30 settembre 2009

Back to Birra e Vino


Terminata la lettura del libro di Charles Bamforth, Birra e Vino, posto qui qualche impressione visto anche l'interesse condiviso con Arzaman, Luca e Tony. Allora, confesso innanzitutto che i romanzi di Don Winslow sono andati via molto più velocemente, ma Birra e Vino non è stato nemmeno come affrontare l'Ulisse di Joyce. Qualche perplessità, comunque, me l'ha lasciata. A parte l'errore, spero di traduzione e/o di ubriachezza, di definire il luppolo un cereale (per due volte a pagina 35), tutto l'impianto risente di una visione molto industriale nella fabbricazione della birra che rispecchia le esperienze dell'autore, ma anche un po' di spocchia verso i piccoli artigiani considerati dei dilettanti allo sbaraglio. Quello che per la grande azienda è vanto, leggi uniformità di prodotto nei secoli dei secoli, per l'artigiano è iattura. Io francamente credo ci sia spazio per tutti e che un mercato maturo possa offrire buone chance ai grandi, questo è abbastanza ovvio, ma anche ai piccoli...

Al libro però, un merito lo attribuirei ed è quello di rivendicare un po' di orgoglio alla categoria birra, cercando di metter in luce tutti i passaggi complessi della produzione e dando fiato alle possibilità di abbinamento, alla cura nel servizio e sottolineando la medesima dignità della birra verso il vino. Tralasciando naturalmente le battute verso quest'ultimo... Un po' tristanzuole...

11 settembre 2009

International Beer Challenge a Londra


Una toccata e fuga in quel di Londra con la consueta depressione al rientro in Italia. L'occasione mi è stata data dall'International Beer Challenge dove ho svolto (spero bene) il compito di giudice, unico italiano insieme ad Agostino Arioli. La mia prima esperienza in un concorso internazionale è stata intensa e vibrante, soprattutto perché queste sono occasioni dove ovviamente si assaggia molto ma si impara ancora di più. Il fatto poi di essere stati praticamente imbullonati per tutto il tempo al White Horse ha reso la cosa ancora più entusiasmante perché pur testando una cinquantina di birre, da leggere lager fino a impegnative wood aged, farsi una pinta in piedi appoggiati al bancone del bar è per me la sensazione più gratificante. Ergo, serata prima del concorso a bere al WH, giornata successiva spesa in assaggi, finale con ultimi giri di pinte e trasferimento finale al The Rake, piccolo ma sapiente pub in Borough Market per passare in rassegna quasi tutte le birre di Brewdog con finalone di due diverse annate di Tokyo. Fantastico tutto, anche l'allarme antincendio suonato alle due di notte nel mio alberghino di Fulham Broadway. Infine qualche considerazione anche per spiegare la foto scelta: gli assaggi erano tutti naturalmente alla cieca; provare diverse categorie senza delle nette interruzioni (impossibili per questioni di tempo) facilita le prime birre della categoria "superiore" (ovvero dopo tante lager, alcune davvero acquette, la prima bitter ale mi è sembrata paradisiaca); gli assaggi del mio tavolo si sono conclusi, lo abbiamo saputo solo dopo, con tre annate diverse della famosa o famigerata Utopias di Samuel Adams (la foto) che, a onor del vero, non mi ha entusiasmato follemente. La bottiglia è da scaffale dei memorabilia su questo non discuto, ma mi è sembrata un po' sbilanciata, "violentemente" alcolica, troppo muscolare... Insomma, non la mia birra anche se, in una versione, un ritorno di aromi vanigliati era senza dubbio interessante...
Di Brewdog invece parlo bene: Punk Ipa, Edge e Trashy Blonde erano eccellenti, della Tokyo onestamente ho apprezzato di più la vecchia annata perché mi sembrava più fine e austera, più completa. La nuova Tokyo alla spina l'abbiamo ordinata in bicchieri da assaggio ovvero un terzo di pinta allo stratosferico costo di 6 sterline l'uno. Non male, no? Se adesso Agostino aumenta i prezzi al Birrificio sapete da dove gli è venuta l'idea... ;-)