Berlina, una Ipa in Patagonia |
Mi capita sempre più spesso, ma credo che tra Belgio e Stati Uniti la cosa abba preso dei risvolti quasi drammatici. Non faccio in tempo a dire quanto mi piace una certa birra che subito mi ritrovo a berne una diversa. E' colpa mia, ovviamente. Ma da un lato sono attratto dalle novità, dalle birre che non ho mai provato, da quelle che trovo solo sul posto perché la distribuzione è prettamente locale. Dall'altro però ho nostalgia di quando bevevo una pinta dietro l'altra di Guinness, in Italia, o di Courage Best Bitter, nelle vacanze studio in Inghilterra. Mi mancano insomma le birre "d'affetto", quelle che ti davano una certa sicurezza, quelle del "vado al pub a farmi una ...".
Oggi, vuoi per mestiere vuoi per passione, provo questa e quella. Passo da una stout a una saison, quando riesco a rimanere negli stili certi, assaggiando e assaggiando. Di rado, riprovando. La mia cantina rispecchia i tempi: non credo di avere più di due etichette uguali e se qualcuno mi chiede quale è la mia birra preferita, mi rifugio nella risposta classica anche se vera "è impossibile da dire, dipende dal momento, dall'umore, dall'abbinamento, etc...". Oppure in quella, meno classica ma altrettanto vera: "la miglior ultima birra che ho bevuto".
Certo, credo che la moltiplicazione di etichette birrarie che c'è stata negli ultimi anni in Italia sia una fortuna per tutti gli appassionati e per chi, come me, scrive per mestiere di birra. L'ampliamento della scelta è sotto gli occhi di tutti e si va da importazioni organizzate e continuative di piccoli birrifici a singoli fusti "extrafantaspecial edition" che arrivano una volta l'anno e in selezionatissimi locali. Ma se dovessi dire quale è la "mia" birra.... In tutta onestà, dovrei allargare le braccia. Non si stava meglio quando si stava peggio, questo è chiaro. E' solo un pizzico di saudade che ogni tanto mi piglia...
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