A scrivere di birra, vino, distillati e ristoranti non è che capita di vivere chissà quali avventure. Il massimo è provare il brivido di soffiare nell'alcoltest, resistere a enne boccali da litro durante le interviste a birrai tedeschi, evitare di addormentarsi sul bancone di qualche pub londinese o sorseggiare impavidi e di prima mattina una Rochefort 10. Ma venerdì scorso, 21 gennaio, ho preso il treno da Milano, sono sceso a Bologna, sono salito in un'auto, ne sono sceso a Fossombrone (Pesaro Urbino), sono risalito in una seconda auto per arrivare infine in quel di Apecchio, paesino di poco più di duemila abitanti ma con ben due birrifici: Amarcord e Tenute Collesi. Io ero lì per il secondo, Tenute Collesi, e questa è la scena che avevo davanti...
Bufera di neve alla marchigiana |
Cinquanta centimetri di neve soffice e un vento che giustamente la sollevava per sbattertela in faccia. Una scena alla Zanna Bianca o, appunto, da Sergente nella neve (entrambi romanzi della mia adolescenza), tuttavia uno scenario fantastico, suggestivo (leggermente rischioso solo nello scendere i gradini). Ma uno scenario che i soci di Tenute Collesi possono ammirare (beati loro) tutti i giorni dalla grande vetrata panoramica. All'interno si trova l'impianto di produzione dal quale nascono, a tutt'oggi, le sei birre firmate Tenute Collesi e distribuite in Italia dalla D&C, azienda storica nel settore e di comprovata abilità.
La gamma di Tenute Collesi |
Giuseppe Collesi e Roberto Bini sono i due soci che hanno dato vita al birrificio. Come spesso accade l'unione di passione e competenza commerciale permette loro di ottenere buoni risultati ma, visto che l'arroganza intellettuale non abita evidentemente ad Apecchio, a progettare le loro birre hanno chiamato un tecnico belga, quel Marc Knops che lavora da Achel e che è stato definito da Roger Protz "peripatetic brewer". Il risultato sono delle birre molto equilibrate, di facile approccio, eleganti e non troppo caratterizzate. Così, insomma, come le avevano pensate Collesi e Bini che puntano dritti alla ristorazione, alle gastronomie gourmet, ai winebar. Tra tutte ho trovato molto interessante la Ego, una chiara da 6% vol con aromi delicati, floreali e un finale bello asciutto, e la Ubi, ambrata (definita Rossa) da 8% vol che lascia intendere il caramello, toni di biscotto, una punta di rabarbaro, mantenendosi comunque sempre beverina. Di recente inoltre è nata la Triplo Malto, una chiara da 9% vol che vede la luce tutti gli anni il 4 luglio (anniversario del birrificio) e a tiratura limitata: sulle quattromila bottiglie. Interessante infine, ma almeno per me da approfondire, l'approvvigionamento del malto che Tenute Collesi ha risolto affidandosi al Cobi, una malteria anconetana che produce malto d'orzo per birra. Un segnale, nemmeno troppo urlato a dire la verità rispetto ad altre situazioni, che forse anche in questo campo qualcosa si sta muovendo...
2 commenti:
Un'altra conoscenza che non sapevo da aggiungere nel mio fermentatore culturale
Ps: Purtroppo per vedere la neve mi dovrò accontentare della tua foto del post, difficilmente in terra sicula quest'anno ci sarà ^^
...ma se le hai 'saggiate tutte.... allora sei tornato con lo slittino?
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