...

Ciao Matteo, il riferimento che fai agli agriturismi è giusto. Anche molti birrifici italiani fanno qualcosa per il territorio impiegando materie prime "autoctone" nelle loro birre: penso a Grado Plato, a Le Baladin, a 32 Via dei Birrai e a molti altri...
E poi, sì che si dovrebbe fare lobby. Tutti insieme almeno per far sentire una voce, avviare una riflessione, far riportare dalla stampa una posizione sull'argomento che è tanto caldo quanto una "cotta"...
Io a dire il vero un'idea l'avrei...
Bye,
Maurizio

matteo ha detto...

Racconta, racconta...