16 febbraio 2011

BQ, atto terzo sui Navigli

Tutto si potrà dire di Paolo Polli tranne il fatto che non abbia idee e il coraggio di realizzarle. Quando l’ho conosciuto, lo ammetto, non avevo la più pallida idea di chi fosse se non che quella di un tizio che stava per aprire un beershop dalle parti di via Piero della Francesca. Bene, mi ero detto, andiamo a vedere questa nuova vetrina della birra in città… Da quella volta, l’ineffabile Paolo è diventato rapidamente un protagonista di questo mondo un po’ agitato ma, alla fine dei conti, divertente. La nascita dell’associazione ADB, la fiera della birra artigianale, il campionato per birre e per degustatori di birra, la rivista BQ. Una serie di cose che prima erano annunciate e poi realizzate. Onestamente, lo confesso ma Paolo lo sa, trovavo alcune idee di Paolo un po’ strampalate, forse azzardate. Ma più volte mi sono dovuto ricredere. Certo la rivista è naufragata, una ipotetica guida alle birre artigianali non è mai decollata, ma nel frattempo ci sono stati i corsi, alcune delegazioni regionali, il birrificio Baüscia, la collaborazione con Franco Trentalance e, infine, i locali ad alta vocazione birraria: i BQ, appunto. Mi piace ricordare anche lo stile con il quale era stato accolto nella piccola ma agguerrita comunità di appassionati. Una Royal Rumble, più o meno, ovvero una fantastica rissa tipica del wrestling americano. Polli, novello Hulk Hogan, a volte provocava, a volte si difendeva, a volte veniva mandato a quel paese per sempre. Sembrava avesse spaccato il movimento in due come una mela. C’era chi indubbiamente lo amava e chi, altrettanto indubbiamente, lo odiava. Ora mi sembra che il clima sia diverso e ogni tanto mi chiedo il perché. È più simpatico Paolo o sono più simpatici i suoi tre locali e le fiere itineranti? Chissà…
Il terzo BQ di Milano
All’inaugurazione del terzo BQ c’erano comunque alcuni volti noti e forse parecchie “firme digitali”. Sicuramente un discreto numero di persone che fanno ben sperare per il futuro di questa terza “ambasciata” del crescente “impero di Polli”. Tinteggiature dell’ultimo minuto a parte, il locale è spartano (a dir poco) ma le spine sono molte e, per quello che ci interessa, è questa la cosa più importante. Dieci spine normali e dieci pompe con una rappresentanza variegata del mondo artigianale italiano. Io ricordo di aver bevuto un po’ di tutto: la Burocracy di Brewfist (complimenti, bel debutto), la Zona Cesarini di Toccalmatto, la Confine di Bidu, la Bitterland di Doppio Malto, La30 del Baüscia e qualche altra cosa che però mi è sfuggita. Nel complesso molta soddisfazione, molte chiacchiere informali e l’atmosfera scanzonata quando si sta insieme con una birra in mano. Eh sì, sono davvero lontani i tempi in cui Unionbirrai e Polli si guardavano negli occhi con le dita sul grilletto. Ora sembra quasi che l’amore trionfi. Sarà merito de La30?

1 commento:

Ivano ha detto...

"Ora sembra quasi che l’amore trionfi."
.........era ora, il bene della birra artigianale dovrebbe superare qualsiasi controversia......