29 settembre 2006

Una birra per l'inverno


Prize Old Ale. Gran birra, non c'è che dire: profumi di datteri e fichi secchi, di quei canditi che si trovano nel panettone a Natale. Molto alcolica indubbiamente, ma che mette addosso un bel calore piacevole.... Ho fatto comunque la cavolata di berne una, imbottigliata nel 2005, qualche giorno fa ed è stato un po' come spezzare un germoglio o aver incontrato Mozart da bambino.... Tutte le potenzialità inespresse che, un giorno, sai già che diventeranno qualità certe... Vabbé, comunque mi consolo pensando a una Samichlaus del 2000 che tengo in cantina in occasione della giusta serata invernale e del corretto crepitare della legna che brucia nel camino.
Che dire allora? Se trovate bottiglie di POA acquistate e non fate come me: tenetele al buio, in verticale e scordatevele....

21 settembre 2006

Io ho firmato (sperando serva...)

Non è un problema di sementi e di agricoltori, qui a rimetterci siamo tutti. Sono certo che se non diffondi questo appello non assicuri ne alle sementi ne a te stesso un bel futuro e sono altrettanto sicuro che salvare un po' di sementi antiche garantirà una possibilità di maggiore libertà e benessere a tutti. Anche un semplice seme di ortaggio tradizionale e contadino, solo perché non registrato, diventa un seme proibito! Lo sai che i contadini NON possono più scambiarsi fra di loro sementi e piante? I contadini NON possono seminare se non le sementi ammesse per decreto?che i semi degli ortaggi di qualità ibrida F1 (quasi tutti prodotti dalle multinazionali) non si possono riseminare se non penalizzando fortemente la possibilità di raccolto? Che le antiche varietà tradizionali (che non pagano royalties a nessuno) vanno gradualmente a perdersi, perché cancellate dai registri europei e allora diventano proibite per la semina e sono destinate alla probabile estinzione? Inoltre le varietà moderne, sia ortive sia agrarie, sono commercializzate con l'unico scopo di favorire una agricoltura industriale e la grande distribuzione organizzata. Gli ortaggi devono essere capaci di superare raccolte meccaniche, imballaggi meccanizzati, lunghi viaggi refrigerati. Dipendono dalla chimica sia per le concimazioni sia per i trattamenti fitosantari. Devono avere un bell'aspetto ma spesso mancano di un buon sapore. Non sono certo adatti per gli orti familiari e per la vendita diretta di prodotti in fattoria.
Partecipa alla petizione lasciando la tua firma http://www.biodiversita.info/modules/xfguestbook/index.php

Xyauyù, l'ultima magia di Teo


Aveva stupito tutti fin dagli esordi con una Super dal nome quasi banale, visti gli sviluppi successivi, ma di fattura tale da poter essere paragonata ad alcune delle migliori birre abbaziali belghe di nobile “stirpe”. Nel corso degli anni ha saputo confermarsi con una blanche, una saison, una kriek. Insomma, il mastro birraio piemontese Teo Musso, deus ex machina dell’ormai celeberrimo Le Baladin, ha raggiunto il vertice della qualità birraria artigianale accettando e vincendo sfide che pochi avrebbero intrapreso. E ci ha abituato ad almeno una “sorpresa” annuale, segno insindacabile che la sua creatività va di pari passo con la sua competenza. Così, dopo essersi recato in Scozia a recuperare lieviti da single malt da utilizzare per una sua birra, la giustamente denominata Elixir, e aver realizzato una birra, unica forse al mondo, con il metodo Solera, ora ci riprova sulla strada, anch’essa sperimentale, dell’ossidazione. Il risultato è una birra, che di questo si tratta anche se all’assaggio potrebbero esserci delle perplessità, dal nome quasi impronunciabile: Xyauyù. Impronunciabile, ma da imparare a memoria, perché è, a nostro avviso, una delle creature di Teo che lasceranno un segno indelebile nelle cronache brassicole italiane. Il debutto ufficiale è previsto per l’autunno incombente, ma avendo avuto la fortuna di provarla proveremo anche a raccontarla: nessuna schiuma né alcuna percepibile frizzantezza, il colore è quello dell’ambra scura, paragonabile a un cognac. Al naso è un trionfo di note dolci del caramello, fruttate dei datteri che si mangiano a Natale, ma con la fantasia si va anche al calore dei Tropici, ai profumi della frutta secca con delle nuances leggermente salate che ricordano la salsa di soia. Ci si coordina un secondo per ricordarsi che si tratta di una birra e al palato si è invasi dalla sensazione tattile della seta, dei vini da appassimento che si producono a Pantelleria. Il dolce non è stucchevole, con note aggiuntive come quelle riconducibili ai fichi maturi, il corpo maestoso, la persistenza lunghissima in bocca, infinita nella mente. Capolavoro? Decidete voi, che la Xyauyù la potrete trovare nei negozi specializzati, nelle enoteche di mentalità aperta e, ce lo auguriamo vivamente, nei ristoranti lungimiranti. È birra da solitudine, da “divano” come l’ha definita Teo stesso, ma anche da fine cena, da sigaro, cubano non toscano, da fine giornata se si è fatto qualcosa per meritarsela, insomma.. da fine del mondo. Anche perché la scadenza, enunciata testualmente nella retroetichetta, è proprio “la fine del mondo”. Che speriamo tardi ancora un po’ ad arrivare, finché Teo continua a fare birre così.
da Vie del Gusto - Settembre 2006

19 settembre 2006

Che cosa è buono e che cosa non lo è? E' buono quello che piace o è buono quello che corrisponde a una certa aspettativa, intellettuale peraltro, del gusto? Me lo chiedo da un po' di tempo andando alle degustazioni di qualsiasi cosa sia alimentare... Fino a che punto dobbiamo scervellarci per trovari aromi lontani come ricordi d'infanzia, note imprendibili anche per l'Uomo Ragno, sentori sfuggenti come un borseggiatore d'autobus...

Così fan tutti...


Giornalisti e non, tutti ormai hanno un blog... E allora eccomi qui per cercare di creare uno spazio dove fornire informazioni e sviluppare, se possibile, discussioni.... Di mestiere faccio il giornalista e mi occupo di BIRRA, VINO e FOOD in generale... Ci sono lavori migliori del mio, soprattutto in termini di reddito, ma è sempre meglio che lavorare in miniera...
Non riesco a pubblicare tutto quello che voglio e alcuni commenti probabilmente interessano a pochi, per questo motivo ecco il blog... Vediamo che succede...