Giornata di sabato interamente dedicata al Salone del Gusto a Torino. Arrivati verso le 13 abbiamo incredibilmente trovato un parcheggio sicuro e gratuito. Il che ci ha messo nella giusta disposizione d'animo per varcare le soglie del Lingotto. Molta gente, come ricordavamo da esperienze precedenti ma nessun congestionamento drammatico tra gli spazi espositivi e le bancarelle di olive ascolane. Ogni volta che ci torno il Salone mi appare come un entusiasmante farmer's market di dimensioni notevoli. Ci si diverte, si fanno acquisti e si incontrano facce amiche. D'accordo, su qualche stand continuo a nutrire delle perplessità, ma ormai mi sono convinto che Terra Madre costituisca lo spazio filosofico-politico di Slow Food e il Salone invece una food hall dove trovi birra, formaggi, salumi, carni, spezie e via dicendo... Onestamente, abbiamo saltato con rammarico la gran parte dello spazio food (guadagnando però la gratitudine imperitura del nostro portafoglio). Certo, la colatura di alici calabrese l'abbiamo pagata qualcosina in più rispetto a quando la compriamo al food store della Rinascente, ma volete mettere l'emozione di comprarla al Salone? I prezzi, quindi, non sono vantaggiosi, in compenso si incontra un sacco di gente. Egoisticamente, mi è dispiaciuto non vedere una piazza, o via, o viale o chiamatela come vi pare, della birra. Avere tutti i birrifici concentrati facilita le visite e si risparmia sulle suole delle scarpe ma, a detta di molti di loro, la cosa non ha guastato. Massimo Versaci ha ritenuto giusto il posizionamento nella sua Liguria (la birra artigianale è in effetti anche espressione del territorio) e gli affari per molti sembrano anche essere andati meglio. Cosa da non sottovalutare visti i costi di affitto degli stand (tra i 2500 e i 3000 euro se non sbaglio)....
Fausto Marenco e Massimo Versaci di Maltus Faber |
Prima tappa quindi da Massimo e Fausto dove abbiamo trovato una Tripel in forma eccellente. Ne avremmo bevuta di più se non fosse stato per l'apparizione improvvisa di Kuaska che ci ha spostato in quel del Birrificio San Paolo di Torino dove presentava l'ultima nata dei birrai Graziano e Maurizio ovvero l'Ipè Harvest 2010, prima birra italiana prodotta con luppolo, varietà Cascade, impiegato ancora umido e coltivato in Liguria. Birra senza dubbio notevole che tuttavia ho sbagliato a bere rapidamente, senza accorgermi forse di tutte le sue potenzialità aromatiche che, a detta dei vicini, emergevano prepotenti dopo qualche minuto. Io invece, dopo qualche minuto, avevo finito il bicchiere...
Kuaska, Graziano e Maurizio |
Archiviata comunque l'esperienza ho cercato di accellerare i tempi saltando così al Baladin che custodiva in barrique una versione di Terre e una di Lune, le sperimentazioni avviate in Cantina Baladin qualche mese fa. Troppo presto, francamente, per dare dei giudizi. Lune era un qualcosa di indefinibile, mentre Terre (da barrique da vini rossi), era già più evoluta, promettente come un neo acquisto nelle amichevoli estive. La Riserva 2008 di Xyayu, invece, splendida. Con tutte le complesse e ampie sensazoni che ho imparato ad apprezzare in questa geniale creatura di Teo. Visto che si stava da Teo abbiamo pensato bene di fare tappa dal suo "compagno di merende" (in senso buono e newyorchese), al secolo Leonardo di Vincenzo. Affascinante la sua L'Equilibrista, una birra champagne estremamente elegante e raffinata. Molto contento di essere riuscito a provarla, anche se avrei detto che le uve impiegate sarebbero state di una varietà a bacca bianca e non di Sangiovese.
Per non stare solo in Italia abbiamo deciso di andare a trovare l'amico Lorenzo Fortini e il suo fantastico "temporary pub" firmato Ales&Co. Qui stazionava Alessandro Coggi e, visto il successivo via vai di facce note, era lecito sospettare la qualità delle birre in offerta. Tanto che al bancone di Ales&Co. siamo rimasti praticamente imbullonati per quasi quattro ore tra assaggi di Brewdog, credo quasi tutte, intervallate da assaggi di ostriche britanniche (mai pensato che potessero essere così buone), salami e formaggi polacchi. Il gentile signore di Brewdog di cui, comprensibilmente visto il tasso alcolico in aumento, non ricordo il nome (chi vuole può aiutare perché lo vedete nella foto qui sotto) ha stappato e spillato di tutto.
