Terminata la lettura del libro di Charles Bamforth, Birra e Vino, posto qui qualche impressione visto anche l'interesse condiviso con Arzaman, Luca e Tony. Allora, confesso innanzitutto che i romanzi di Don Winslow sono andati via molto più velocemente, ma Birra e Vino non è stato nemmeno come affrontare l'Ulisse di Joyce. Qualche perplessità, comunque, me l'ha lasciata. A parte l'errore, spero di traduzione e/o di ubriachezza, di definire il luppolo un cereale (per due volte a pagina 35), tutto l'impianto risente di una visione molto industriale nella fabbricazione della birra che rispecchia le esperienze dell'autore, ma anche un po' di spocchia verso i piccoli artigiani considerati dei dilettanti allo sbaraglio. Quello che per la grande azienda è vanto, leggi uniformità di prodotto nei secoli dei secoli, per l'artigiano è iattura. Io francamente credo ci sia spazio per tutti e che un mercato maturo possa offrire buone chance ai grandi, questo è abbastanza ovvio, ma anche ai piccoli...
Al libro però, un merito lo attribuirei ed è quello di rivendicare un po' di orgoglio alla categoria birra, cercando di metter in luce tutti i passaggi complessi della produzione e dando fiato alle possibilità di abbinamento, alla cura nel servizio e sottolineando la medesima dignità della birra verso il vino. Tralasciando naturalmente le battute verso quest'ultimo... Un po' tristanzuole...
2 commenti:
Sì, sono sostanzialmente d'accordo con quello che dici. Un libro a volte poco scorrevole, ma che forse, alla fine, rende un po di giustizia alla birra (a spese del vino ovviamente!). Quello che non mi è piaciuto è proprio l'atteggiamento "industriale" e non solo verso la birra artigianale, ma anche verso il mondo del vino ed i suoi protagonisti. Mi rimane difficile però capire come una persona che comunque apprezza il vino ( nonostante la sua non ripetibilità esatta, come non manca mai di sottolineare)non spendi una sola parola buona per la birra artigianale. Ok, una birra fatta da un micro a Milano non potrà mai essere identica alla stessa fatta a Bologna, ma ci sarà pure un moivo per cui sempre più persone scelgono la varietà (anche tra cotta e cotta) piuttosto che l'appiattimento da fast-food dei prodotti industriali, no?
ciao
Tony
Nooo...quella del luppolo citato come cereale mi era sfuggita, a casa vado a rivederla!
Comunque è vero, si parla di ambiti industriali. Peccato, per certi versi avrebbe potuto essere utile proprio alla sua causa, citare certi prodotti...
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