Il salone del Marriott Hotel |
Per la serie: se le idee sono buone, vanno avanti anche senza "padrini" e patrocini vari. Una serie a tiratura limitatissima in Italia dove nulla sembra muoversi senza avere conoscenze, amicizie, parentele, appoggi, tutele e via di questo passo. E' per questo che ho deciso di buttare giù due righe sul Milano Whisky Festival che si è concluso da un paio di giorni. Perché questa iniziativa è partita da due appassionati milanesi che l'hanno lanciata nel 2006 coinvolgendo aziende grandi e piccole, collezionisti e imbottigliatori e tutto quel variegato mondo che ruota attorno al whisky. Che tuttavia, quando hanno lanciato il festival, si poteva solo presumere che esistesse. Insomma, la loro è stata una bella scommessa, priva di benedizioni slowfoodiane o di qualsiasi altra associazione, ed è stata una scommessa vinta. Trecento persone nel 2006 ("più o meno i nostri amici", hanno detto gli organizzatori), oltre 1500 l'edizione 2010. Non si tratta di numeri monstre, sia chiaro, ma una crescita effettiva è sotto gli occhi di tutti.
Glenrothes Memories |
Numeri a parte, il Whisky Festival ha molti pregi (tranne forse quello della location, il Marriott di viale Washington è davvero complicato da raggiungere con i mezzi pubblici): gente appassionata senza eccessi e isterismi, folla contenuta e pertanto atmosfera vivibile, prestigio assoluto di certe etichette e poi le birre. Esatto, un piccolo spazio l'anno avuto anche le birre e non solo per "parentela di malto", ma per via degli invecchiamenti in botti già destinate al whisky. Brewdog, Dark Island, Harviestoun Ola Dubh, Birrificio del Ducato. Un mix di Ales&Co. più "roncoliani" gestito da Stefano Allera, insomma. A me è piaciuta la Dark Island Reserve, solo a me però, e me ne sono pure pigliata una bottiglia. Birra impegnativa, non c'è che dire. All'inizio mi ha asfaltato la lingua ma, dopo un secondo o due, mi ha lasciato una positiva impressione di grande profondità, struttura, leggera astringenza. Comunque sia, una bottiglia basterà per una tavolata di amici.
Port Dundas e Bulghur |
Devo ammettere comunque che, benché il festival mi sia piaciuto molto, di whisky in realtà ne ho assaggiati pochissimi. Colpa mia, colpa delle birre (alle quali mi sono invece dedicato con più dedizione), colpa delle quattro chiacchiere con Schigi e Stefano Ricci, ma alla fine ho provato solo due vintage di Glenrothes, distilleria dello Speyside alla quale sarò sempre grato per avermi fatto vedere di persona alambicchi e paesaggi mozzafiato. Un aspetto, non mi stancherò mai di ripetere, che tutte le distillerie dovrebbero coltivare con maggiore attenzione rispetto alle, comunque valide e interessanti, degustazioni milanesi.
E in tema di degustazioni, coincidenza astrale, eccomi due giorni dopo alla serata delle Special Releases organizzata da Diageo, gruppo che controlla, oltre alla beneamata Guinness, un pacchetto sfavillante di distillerie scozzesi. Quattro i single malt in degustazione (Talisker 18 anni, Port Dundas 20 anni, Rosebank 21 anni e Clynelish Distillers Edition) abbinati a piatti della cucina libanese. Abbinamenti perfetti e quasi stupefacenti (su tutti il Port Dundas con il Bulghur, piatto di grano tenero scuro cotto con verdure fresche e spezie dolci) e distillati fuoriclasse. Su tutti, a mio parere, svettava comunque il Talisker dagli unici profumi di torba e di alghe salate. Le stesse che avevo avuto modo di vedere quando ero stato sull'isola di Skye in visita alla distilleria. Che dire? Sarà un caso se ho un debole per i distillati che ho potuto bere sul posto?
4 commenti:
se ho capito bene quale era il banchetto Diageo, il Rosebank 21 l'ho assaggiato al MWF. ultimo prima dell'uscita, da ribaltarsi... buonissimo
Sì, grande whisky anche secondo me. Anche se il tipo che lo presentava sosteneva che era di gusto molto "femminile"... Bah, io lo trovavo straordinariamente elegante, ma adesso mi sto interrogando sulla mia natura...
Ciao Maurizio,
spiace non averti incrociato, Schigi e SR invece li ho beccati.
Giusto per scassare un po', il Port Dundas e' un grain e non un single malt.
Il Rosebank "femminile" è un classico stereotipo utilizzato per questa distilleria (in genere per gli whisky delle lowlands) forse anche per nascondere il fatto che l'hanno chiusa, sbagliando, per tenere aperta Glenkinchie (che è quelle 5 categorie sotto).
Slainthe
Ciao Davide,
anche a me spiace di non averti incrociato, ma sarà per la prossima volta.... E grazie per le precisazioni!
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