18 marzo 2008

Vacanze Romane - Secondo Tempo


Dunque, dunque. Il secondo tempo di un film dovrebbe essere in crescendo, dovrebbe svelare qualche "segreto" e avere un lieto fine. Ok allora, se l'intervallo è durato venti metri, il crescendo è assicurato dall'incontro con (il) colonna più importante di Roma dopo (la) colonna Traiana. Se la seconda è affollata di figure scolpite di legionari e di barbari, il locale del primo è affollato di accaniti bevitori e, quello che fa la differenza, da persone in grado di discernere quello che stanno bevendo. Un caso raro, rarissimo, da meritare un educational per esperti o sedicenti tali, insomma per tutti i cosiddetti "professionisti" della birra. Di Manuele Colonna, gran timoniere del Ma che siete venuti a fa', al di là della sua enorme competenza birraria, mi ha colpito lo stile. Sa parlare di birra senza tirarsela e senza cadere dall'alto, sa portare il cliente casuale a bere robe da iniziati come lambic giovane alla spina o porter americane, ha l'intelligenza, non solo commerciale, di far assaggiare i prodotti agli indecisi, è riuscito a stringere attorno al suo locale un gruppo di "discepoli" senza per questo trasformarlo in una "loggia" per adepti. Nella mia carriera, ormai decennale, di giornalista "della birra", di gestori così ne ho incontrati pochissimi. Forse li posso contare sulle dita di una mano. E allora sarebbe quasi tempo perso descrivere quanto mi ha colpito questa o quell'altra birra, mi interessa maggiormente sottolineare che se di Colonna ce ne fossero di più, la cultura della birra in Italia sarebbe qualche anno luce avanti. E, bando alle ciance, gli italiani berrebbero più birra. Al Macche la media invernale è di 30 fusti alla settimana, in estate si arriva a 50 fusti. E non si tratta di birre da bere e dimenticare, né di quelle con le quali ti sbronzi e ti butti via. L'ultimo mio assaggio era la Mikkeler Black Hole, fantastica indubbiamente, ma non esattamente da bere a galloni. Almeno a mio avviso. Ma senza arrivare a queste vette, il Macche ha dodici-dico-dodici spine tra artigianali italiane, specialità belghe, americane, tedesche e danesi. Una grotta di Aladino che fa dei numeri impressionanti. Ma il fattore X non è tanto la scelta delle birre, quanto lo stile di Colonna. Come sempre, e come ho imparato da tempo, è il gestore che fa la differenza. E una differenza non da poco. Colonna è la risposta a tutti i gestori che mi hanno sempre detto che birre senza supporto di marketing non si vendono. Per anni le mie argomentazioni erano lunghe e teoriche, ora ho la risposta sintetica. Grazie Manuele.

17 marzo 2008

Vacanze Romane - Primo Tempo


Vacanze è un termine da intendersi per eccesso, ma il titolo mi piaceva. In realtà il mio tempo libero nella capitale è stato ridotto a circa otto ore, trascorse però in uno spazio ancora più limitato ovvero quella ventina di metri che separa, in via Benedetta a Trastevere, il Bir & Fud dal Ma che siete venuti a fa'. Ora, passare otto ore in venti metri fa un po' Alcatraz a dire il vero, ma lo spazio ridotto è stato ampiamente compensato dalla qualità di quello che ho bevuto e mangiato e dalla compagnia. Trastevere è un po' la Temple Bar romana, quasi un mondo a parte, tra turisti appena scaricati dal torpedone e romani veri. Arrivo con un trenino stile "i guerrieri della notte" da Monte Mario e mi accingo a raccogliere la sfida dei due chilometri da fare a piedi per giungere in piazza Trilussa e da lì, in via San Benedetta. Ma subito due controllori ai quali ho chiesto la direzione da prendere mi dicono "ma so du chilometri..." con tale perplessità che decido di prendere il tram. Penso che a Milano, mi avrebbero semplicemente detto "sempre dritto" e buonanotte al secchio.
Ma non è di questo che devo parlare adesso. Piuttosto del personaggio in foto e delle sue numerose virtù: da quelle di schiantatore di cuori femminili, spesso inconsapevole, a quelle di birraio di talento fulminante. Fulminante perché Leonardo Di Vincenzo, mente creativa di Birra del Borgo, ha avuto un avvio nel mondo della birra artigianale degno di una start up. Dalle prime bottiglie homemade ai premi, all'export, al ristorante Bir & Fud. Un decollo verticale stile Sea Harrier. Al Bir & Fud si beve solo ed esclusivamente birra, acqua minerale se siete in punizione e non osate chiedere coca cola, limonata o caffè. Le pizze costituiscono la spina dorsale del menu, ma chi pensasse alla banale "pizza e birra" merita la scomunica. Il Vaticano d'altronde è vicino... La mia "patate e salsiccia", tanto per annullare le sedute di Pilates che non ho mai fatto, era un armonia di sapori: patate dop e salsiccia d'Ariccia, località laziale che sa come trattare i maiali. Il trittico di supplì ha poi cancellato il luogo comune che avevo su questa specialità: presentati con non comune senso estetico, rivisitati con estro creativo. Le birre meritano poi un capitolo a parte: la ormai nota KeTo Reporter di Leonardo è la "quadratura del cerchio" ovvero quel tanto strana, foglie di tabacco toscano in infusione non sono proprio un'ideuzza qualsiasi, che serve per attirare l'attenzione, ma bevibile in quantità senza dover per forza di cose spaccare il capello in quattro sulle molecole che si percepiscono all'olfatto. Grande birra, quasi un classico. E che dire della Reale Extra? Gran bel bicchiere da luppolodipendenti, profumi e persistenza rimangono impressi nella memoria. Anche qui, senza nulla togliere alla straordinaria bevibilità... Finale con Rosé de Gambrinus alla spina: straordinaria non c'è dubbio per quanto non sia la "mia" birra. Il giusto viatico per compiere quei venti metri che mi separano dal Ma che siete venuti a fa'.
Fine primo tempo. Intervallo.

