22 gennaio 2011

Birra dell'Anno - Si discute sul concorso...

Evitato l'ibernamento in quel di Apecchio, nelle Marche, dove sono andato in visita da Tenute Collesi, c'era una nevicata più adatta a una Iditarod che a un assaggio sul posto di birre, si riattacca con il blog e con un post che, mi auguro, dia adito a un confronto tra le diverse "anime" della birra artigianale italiana. Allora, qualche giorno fa ho ricevuto un sms da Nicola Perra, birraio di solida e meritata fama del Birrificio Barley, che muoveva delle critiche alle modalità previste dall'imminente Birra dell'Anno, il concorso organizzato da Unionbirrai che vedrà la premiazione dei vincitori a Rimini, il 19 febbraio, durante Selezione Birra. Nicola, in poche parole, critica la composizione delle categorie che mettono in ballo birre diverse all'interno dello stesso campo di gioco (così, su due piedi, penso alle chiare di ispirazione tedesca, basso grado alcolico ma alta e bassa fermentazione). Il giudizio di Nicola è che "UB ha fatto un brutto passo falso sulla via della divulgazione della cultura birraria di cui, per anni, è stata promotrice".

Nicola Perra e le sue birre

Ma è la conclusione dell'sms di Nicola che mi ha allarmato: "Inutile dire che come birrificio non parteciperò a questa farsa e ciò mi spiace giacché la giuria ha tutto il mio rispetto". Niente birre del Barley dunque a Birra dell'Anno? Se così fosse la sua assenza, a mio avviso, sarebbe di quelle pesanti. Ho parlato con Nicola, anche per essere autorizzato a riferire qui i contenuti del suo sms, ed è convinto delle sue posizioni. Conoscendolo, e stimandolo, ho pensato d'accordo con lui di renderle pubbliche qui ma, allo stesso tempo, ho deciso di coinvolgere i vertici di Unionbirrai per ottenere da loro una spiegazione. A me la tecnica del linciaggio, del sasso lanciato o del pubblico ludibrio non piace molto ma so per certo che altri la pensano diversamente da me. Comunque, battute a parte, le risposte di UB sono arrivate nelle persone di Alessio Leone e di Marco Giannasso, responsabile dei corsi di formazione Unionbirrai, entrambi parte del comitato che ha elaborato le diverse categorie. Io mi limito a riproporle nella speranza che in primo luogo si possa discuterne e in secondo, è una mia speranza personale, Nicola ci ripensi.
Ecco, allora, l'opinione di Alessio Leone: "Mesi fa, al momento dello sviluppo delle nuove categorie, ci si è posti il problema se continuare con la politica fino ad allora intrapresa da UB (ossia definire una categoria mediante i suoi parametri "tecnici") oppure abbracciare la pratica diffusa in quasi tutti i concorsi birrari di chiamare ogni categoria con lo stile di riferimento, e solo dopo aggiungere le descrizioni tecniche. La seconda opzione sarebbe risultata più semplice sia per i giudici, sia per i birrai che per tutti quanti; secondo UB però questo avrebbe compromesso la nostra libertà rispetto alle tradizioni birrarie, e si è quindi optato per la prima opzione.
Posto quello, c'era la necessità di far fronte a una quantità notevole di birra iscritte nel 2010: si è pensato ad un primo ampliamento delle categorie, che è quello che avremo al campionato in arrivo. Certamente ci sono delle categorie "ibride", nelle quali confluiscono birre con parametri non esattamente uguali, ma certo neanche completamente divergenti: per esempio, poteva esserci una categoria "Kolsch", ma con due/tre birre iscritte quale sarebbe stata la credibilità della premiazione? Queste 20 categorie sono state poi testate con simulazione basata sulle 300+ birre iscritte l'anno passato.
L'unico e reale problema che vedo oggi rileggendole è una certa mancanza di immediatezza, essendo definite appunto da parametri tecnici e non nomi di stili conosciuti e condivisi. Ma davvero è l'unico difetto che vedo, in un lavoro svolto in diversi mesi da un gruppo preparato che si è trovato ad affrontare le problematiche di un mercato in continua fase di crescita come il nostro.
Credo che il lavoro, positivamente o negativamente, possa e debba essere giudicato solo alla fine del concorso".


