Le facce sono le mie innanzitutto. Pianeta Birra edizione 2007 è stata come le donne e i motori ovvero gioie e dolori. Per prima cosa mi sono reso conto che a stampellare si fa una fatica tremenda con temperatura corporea a livello sauna finlandese e braccia doloranti nemmeno avessi fatto cento flessioni (un numero per me nemmeno avvicinabile...). Fortuna ha voluto che Valentina, la mia fidanzata-collega, recuperasse una carrozzella da invalidi con la quale guadagnare quelle poche sale che dovevo raggungere a tutti i costi. Così attrezzato sono almeno riuscito a presentare degnamente la seconda edizione di Birra ai Fornelli (con tanto di recensione in tempo reale sul Giornale e anticipazioni su www.mondobirra.org) e a ricevere il premio per la stampa assegnatomi, al primo anno, da Unionbirrai. Ovviamente sono molto felice per entrambe le cose (spero anche che il premio non costituisca un'una tantum ma prosegui per stimolare i colleghi a dedicare maggiore attenzione alla birra artigianale), ma solennemente frustrato per aver mancato decine di appuntamenti, non visto amici e operatori, saltato interi quartieri della fiera. Mi dispiace, e mi scuso con chi legge e nei giorni riminesi si chiedeva dove ero finito), ma la sedia a rotelle era a "spinta manuale" e il fatto di dover andare a 2 all'ora mi faceva incazzare ancor più che stare fermo...
Che dire ordunque della fiera... Mi è sembrato innanzitutto che fosse meno brulicante del solito. La cosa di per sé non è negativa visto che spesso il brulichio coincideva con una varia umanità più interessata a sbirciare sotto le minigonne delle standiste e a scolare qualsiasi forma di liquido senza porsi troppi interrogativi. Bello lo spazio Unionbirrai con maggiori possibilità per i singoli produttori di mettersi in luce e intrattenere rapporti, professionali e non, bello anche lo spazio degustazioni in loco con l'unico problema a mio avviso che qualche voce di relatore si perdeva un po' (a parte quella di Kuaska che ormai sembra un oratore da Foro Romano) e degne di nota le birre che ho potuto assaggiare (drammaticamente poche). I miei migliori personalissimi voti di eccellenza li dò all'Imperiale di Leonardo Di Vincenzo (quasi inquietante, anche al Salone di Torino avevo trovato fantastica la KeToReporter, Leonardo non sta sbagliando un'uscita...) e la Enhanced di Panil (una goduria con quelle punte di legno e di agrumi al naso e una morbidezza da contropiede in bocca). Mi sono piaciute molto anche la Utopia, la Milk Stout della maltese Farsons (su cui mi sono sbilanciato chiedendo al produttore di non modificarla in senso alcolico quando arrivasse in Italia, vizio diffuso tra i produttori stranieri), la Smoke Jumper di Left Hand (pazzesca per l'affumicato da speck e scamorza, ma difficile da dimenticare), ancora la Barriquee Sour di Panil (più la bevo e più mi ci affeziono) e la Nina del Baladin. Quest'ultima bevuta in piazza Tre Martiri dove era stato collocato un impianto firmato Unionbirrai e dove non posso non ringraziare Marco Bellini e i suoi amici per l'ospitalità (e per un piatto di pasta "salvavita" fatto a regola d'arte)...
Insomma, la mia fiera è stata sicuramente anomala, ma se non fossi arrivato a Rimini sarei ancora qui a mangiarmi le mani. Non c'è nulla come il clima che si respira a Rimini tra persone che potranno pure avere idee e caratteri diversi, ma sono tutte accomunate dalla stessa passione... Finale troppo buono e sdolcinato? Allora diciamo che se mi auguro che Rimini mantenga la "piazza birraria" in Italia ci sono state due cose davvero vergognose per una manifestazione fieristica che vuole stare al passo con i tempi. La prima riporta al probema parcheggio: un amico che è uscito il lunedì alle 18,15 è stato fermo più di un'ora per poi raggiungere il centro città alle 20... Una follia! Io, arrivato ai "tornelli" (si dice così?) con due-dico-due bottiglie di birra ricevute in omaggio (grazie Leonardo e grazie Paolo) sono stato fermato dal cerbero di turno... Nemmeno come giornalista puoi portare fuori un paio di bottiglie (ma nemmeno, come ho visto, una Coca Cola o una bottiglietta Pago) e questo mentre uscivano dalla fiera torme di operatori (?) e professionisti (?) cantando a squarciagola come gli Alpini sul Piave. Presumo ubriachi di contratti conclusi.... Carlo Odello, esimio collega e amico (www.odello.it) ha ricevuto lo stesso trattamento per due bottiglie di grappa di cui, sono sicuro, avrebbe voluto fare bombe incendiarie... Anzi, alla sua incazzatura, visto che le bottiglie erano state scelte per una cena di lavoro, gli è stato proposto di fare un bel fifty-fifty...
La serietà si vede dai dettagli. Così come la fiera migliore.
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