8 agosto 2012

Uomini che contano: i risultati

Paolo Polli
301 voti espressi non mi sembrano poi malaccio. Che non si sia scatenato "l'inferno" sul sondaggio "Uomini che contano" mi appare chiaro, che non ci siano state delle vere e proprie "campagne elettorali" pure. Probabilmente qualcuno avrà chiesto in giro dei voti, qualcun altro no. Poco importa, almeno perché, a me personalmente, mi sembra che i risultati abbiano un senso. Le mie sensazioni al momento di stilare la lista infatti andavano verso un poker di personaggi che ritengo, allo stato attuale delle cose, particolarmente influenti nel mondo della birra artigianale. E questi quattro erano Vecchiato, Farinetti, Polli e Musso.
La "gara", diciamo così, è stata vinta da Paolo Polli e, a seguire, Sandro Vecchiato e Teo Musso. Mentre Farinetti è stato superato sul filo di lana da Agostino Arioli e Leonardo Di Vincenzo. Quali conclusioni trarre dal sondaggio? Premesso che, naturalmente, la fotografia non può essere reale al 100% a me sembra che abbiano vinto i "pratici" contro i "teorici". Ovvero chi fa della birra artigianale un business e non solo delle parole o una semplice passione. E la cosa ci sta tutta, ed è la naturale conseguenza di un lungo, ma nemmeno così tanto, processo di trasformazione del nostro piccolo mondo da un club di appassionati quanto entusiasti dilettanti (è non c'è la minima accezione offensiva nel termine) a un settore in rapida crescita sempre più nelle mani di professionisti. Una crescita a volte caotica, spesso fin troppo arrembante, ma che si poteva facilmente prevedere già qualche anno fa.
Sandro Vecchiato
Le conseguenze di questa crescita sono duplici e differenti: da un lato non si può non pensare che chi fa birra artigianale non abbia un proprio tornaconto economico. Il solo "amore" va bene per le anime pie. Dall'altro che di birra artigianale ormai se ne vede in giro fin troppa. E' un po' come se una scuderia avesse scoperto di avere un cavallo vincente e lo facesse correre in gara tutti i giorni. Il rischio è quello, prima o poi, di spomparlo. Purtroppo, come spesso accade in Italia, finché le cose vanno bene nessuno si preoccupa. Un mio amico pescatore mi ha rivelato qualche giorno fa che il divieto agostano di "fermo pesca" nell'Adriatico, necessario alla riproduzione e alla crescita del pesce, viene bellamente aggirato da molti pescatori. Ovvero proprio da coloro che dovrebbero tutelare, per il loro futuro e per quello delle generazioni prossime, il loro "luogo di lavoro". E' un'immagine inquietante e che non vorrei vedere nel settore dove lavoro anche io.
Teo Musso
Tornando ai risultati credo che sia stato premiato il ruolo e l'immagine che Teo ha per tutto il movimento. La sue abilità di comunicatore visionario e poetico hanno fatto indubbiamente tanto, e tanto continuano a fare, per il settore della birra artigianale. Oltre che, naturalmente, per il mondo Baladin inteso in senso ampio. Per quanto riguarda Polli credo invece che il suo dinamismo organizzativo, la sua capacità di dedicare tutte le sue energie agli Italia Beer Festival, a prescindere dai risultati favorevoli o meno, siano stati, giustamente, riconosciuti. Anche Polli, come Vecchiato e Farinetti, è del resto persona di fatti più che di parole. E Vecchiato e Farinetti sono, in conclusione, i due imprenditori che maggiormente hanno scommesso sulla birra artigianale italiana. Avranno fatto i loro conti, se non li facessero non sarebbero quello che sono, ma gli va dato atto di aver aperto una linea di credito verso il mondo dei piccoli produttori.
Chissà, qualcuno leggendo queste righe starà pensando che "si stava meglio quando si stava peggio" ossia che il simpatico ed entusiasta mondo dei dilettanti era più vero, sincero e autentico di quello di oggi dove le acque artigianal-birrarie sembrano infestate da squali e barracuda. Non so, non ne sono convinto.
Il processo in corso è un processo naturale. Impossibile fermarlo o pensare di poterlo modificare radicalmente. E credo che quella della professionalità, collegata alla qualità ma anche al profitto, sia la strada che è giusto percorrere. Potrebbe proprio essere la strada giusta per lasciare ai bordi gli improvvisatori, i millantatori e tutti coloro che, annusando il business della birra artigianale italiana, vi si stanno lanciando sopra all'insegna del vero e unico sport nazionale italiano. Non il calcio, ma la salita sul carro del vincitore...