26 febbraio 2009

Il mercato, questo sconosciuto...


Mancato, causa misunderstanding, il dibattito sull'Informazione birraria ai tempi del web, a Rimini ho avuto modo di seguire da vicino l'incontro sul "mercato della birra artigianale" che ha avuto come relatori d'eccezione un produttore, Agostino Arioli del Birrificio Italiano, un "distributore", Sandro Vecchiato di Interbrau, e un publican, Manuele Colonna del Ma che siete venuti a fa' di Roma. In pratica, tutta la filiera: dalla creazione alla vendita al dettaglio. Bel dibattito, ben pensato e, a mio avviso, anche ben riuscito soprattutto perché le posizioni espresse non coincidevano appieno a dimostrazione che quando si entra nel vivo degli interessi, soprattutto commerciali, il clima di apprezzamento reciproco, che comunque c'era di sottofondo, viene messo in discussione dalla difesa delle proprie legittime posizioni. Concordi tutti sulla necessità di saper comunicare la cultura della birra, sulla qualità e sulla costanza delle medesima, le prime crepe si sono evidenziate quando si è passati ad affrontare la questione dei prezzi. Costi elevati all'origine, ha sottolineato Agostino, ma più che per i prezzi delle materie prime per l'atavico e tutto italiota peso degli adempimenti burocratici che costringono a sopportare i costi relativi. L'accisa insomma, ferisce, ma il ginepraio amministrativo uccide. Un problema comunque, condiviso da tutti i piccoli imprenditori di questo nostro sciagurato Paese. Fatto sta che l'accusa rivolta al mondo delle birre artigianali (costano care!) andrebbe approfondita in più di un dibattito (forse in un congresso di un paio di giorni ce la caviamo...), ma io rimango dell'avviso che appare molto più inquietante il costo finale della birra industriale che ha anch'essa il peso dell'accisa, ma possiede anche una struttura specifica per rendere impalpabile il peso economico della burocrazia, all'interno dei volumi che produce. Inoltre ci sono locali, come appunto il Macche di Roma, che riescono a campare più che dignitosamente vendendo solo birre artigianali, anche non italiane ovviamente, e ci sono distributori, come Interbrau, che credono e investono sulle produzioni artigianali.
E, per concludere, una via d'uscita alla questione prezzi all'origine è stata delineata in una sola parola: "crescere". Solo crescendo, Agostino dixit, possiamo pensare di sopravvivere. La dimensione di sopravvivenza, che dovrebbe tra le righe suonare come un campanello d'allarme per tutti i neoimprenditori o futuri tali, garantirebbe di "spalmare" le spese su un volume maggiore di vendita. Mi sembra un'ipotesi corretta. Ma nel frattempo, è una follia pensare a un unico "centro di assistenza fiscale e tributaria" per più micro e brewpub? Una consulenza esterna collettiva o uno studio da costituirsi ex novo le cui spese andrebbero divise tra i beneficiari... Impossibile? Boh, il fatto è che non sono sicuro di quanti artigiani della birra arriveranno in tempi idonei alla quota di sopravvivenza, e non so nemmeno quantificare la suddetta quota...
Tempo di decisioni questo per la birra artigianale italiana...

19 febbraio 2009

Brewmarketing


Certo, come spiega Rocco Siffredi, la patata tira. Ma, ultimamente credetemi, tira molto di più la birra. Alcuni sintomi sembrano chiaramente dimostrarlo. Non solo le aperture di brewpub e di microbirrifici si susseguono a ritmo da tachicardia, ma adesso ci sono anche delle curiose operazioni di marketing che onestamente non avrei mai intuito. Da qualche mese a questa parte è infatti in libera circolazione la Birra Milano, marchio storico ed estinto, ma ritornato in vita con un repentino colpo d'ala. Chi l'ha assaggiata non ne è rimasto particolarmente colpito e la birra non sembra essere prodotta in Milano e nemmeno in Lombardia. Il produttore è il Birrificio Paguba, provincia di Treviso. Un emerito sconosciuto per me. Ma per l'appunto, in tempi di tachicardia per essere aggiornati bisognerebbe avere un'Ansa sottomano...

Due giorni fa, tra le calli e campielli di Venezia, ecco un altro flash. La Birra Venezia! Marchio storico anch'esso, leggete l'ottimo volume intitolato Birrerie Storiche d'Italia di Michele Airoldi (http://www.collezionandobirra.com/), che tuttavia è prodotto da Arte Birraia, nel Bellunese. Due iniziative fotocopia a distanza di poche settimane: straordinario! Straordinaria soprattutto l'immagine che la birra sta acquisendo in Italia nell'ultimo periodo perché, francamente, non saprei in che altro modo spiegarmi questi due, redivivi, marchi birrari che, magari mi sbaglio, appaiono più due operazioni di business che frutti del "sacro fuoco" per l'arte brassicola. E se lo sono, vuol dire che c'è gente disposta a investire nel settore, anche se quanto non lo so; che ha annusato la moda della birra artigianale e va al traino... Eggià, mi sa che gli anni del pionierismo sono proprio finiti... Oddio, meglio la Birra Milano o Venezia piuttosto che quella del Duce o del Che, ma il semplice fatto che siano nate (o rinate) queste due birre è, a mia sensazione, il segno dei tempi... Anche se sono i tempi dei soliti "furbetti del quartierino" all'italiana perché non rinascono le birrerie, ma solo i marchi... Non risorge l'arte del "brewing", ma nasce quella del "brewmarketing"....
P.S. Ho assaggiato la "Bionda" (sic!) Birra Venezia è francamente mi è parsa davvero poca cosa...

