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La ressa davanti alle spine |
Panegirico che? Ma come diavolo scrivo? Se uno titola un post in questo modo perlomeno rivela di avere un'età databile con il Carbonio14 o forse che avrebbe preferito vivere in un'altra epoca... Comunque il panegirico non ha nulla a che vedere con il pane, ma identifica un componimento scritto estremamente favorevole a una persona che è l'oggetto del panegirico stesso. Sostanzialmente lo usavano scrittori e poeti latini per incensare l'imperatore di turno in attesa, spesso, di incensare quello successivo. Io non ho questa ambizione ovviamente, non sono un poeta e non conosco nessun imperatore. Più semplicemente provo gusto a usare termini passati di moda e, nel caso specifico, sono certo che il termine, un po' iperbolico lo ammetto, stia bene addosso a un locale e al suo titolare. Che, tanto per chiuderla con questa premessa, rispondono ai nomi dello
Sherwood Music Pub di Nicorvo (Pavia) e ad Antonio "Nino" Maiorano. La festa per il 15° anniversario è stata memorabile sotto tanti punti di vista. Innanzitutto per la temperatura, tropicale all'interno e quasi siberiana all'esterno, poi per le birre presenti, un'incredibile rassegna di produzioni italiane e straniere, poi e soprattutto, per la presenza di quasi tutte le facce note della birra artigianale italiana. Non credo di riuscire a citare tutti, e forse non è nemmeno così importante, ma fare due chiacchiere con Nicola Perra del Barley, che ti racconta della sua prossima birra "sardoenologica" (questa volta con il mosto cotto di Malvasia di Bosa), guardare (dal basso in alto) Claudio Cerullo e poi trovare la sua Orange Hops uno dei migliori assaggi della serata, annusare e prendere un microsorso della nuova "creatura" di Teo Musso (ho trovato la Lune letteralmente stupefacente, soprattutto ricordando com'era quando l'avevo provata dalla botte qualche tempo fa), è stato molto bello (aggettivo banale e corrispondente per difetto alla mia sensazione). Così come incontrare, in un'atmosfera di quasi cameratismo, Kuaska, Schigi e il suo incredibile Tripel, Alessio e Anna, Stefano Ricci, Raimondo Cetani, Bruno Carilli, Manuele Colonna, Giampaolo Sangiorgi, Luca Giaccone e tutti gli altri con cui ho scambiato due parole o appena uno sguardo.
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Nino al lavoro |
Serate come quella dello Sherwood mi riconciliano con lo spirito più autentico della birra artigianale italiana. Certo, avendo superato da qualche tempo l'età dell'adolescenza, sono consapevole che le diversità di opinioni restano, che critiche o flame (credo si dica così in linguaggio web) si scateneranno di nuovo, presto o tardi, tuttavia se metti insieme della gente con una buona birra in mano, tutto sembra più allegro, sereno e... istruttivo. Già, istruttivo, perché bere birre diverse, ascoltare le opinioni di chi ne sa qualcosa e/o confrontarsi con opinioni altrui, ti fa crescere cento volte di più che leggere blog e newsgroup o venire cazziati da qualche pseudo corte suprema. Anni fa, ricordo, dovevo intervistare, io ero alle prime armi nel settore, un enotecaro di Parma di lunghissimo corso. Bicchiere dopo bicchiere l'articolo prendeva forma, ma fu la sua ultima considerazione a colpirmi davvero: "Vuoi davvero conoscere il vino? Allora devi berne spesso...". E con questo non intendeva candidarmi alla presidenza degli Alcolisti Anonimi, solo avvertirmi che la teoria, le parole, avevano valore solo se supportate da una conoscenza concreta, pratica ed effettiva dell'argomento. Una conoscenza, ovviamente, sviluppata con cervello e non solo con il palato e lo stomaco.
Ma, tornando allo Sherwood, ho ancora due immagini vividamente stampate nella mente. La prima è la microconversazione avuta con Giorgione del Mastro Titta di Roma. Non lo consideravo una semplice leggenda solo perché l'avevo già visto dal vivo a Rimini in qualche Pianeta Birra, ma incontrarlo è stato quanto meno scombussolante. E poi sentire Nino quasi commosso dall'affetto dimostratogli da tutti i presenti con la loro presenza (questo è un passaggio stilisticamente fantastico...). Una persona come lui è più preziosa per la birra artigianale italiana di quanto potrebbe sembrare. E così, dopo un giorno di decantazione, ecco due idee "brillanti" post Sherwood che mi sono venute in testa. La prima è quella di creare la nazionale di rugby della birra artigianale italiana. Con Giorgione, Claudio Cerullo e Riccardino Franzosi abbiamo già un bel pacchetto di mischia. Poi diamo la palla a Giovanni Campari, che mi sembra quello più in forma, e speriamo bene. Tutti gli altri a dare man forte come possono. La seconda idea è invece quella di convocare una sorta di "Stati Generali" della birra artigianale italiana, una volta l'anno, allo Sherwood (c'è pure il parcheggio!). Si beve, e quello mi pare scontato, si mangia il risotto perfetto che ho forchettato prima di andare via (complimenti allo chef) e si discute in commissioni suddivise per argomento (produzione, distribuzione, comunicazione, affari economici...). Credo che una due giorni così potrebbe valere più di qualunque Rimini. E allora... lunga vita allo Sherwood e a Nino!
5 commenti:
Avrei solo un'aggiunta per quanto riguarda la nazionale di rugby: il vichingo della Birroteca di Greve che mi sembra risponda al tenerissimo nome di "Piso".
Tra le destinazioni birrarie nell'elenco manca BARCELLONA!!! Io ho assaggiato le migliori birre in Spagna
Questa è una di quelle cose che solo se ci sei stato sai cosa vogliono dire. E aprire il rubinetto e riempire un bicchiere in questi posti mette i brividi.
Ragazzi è stata una serata surreale! Mi son sentito per metà come un appassionato di cinema alla notte degli Oscar in mezzo agli attori di Hollywood e per l'altra metà come Charlie Bucket nella fabbrica di Cioccolato!
Bè, e i WorkinProgress? Che chicca di Nino!!
@Anonimo: Barcellona? Non l'avrei mai pensato, ma leggendo qualche report post Crociera forse hai ragione... Però non credo che Barcellona avrebbe potuto contendere il primato a Londra o a Bruxelles...
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