Birra del'Anno 2011
 E di seguito, le parole di Marco Giannasso: "Leo ha espresso perfettamente le motivazioni e le modalità che ci hanno condotto a queste categorie. Vorrei solamente aggiungere che anche queste ultime si potrebbero ancora definire delle "macro categorie" in quanto sono stati accorpati diversi stili in ognuna di esse. Gli accorpamenti sono stati fatti in modo da avere diverse birre con parametri di produzione e sensazioni degustative i più simili possibili. E' chiaro che la situazione ottimale sarebbe, probabilmente, avere una categoria per ogni stile, ma, come ha già detto Leo, il numero non ancora grandissimo di birre in concorso non ci permette di fare ciò. Con l'aumentare delle partecipanti si renderanno necessarie ulteriori modifiche e nuovi ampliamenti e questo lo si farà al momento opportuno. Quest'anno abbiamo fatto già un grosso passo in avanti rispetto alle passate edizioni. Infine un'ultima considerazione: grazie ai nostri birrai, caratterizzati da fantasia ed inventiva, questa catalogazione risulterà sempre abbastanza complicata in quanto ci presentano spesso prodotti che si potrebbero definire unici. Ma del resto se anche si volessero iscrivere queste birre "particolari" ad un altro qualsiasi concorso internazionale credo che non si troverebbe neanche lì la categoria che calza a pennello per tutte le partecipanti".

Ecco, queste sono le dichiarazioni, avallate anche da Simone Monetti, di Unionbirrai. Ho già chiesto a Nicola di replicare come meglio crede (anche sul modello dei post di Claudio Cerullo); l'argomento mi sembra serio e "profondo" e Birra dell'Anno è concorso nazionale che, da sempre, per giurie e qualità ha saputo distinguersi nel panorama nazionale. Metterlo in crisi potrebbe essere un errore grave, metterlo in discussione invece è sempre legittimo. Soprattutto quando gli argomenti, e chi li esprime, merita il rispetto di tutti.




8 commenti:

BirraZen ha detto...

Vorrei esprimere, anche in questa sede, senza alcun tono polemico, che trovo un peccato che la Birra dell'Anno si svolga all'interno di un evento - cito: "Rigorosamente riservato agli operatori professionali". Non diventa così una preziosa opportunità mancata per fare conoscere le birre artigianali "al di fuori della nicchia"?

Maurizio ha detto...

Sono d'accordo con te. Birra dell'Anno avrebbe bisogno d un evento ad hoc, aperto a tutti, e comunicato al meglio. I costi ovviamente aumenterebbero ma credo che UB ci dovrebbe lavorare su lo stesso (e magari lo sta facendo) anche perché ho la sensazione che la fiera di Rimini, da un punto di vista birrario, si stia spegnendo come un cerino (vabbé, questo è anni che lo dico...)

mc100 ha detto...

Maurizio, più che altro: ha ancora un senso un concorso di questo tipo?

Voglio dire che nel secolo scorso, quando la birra italiana "di qualità" (uso questo termine in luogo dell'ormai insensato "artigianale") muoveva i primi passi e aveva necessità di farsi conoscere in qualsiasi modo, un concorso poteva servire per far parlare, per mostrare la vitalità di una scena, per mettere qualche pulce in qualche orecchio vergine.

Ma oggi che si (stra)parla di "birra artigianale" in tv, sui blog, persino in AIS, ecco, oggi che la fase pionieristica è bella e passata e occorre consolidare e fare chiarezza, che senso ha un concorso omnicomprensivo, che ammucchia birre di tipologie differenti in categorie fittizie (tanto più che in Italia siamo maestri nelle birre fuori stile)?

I concorsi mi sembrano residui di un tempo passato persino nel mondo del vino, dove però perlomeno si giudica un barolo con un barolo, e non con un barbaresco, figurarsi questo, dove si è costretti a creare dei raggruppamenti senza attinenza agli stili come sono definiti nelle varie guide classiche, solo per evitare che in qualche categoria ci sia un solo partecipante e/o per riuscire a trovare una casellina a qualche birra difficilmente inquadrabile.

Con il massimo rispetto per il lavoro di UB, che credo ci metta grande professionalità e impegno, mi chiedo a chi o a cosa serve un concorso di questo tipo: aiuta il pubblico a capire? Ai birrai piace? Davvero non esiste un modo più nuovo ed efficace di comunicare rispetto alla trita e ritrita modalità della gara?

Roberto Vecchia Orsa ha detto...