17 febbraio 2009

Vedi Rimini e poi...


Avverto i lettori che ho scritto il titolo di questo post solo con una mano, mentre l'altra era sotto il tavolo... Non si sa mai... Comunque eccoci di nuovo qui dopo la "toccata e fuga" in quel di Rimini. Che dire... La definizione migliore della fiera l'ho trovata nel completamento di una mia frase lasciata a metà ovvero "Pianeta Birra ha un piede nella fossa..." e il mio interlocutore, al momento non ricordo chi fosse ma può legittimamente rivendicare i suoi diritti, l'ha chiusa dicendo: "e l'altro su una buccia di banana...". Eggià, Pianeta Birra boccheggia come un pesce appena tirato fuori dall'acqua. Padiglioni chiusi, meno gente del solito (anche se da un certo punto di vista questo non è il male assoluto), voci insistenti di future diserzioni (il che equivarrebbe a giocare alla roulette russa con il caricatore pieno) e clima a tratti deprimente. A tratti perché qualche luce accesa è rimasta: lo stand Interbrau letteralmente preso d'assalto ma organizzato con grande razionalità (avevano pile di biglietti da visita di locali da inserire nel loro database), e lo spazio dedicato ai microbirrifici dove si potevano assaggiare le novità e interloquire con i birrai. Tralascio come sempre gli stand con belle ragazze inguainate da capo a piedi che omaggiano giovanotti in piena tempesta ormonale con strani intrugli coloratissimi e confezioni a dir poco inquietanti, ognuno è libero di fare della sua vita quello che crede... Momenti di approfondimento, dibattito, degustazione affidati come sempre alla buona volontà degli operatori. Il che è bello, ma dalla fiera sarebbe lecito aspettarsi qualcosa in più... Nel poco tempo che mi sono concesso ho bazzicato solo gli artigiani (a lungo), Interbrau (per un saluto) e Beer Concept (una decina di minuti), quindi non ho problemi a rivedere il mio giudizio in base ai vostri commenti... Ma dubito di doverlo stravolgere completamente...
Per l'ennesima volta, per come è concepita, questa fiera ha fatto il suo tempo. Rimane il fatto che è bello rivedere un sacco di vecchi amici, dare un volto a mail e contatti Facebook, provare nuove birre e tenersi aggiornati su come va il nostro mondo... Qualche spunto lavorativo inoltre si trova sempre, ma la discesa verso il baratro mi appare evidente (anche per i costi organizzativi di una fiera del genere che per essere giustificata, immagino, debba dover girare a una certa "velocità"). Eppure, dentro di me lo so, se Pianeta Birra venisse a mancare ne sentirei un po' la nostalgia. Ma d'altro canto, sento la nostalgia di quello che era nel passato... Oh, vabbé, i ricordi sono sintomo di senilità e quindi per ora vi saluto... A un prossimo post il commento sul convegno in tema di mercato della birra (ospiti Sandro Vecchiato, Manuele Colonna e Agostino Arioli).

11 febbraio 2009

Tutti a Rimini... ancora una volta?


Cavoli, come sempre quando entro in una fase di delirio lavorativo e il mio rapporto con il notebook si fa rovente, il mio blog patisce. Ma tant'è, di ragione bisogna fare virtù (almeno mi pare si dica così). E allora eccoci di nuovo in prossimità della Fiera di Rimini, ancora una volta (per me la dodicesima come gli apostoli o come la "notte" di Shakespeare): un evento manifestazione che ogni anno mi sembra sempre meno imperdibile per molte ragioni. Una su tutte: calano i protagonisti e per chi, come me, scrive di birra per buona parte del suo tempo, la cosa ha una sua rilevanza. Ma una toccata e fuga non si può negare, ergo ci prepariamo alla discesa sul'Adriatico... Lasciando perdere le assenze che quest'anno oltre alle major coinvolgono anche medi produttori come Menabrea e artigianali come 32 Via dei Birrai, gli spunti che più mi colpiscono (a priori, vedremo poi a posteriori) sono la nuova Unionbirrai, orfana di alcuni personaggi storici, la nascita del fantomatico Mo.Bi. (mi sembra con i personaggi storici ex Unionbirrai), il report del primo anno di attività di Consobir (di cui francamente ho perso le tracce dopo la presentazione, ma forse è colpa mia e faccio nel caso ammenda), la presentazione del marchio "Birra Artigianale Unionbirrai" con tanto di nuovo logo. Di primo acchito, un gran bel fermento... Ma qualche punto di domanda, nella mia testa, sta crescendo... Con le sigle ho poca confidenza, e lo stesso vale per le associazioni. Ho dei dubbi personali nel senso che mi chiedo, ad esempio, quanto di "dissenso filosofico" ci sia in tutto questo e quanto di "ansia da protagonismo"... Lo dico con estrema precauzione perché, ripeto, al momento sono dei semplici dubbi e poi io faccio l'osservatore, non ho molta voglia di schierarmi o di fare crociate se non quella per la birra artigianale tout court. Inoltre, non ce la faccio a essere a Rimini il 14, ovvero quando presenteranno il MoBi e, in contemporanea, il primo anno di Consobir... Cercherò di informarmi. E di capire...