9 novembre 2010

Cambio vita (e pure birra...)

Come dicevo ieri, una delle più belle scoperte fatte al Merano Wine Festival  è stata la birra San Biagio prodotta nell'azienda agraria Monastero di San Biagio a Nocera Umbra. Ne avevo solo sentito parlare anche perché avevo conosciuto il loro "beer creator", ovvero Giovanni Rodolfi, come uno dei manager di punta di Heineken Italia. Questo almeno fino a un paio d'anni fa, circa. Ora Rodolfi ricompare nel "cuore verde d'Italia" facendo birra in un posto che, visto in foto, appare come l'ideale buen retiro per chiunque non riesca a sopportare il peggio, e francamente ce n'è abbastanza di questi tempi, di Milano.

L'azienda agraria Monastero di San Biagio
L'ex (a questo punto) monastero si trova a circa 750 metri di quota al'interno del Parco del Monte Subasio e fa parte di una azienda agricola e biologica ci circa 50 ettari. Quattro le birre stabilmente in produzione per un volume complessivo che dovrebbe raggiungere quest'anno i 100 mila pezzi. A Merano ne ho assaggiate tre più una fuori catalogo. La prima, la Verbum, è un'ottima weizen da 5,2% vol molto delicata ma elegante, con note di frutta bianca e camomilla, quasi una carezza nel palato. Mi ha proprio convinto. Molto meno, onestamente, la Gaudens che vorrebbe essere una pils sempre da 5,2% vol, ma sembra un po' debole, poco caratterizzata per quanto gradevole. Insomma, ha un'aria da rullaggio in pista senza decollo. Vola già invece molto bene la Monasta, birra che si ispira "alle antiche tecniche produttive dei monaci trappisti". Prodotta con orzo italiano, come tutte le altre, vede la partecipazione di miele millefiori della zona e alloro. Alloro che la caratterizza senza stravolgerla, un tocco distintivo che a me è piaciuto parecchio. Anche perché, con i suoi 7% vol, la si beve volentieri, facilmente e a lungo.


Giovanni Rodolfi
Soddisfatto quindi degli assaggi fatti ero allora pronto a passare oltre, ma due minuti di chiacchiera in più mi hanno permesso di assaggiare l'ultima loro birra dell'unica bottiglia (non etichettata) che si erano portati in Alto Adige. Una kriek in buona sostanza, a fermentazione spontanea e aggiunta di ciliege varietà Moretta di Vignola. Non essendo, confesso, un fanatico della tipologia "spontanea" l'ho trovata una meraviglia. Una birra da aperitivo che mi avrebbe permesso di attraversare la strada e affrontare a testa alta uno stinco e un piatto di canederli al burro fuso. Una acidità bella convinta ma non sgraziata, un profumo di ciliege ovviamente ma anche di mandorle e tanto altro ancora, dissetante e determinata senza essere iper aggressiva. Ripeto, non essendo un fanatico, me ne sono quasi innamorato. Non ho idea di quante bottiglie ne facciano ma spero che la mettano in produzione tutti gli anni.

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