29 settembre 2008

Goloso... pure io!


Ho aspettato di leggere la mia firma prima di dare la notizia, ma da oggi sono salito a bordo del vascello di Identità Golose pensato e realizzato da Paolo Marchi con una bella pattuglia di collaboratori. O meglio, della Guida, figlia legittima del congresso di cucina d'autore organizzato a Milano verso la fine di gennaio (www.identitagolose.it). Non che la cosa debba per forza scatenare applausi o complimenti, spero nemmeno contumelie, perché ormai sono lontani persino i tempi in cui almeno mia madre mi faceva i complimenti per le mie apparizioni su questo o quel giornale. Ma visto che questo è il mio blog, permettetemi di farmi i complimenti da solo. Onestamente non avrei mai pensato di entrare a far parte di una confraternita guidarola, un po' perché rimango un dannato individualista e non ho mai amato i lavori di gruppo (nemmeno a scuola quando riuscivo a entrare in squadra con ragazze tremendamente secchione) e un po' perché mi ero fatto l'idea che i team dietro le guide funzionassero un po' come le logge massoniche. Ma quella di Marchi, e la squadra che gli sta dietro, mi stava simpatica e il congresso 2008 mi aveva lasciato a bocca aperta. In più, stamane, alla presentazione stra-affollata da Peck per un attimo ho provato l'insolita, ma piacevole, sensazione di far parte di un gruppo. Precisiamo: di schede ne ho fatte solo 6, una goccia appena nel complesso, e dal punto di vista economico la mia partecipazione alla Guida non mi ha reso più ricco. per cui queste righe non vorrei fossero lette come una piaggeria, ma ho potuto mettere le gambe sotto delle tavole veramente memorabili, almeno per la mia esperienza, mi sono divertito molto e ho visto dei posti dove credo non sarei mai andato di mia spontanea iniziativa, infine conosciuto delle persone speciali, gli chef, i maitre e i sommelier, che mi hanno regalato pensieri e idee che mi hanno arricchito. Tanto quanto i loro piatti e il loro servizio mi hanno gratificato, e pure un po' ingrassato. Quindi, bene così, e al prossimo post.

11 settembre 2008

In riunione permanente


Per la serie "vicissitudini lavorative della solita ripartenza post ferie d'estate". Con una domanda a dir poco ossessionante: nelle grandi, ma anche medie, aziende quanto tempo si trascorre in riunione? Me lo chiedo perché mai come in questi ultimi giorni le mie telefonate sono state rimbalzate da, appunto, riunioni. Prevengo subito la domanda legittima: non erano scuse per evitare il contatto, perché poi ricevevo sempre un sms o una mail di scuse e di promesse. Ma il dato di fatto rimane, una volta è l'ufficio stampa, un'altra il marketing, un'altra le vendite. Settembre non è, per me, il mese della vendemmia, ma il mese delle riunioni.... Davvero, le ultime due settimane le ho vissute quasi con l'angoscia che stesse per succedere qualcosa di "cataclismatico" nel mondo del beverage italiano. Mi stavo quasi preoccupando, seriamente. Di che cosa diavolo si parla in queste riunioni che iniziano la mattina e vanno avanti fino a sera? Che stravolgimenti vengono programmati in estate, magari sotto l'ombrellone, e poi pianificati al primo cader di foglie.... Il mio, perdonate, è lo sfogo di un cronista che si è sentito quasi alle prese con un caso Watergate, tanta la riluttanza dei miei interlocutori a rilasciare una dichiarazione. Senza dubbio una sensazione esaltante, si fosse trattato veramente di un caso Watergate... E poi, lungi da me fare qualsiasi ironia, ma mai come in questi giorni mi viene in mente un foglietto, regalatomi da una collega ai tempi della mia vita da dipendente, dove era scritto: "Stanco di lavorare? Organizza una riunione".

2 settembre 2008

Imperiale.... marchigiana!


Ormai le birre artigianali spuntano come funghi dopo una pioggia autunnale (poetico, no?). Tanto che l'emozione di incontrarne una nuova si smorza nella frequenza sempre più elevata, nel senso e per fare un paragone che il primo bungee jumping della tua vita ti fa schizzare l'adrenalina, ma se lo fai tutti i giorni dopo una settimana ti accorgi che è come saltare giù dal letto la mattina. Tuttavia come si fa a non acchiappare la bottiglia e metterla alla prova, soprattutto quando non hai mai sentito parlare del produttore ma invece il nome della bottiglia ti ricorda un altro produttore, assai più noto. Così l'Imperiale delle Tenute Collesi, ad Apecchio (Marche), va a cozzare con la più celebrata Imperiale di Leonardo Di Vincenzo. Le birre sono profondamente diverse e per il nome, chi vivrà vedrà.... Certo che a pensare che Enrico Borio ha dovuto cambiare il nome della sua Sangre de Toro (oggi Toro e basta) per via di un industriale del vino spagnolo, viene da mettersi le mani nei capelli o ridere che è meglio.
Comunque la Imperiale marchigiana non è niente male. Ero pronto a una schifezza assoluta perchè tutta questa prolificazione birrarioartigianale è sintomo di successo, di moda e di business e quando questi tre fattori coincidono aumentano in maniera direttamente proporzionale i prodotti fatti alla carlona. Invece bella schiuma e bei profumi, di fiori, agrumi, un pizzico di banana. Mi sembra quasi una blanche anche se l'etichetta riporta un generico-tragico "bionda". In bocca è leggera, dissetante, ma non priva di un certo carattere. L'azienda "dichiara" un birraio belga chiamato per mettere a punto la ricetta e la mano a me sembra buona. Di questi tempi, non è poco....