2 marzo 2008

I presenti alzino la mano (sinistra)


Serata per reduci quella di giovedì sera al Birrificio Italiano di Agostino Arioli e soci. E' stato bello rivedere dopo praticamente solo poche ore alcuni volti incrociati rapidamente nel calderone di Pianeta Birra, all'inizio sembrava quasi di assitere al riposo dei "guerrieri". Ma la presenza di Eric Wallace della Left Hand Brewing Company con le sue birre e l'anteprima della nuova ale di Agostino, passata quasi sottocoperta per evitare di rubare la scena all'amico americano, valeva il viaggio in quel di Lurago Marinone. Menu ad hoc con abbinamenti molto ben mirati a partire dal gamberone "palestrato" con crema di patate allo zenzero ed erba cipollina in accompagnamento alla Juju Ginger di Eric anch'essa aromatizzata allo zenzero. Facile penserete voi: zenzero di qua e zenzero di là... Sbagliato perché spesso la ripetizione o l'aggancio di un ingrediente creata un effetto "kalashnikov" che ti stende per esagerazione. Quindi bravo allo chef del Birri (Stefano Arioli, fratello di Ago) per aver centrato la giusta misura. A seguire un vera e propria sinfonia per il palato con l'incontro tra la Black Jack Porter e il tortino di pasta sfoglia e funghi porcini; a mio avviso il meglio del meglio della serata. Tris di formaggi (ricotta ossolana d'alpeggio affumicata, toma ossolana d'alpeggio, cremificato verde di capra) con l'affumicata Goosinator Doppelbock; sempre a mio avviso vince la toma, ma solo perché il cremificato era da perdere i sensi e funzionava assieme alla birra solo se accompagnato dal pane a stemperarne il carattere. Ma, onestamente, come si fa a stemperare il carattere di un erborinato così eccellente? Penultimo step infine con il polpettone di carne e Imperial Stout. Ora, il polpettone a me fa venire in mente Nonna Papera o un buon modo per sucidarsi (tipo mi lego il polpettone al collo e mi butto nel fiume), ma quello del Birri era straordinario per aromi e consistenza e l'Imperial la birra più buona in assoluto della serata (oh, a mio avviso s'intende...). Una birra "nightcap", di quelle che ti mettono a letto con il sorriso estatico sulle labbra...
Finale quindi con il flan al cioccolato fondente con zabaione alla milk stout e, ovviamente, Milk Stout. Insieme mi hanno ricordato il Milky Way, barretta di cioccolato molto gettonata durante le vacanze in Inghilterra. Conclusioni: grandi abbinamenti che confermano la regola che le birre possono entrare a testa alta nelle cene degli italiani, attendo al varco il prossimo polpettone; Eric è un birraio di grande talento ed estro creativo e, infine, sono proprio belli questi rendez vous dopo le fiere dove sei talmente schizzato che non riesci a stare più di due minuti con nessuno. Purtroppo.