Non condivido molte le opinioni riguardo al concorsco.
Posso capire che svolgerlo in un contesto riservato alla gente del settore possa essere limitante per la divulgazione, ma non vedo comunque come possa essere divulgativo farlo in una qual si voglia iniziativa pubblica, magari avrà più avventori ma di certo la vera divulgazione si fa con i mezzi di comunicazione di massa.
Il consumatore sarà aiutato dal fatto che i vincitori potranno vantare sulle loro etichette il logo di premiazione che di certo è un segno distintivo per evidente anche presente in qualunque carta della birra ben fatta (lavoro dei pubblican primi avventori della fiera).
Per quanto riguarda il piacere o meno le categorie ribadisco il concetto che non è possibile accontare tutti, proprio perchè siamo appena usciti dal momento pioneristico e se non c'è la sicurezza che vengano iscritte tutte le 1300 birre prodotte attualmente in italia non ha neanche senso pensare di creare categorie per ogni tipo di stili conosciuto.
Inoltre, in questo caso personalmente, io partecipo al concorso perchè a prescindere dal risultato posso avere un giudizio da persone di carisma internazzionale che sa benissimo distinguere una bassa da una alta fermentazione, e mi può dare consigli o pareri sul mio prodotto in maniera professionale.
L'anno passato c'era addirittura, e spero anche quest'anno, la possibilità di discutere delle schede di valutazione direttamente con i giudici.
A me questo basta e avanza.
A meno che non si abbia la presunzione di partecipare per vincere.

Tyrser ha detto...

Per iscrivere le birre al concorso un po' di elucubrazioni sul "dove la metto" le abbiamo fatte.
Abbiamo anche pensato, per gioco, a chi potremmo trovarci di fronte nella medesima categoria.
Secondo me il vantaggio di queste categorie è che non si può scegliere e che non c'è uno storico dei vincitori. Mi spiego: se hai una birra border-line e tante categorie puoi decidere in quale iscriverla anche in base agli anni precedenti (qui si iscrive sempre la XYZ che mi distrugge allora vado nell'altra categoria).
Inoltre se avessimo 100 categorie uno potrebbe fare una birra apposta per entrare in una categoria poco battuta (se le sapesse per tempo...).
Lo svantaggio di questo concorso è che le categorie sono ampie e quindi il range degustativo sarà molto diverso all'interno della stessa categoria (esempio cat. 8 o 12)
Chi ha delle birre che si assestano sul limite basso di certe categorie probabilmente si vede schiacciato da colleghi che invece toccano il limite alto, o addirittura un birraio puo' essere "costretto" a iscrivere nella stessa categoria due sue birre molto diverse.
Infine io credo che quando un birrificio si iscrive un pensierino a vincere lo fa (almeno con una birra)...
Comunque in bocca al lupo a chi parteciperà, tranne a chi ci potrebbe battere ;-)

PS
Se poi vogliamo un nuovo spunto di "polemica" potremmo citare il fatto che le birre sono stagionali e che in questo periodo molte sono "fuori stagione". Le birre estive sono spesso più delicate e non arrivano in perfetta forma a Febbraio....

Marco "Draco" Giannasso ha detto...

Non capisco alcune cose. Perchè queste categorie vengono considerate (da qualcuno) dei calderoni quando invece sono più definite di quelle degli anni scorsi? Perchè si guarda con molta ammirazione a grandi concoresi esteri e si denigra una nostra gara nazionale? Secondo me dovrebbe essere l'occasione per confrontarsi e divertirsi, rendere sempre più grande un concorso nazionale, farlo divenire una cosa di cui andare fieri. E' un concorso e come tale ha delle regole, secondo le quali tutti dovranno giocare. Se poi si vince tanto meglio.
Ma la cosa peggiore è definire questo evento una farsa, primo perchè non è assolutamente vero e mi permetto di dirlo con cognizione di causa avendo partecipato alle ultime due edizioni.
E poi perchè mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti, prima di tutto, di coloro che lavorano duro per realizzarlo e poi di quelli che ci partecipano come giudici e non che ci credono in questa cosa.

Andrea ha detto...

Definire "farsa" il lavoro fatto in buona fede da una o più persone è come definire "merda" una birra che non piace. O sbaglio?

Angelo Ruggiero ha detto...

Mi permetto di intervenire e commentare, in quanto credo che il dibattito sulla legittimità delle categorie di Birra dell'anno sia una inevitabile conseguenza della frammentazione della creatività italiana...bisogna decidere se il male minore è avere birre uniche e inclassificabili o produrre e sottoporre a giudizio birre inequivocabilmente in stile (col rischio che poi possano prendere batoste se accostate ad altre birre più degne o a birre straniere).
In bocca al lupo a giudici e birrifici partecipanti, e speriamo che il quadro birraio italiano si definisca sempre meglio in futuro!