L'interno del 4:20 |
Comunque, dopo aver intonato un canto di ringraziamento al servizio taxi della capitale, ho seguito la sfavillante finale del Premio Birra Moretti Grand Cru e in tarda serata ho raggiunto il mio albergo. Dieci minuti di riflessione per decidere se schiantarmi in branda e poi, guizzo inaspettato, altro taxi con la Brasserie 4:20 nel mirino.
Del locale avevo sentito parlare quasi allo sfinimento, così come avevo sentito parlare del suo vulcanico creatore, Alex Liberati, e della sua formidabile selezione di birre. Che dire? Sono arrivato solitario come un ramingo e ho guadagnato un posto al bancone dove ho potuto cenare (morivo dalla fame e sedermi da solo al tavolo mi mette una certa depressione addosso). Quindi sono partito subito con una Gadds n°7, "pale bitter ale" a me sconosciuta e che ho trovato più che piacevole sebbene non da innamoramento fulminante. Sfogliando la carta delle birre ho potuto rendermi conto di cosa significa, letteralmente, “formidabile selezione". Birrifici neozelandesi, giapponesi, americani... Ho ritrovato perfino una mia vecchia conoscenza canadese, quel Dieu du Ciel che mi era sembrato il miglior produttore di Montreal. Insomma, una solida conferma alle voci che mi erano giunte. Una sorpresa invece inaspettata è stata la qualità complessiva della cucina. Ora, il 4:20 ha tutti gli elementi d'arredo per essere un pub sic et simpliciter: look da caverna, banco di spillatura dominante, semplici tavoli in legno, pubblico giovanile. Ma gli spaghetti cacio e pepe alla tripel rivelavano una mano non da pub (è un complimento). E sia dal punto di vista della sostanza sia da quello dell'estetica. Ottimi, a mio parere, e bella la presentazione, la spolverata di pepe sul bordo del piatto, e la scelta del piatto stesso. Estremamente convincente pure, anche se di dimensioni da "sepoltura", il Brownie alla Haandbryggeriet Imperial Stout e gelato ai due cioccolati. Un dolce-dolce che ti mette ko (da qui la definizione "sepoltura"), ma lasciandoti un sorriso di beatitudine in faccia.
Tornando alle birre ho provato e trovato molto buona la Revelation Cat Ipa. Dovunque faccia le birre Liberati, non gli si può certo dire che non abbia fatto una scelta azzeccata. E altrettanto notevole la Imperial Stout dell'impronunciabile Haandbryggeriet, che ha segnato la mia breve storia di assaggi. Di certo c'è che al 4:20 conto di tornare in future trasferte romane (tassisti permettendo), senza per questo tradire le altre "urban legends"... Sono rimasto impressionato dai ragazzini che si avvicinavano al banco e chiedevano "una birra bella amara" oppure "me ne fai una così e una cosà". Niente nomi, niente marchi. Segno che se di feticismo birrario romano si deve parlare, forse non siamo ancora al livello degli ultras di una birreria piuttosto di un'altra. La mia è una considerazione parziale e limitata, sia chiaro. Potrebbe pure essere che ormai le birrerie presenti in questa nicchia di mercato sono talmente tante che a ricordarsele tutte per nome bisogna quanto meno essere stati, prima o in un'altra vita, dei collezionisti di francobolli. Accetto opinioni diverse e/o suggerimenti...
Quando infine sono uscito nella notte romana, in attesa del taxi, ecco alcuni tizi che si cimentano in un gioco che oserei definire da pub britannico very aged, oppure da crociera sul Nilo, fate voi. Ci provano gusto e ci metto qualche minuto a focalizzare che tra loro c'è pure Liberati. Sembra divertirsi sul serio. Ma mai quanto deve divertirsi con il 4:20....
Spillatura al 4:20 |
Quando infine sono uscito nella notte romana, in attesa del taxi, ecco alcuni tizi che si cimentano in un gioco che oserei definire da pub britannico very aged, oppure da crociera sul Nilo, fate voi. Ci provano gusto e ci metto qualche minuto a focalizzare che tra loro c'è pure Liberati. Sembra divertirsi sul serio. Ma mai quanto deve divertirsi con il 4:20....
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