13 luglio 2011

Maledetto blog! (Potete anche non leggere)

Esatto, maledetto blog! In primo luogo perché faccio una fatica del diavolo a starci dietro, a dargli un minimo di continuità. In secondo luogo perché da quando esiste quella classifica su Wikio, il narcisismo che si nasconde in ogni blogger viene mensilmente, e nel mio caso dolorosamente, solleticato. E infine perché la cazzata, sul blog ma non solo, è sempre dietro l'angolo. Infida e tignosa come poche. Perché seppur si dica che la comunicazione su internet è veloce come il vento, smart come un quartiere emergente di Londra e democratica come Pericle (ma solo quando tutti erano d'accordo con lui), in realtà scrivere sul web è come scolpire la nuda roccia. Resta per sempre. Almeno così sembrerebbe. Sembrerebbe appunto, perché in realtà blog, forum, social network, twitter e compagnia "webbando" durano lo spazio della vita di una farfalla (un giorno? due? Questa non prendetela come un'affermazione, ma solo una supposizione che altrimenti Danilo Mainardi mi querela). Cronache è già intervenuto sulla questione, nata da un'altra questione, per cui chi me lo fa fare a riprendere, appunto, la "questione"? Boh, come boh potrebbe essere la risposta a chi me lo fa fare di scrivere questo blog... Non ho un banner che sia uno (c'è stata un'occasione a dire il vero in cui un'azienda me l'ha chiesto, ma quando gli ho risposto che non sapevo come fare a mettere i banner non si sono più fatti sentire...) e mi barcameno all'undicesimo posto della suddetta classifica Wikio (oddio, e mi sa che tra luglio e agosto affonderò come il Titanic - rapidamente e "freddamente"). Insomma, se penso che mi pagano per scrivere e io perdo del tempo a scrivere gratis dovrei prendere due pastiglie di stricnina, mandarle giù con un sorso di birra e aspettare sorridendo sul divano che mi ghermisca lo spirito di Hemingway (spero arrivi lui, almeno quello!).
Poi però penso che io il blog lo scrivo per me. Non me ne frega nulla dell'audience e nemmeno della classifica (vabbé, un pelino mi frega), non mi frega se non ho i banner o centinaia di commenti. Io adoro il rumore che fanno le mie dita quando picchiettano agili sulla tastiera (è una delle poche cose agili che mi è rimasta del resto), adoro il fluire delle parole come fossero una cascatella d'acqua fresca e adoro rileggermi, anche se in realtà non lo faccio mai, nemmeno all'esame da giornalista a Roma che ebbene sì, a riprova che in Italia va tutto a rotoli, ho superato. Ecco, esatto, l'esame da giornalista... Qualcuno mi vorrebbe spiegare (la rete è zeppa di "spiegazionisti", pronti a dirti la loro, nemmeno come una tonnara di Mazara prima che arrivassero i giapponesi) perché diavolo uno si deve sobbarcare la duplice trasferta a Roma, una notte all'Ergife Hotel che ha molti inquietanti elementi in comune con il più famoso Overlook Hotel di Shining, delle domande di diritto raggelanti, lo studio di due tomi da due kili l'uno per poi scoprire che, cazzo, in Italia scrivono tutti? E per tutti intendo proprio tutti. Il sommelier scrive di vino sulla rivista aggratis (me l'ha chiesto il direttore, sai è un amico), il produttore manda le lettere che nessun giornale oserebbe cestinare (sai, è un investitore e poi, vuoi mettere, due paginette già belle che pronte),  e il figlio del giornalistone famoso ti dice che lui, ma solo lui sia chiaro, non ha mai avuto problemi a essere pubblicato e pagato... Dovessi rinascere non avrei dubbi: andrei a trovarmi un lavoro da scaldasedia qualunque, ce ne sono a vagonate, e poi mi troverei una bella passione, non la birra per carità ma magari le melanzane, e via di blog, articoli, dibattiti. Vogliamo mettere tutti gli abbinamenti possibili con la melanzana? E le diverse forme e origini delle melanzane? Avrei materiale da vendere...
Oppure, meglio ancora. Farei il direttore commerciale, no è troppo magari un venditore qualunque, e poi scriverei dello stesso argomento nel quale rientrano i prodotti che vendo. Tanto, in Italia, a chi gli frega? Bah, mestiere davvero difficile il mio (non tanto quanto lavorare in banca o in qualche megazienda come impiegatino, sia chiaro), mi sa che mi tocca cambiare. Poi però risento il ticchettio (sempre agile) sulla tastiera, le parole che sgorgano in un senso più o meno logico e penso... Massì, voglio far parte della massa, della ggente, del popolo italiano tutto.... Scrivo anche io. Olé!