Natascia Tion, Alessandro Coggi e Michael Cameron di Brewdog |
I ricordi si soffermano sul fatto che adoro come al solito le Brewdog, chiamiamole così, normali ma sono rimasto estasiato di fronte alla Abstrakt 04, una birra quasi masticabile fatta impiegando cocco, peperoncino e caffè. Io l'ho trovata semplicemente sontuosa e bene è andata anche, subito dopo, con la Abstrakt 03 giustamente rinfrescante con una nota evidente di lampone e di mela. Dagli americani ho fatto semplicemente un salto, senza assaggiare nulla, ma rimpiangendo il fatto che appena due settimane fa ero a sole due miglia dalla Lagunitas Brewery, a Petaluma che è a un tiro di schioppo da San Francisco. Due chiacchiere con birrai di passaggio (Michele Barro) e poi si tornava in Piemonte per provare con soddisfazione l'ultima nata dei Borio Brothers (la risposta birraria a Brooks Brothers?) e un paio di produzioni di Birra Pasturana davvero interessanti (soprattutto la Filo di Fumo, di cui ho apprezzato la mano leggera e l'indiscutibile eleganza).
E, infine, sperando di non aver dimenticato nulla (ma è possibilissimo), "ultimo ballo" dal rinnovato BiDu. Ovvero, a mio avviso, una sicurezza di tutto relax perchè, a memoria, non mi ricordo di aver mai bevuto una birra del Beppe cannata. Tra l'altro la presenza al suo fianco dei nuovi soci (Marco e Nino) fa ben sperare anche dal punto di vista della reperibilità e dello sviluppo. Perchè questo è senza dubbio un birrificio che merita di crescere. La H10Op5 l'ho trovata francamente un filo meno aggressiva del consueto, ma sempre una birra da bere con gioia, in quantità e senza sofismi inutili. Bene così, adesso si tratta solo di continuare...
Birragenda "necessita" delle birre di Beppe Vento |
Questa, insomma, la nostra giornata al Salone. Non ho molta voglia adesso di trarre morali su un evento che comunque mi piace, mi permette di incontrare amici e professionisti che stimo, togliermi qualche sfizio gastronomico e fare molte chiacchiere utili. Confesso che all'uscita eravamo quasi tentati di trovare un alberghino per la notte per bissare la mattina successiva. Mi dispiace solo, e mi scuso pubblicamente, con chi avevo promesso di passare a salutare e non ci sono riuscito (gli interessati sanno di chi parlo), faccio ammenda ma alla fine ero un po', come dire, "piallato". Vorrà dire che mi toccherà aspettare Pianeta Birra a febbraio. O meglio, Selezione Birra come più opportunamente, ahimé, sembra l'abbiano chiamato...
2 commenti:
Ciao Maurizio,
nonostante sia residente nella provincia di Torino, per me questa è stata la prima volta al Salone del Gusto. Sono rimasto favorevolmente colpito da questo paradiso enogastronomico ma, a mio avviso, il costo del biglietto è veramente proibitivo. Altra pecca, come segnalato da te, una piazza della birra presente un paio di anni ma oggi assente. Mi avrebbe fatto veramente piacere vedere tutti assieme i birrifici e non impazzire nella ricerca. E' altrettanto vero che passeggiando per le varie regioni alla ricerca delle birre da gustare si ha l'occasione di fare piacevolissime scoperte :-)
In definitiva, per visitarla bene occorre un buon piano di attacco studiato a tavolino ed almeno un giorno intero :-)
Ciao Antonio, hai ragione... Tra prezzo del biglietto e inevitabili spese all'interno del Salone il costo di una giornata al Lingotto può intimorire... Visto che ormai si tratta di un food market l'entrata potrebbe anche essere gratuita ma, a quel punto, a guadagnarci poco potrebbe essere proprio Slow Food... Per l'altra cosa ti rispondo su Facebook!
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