Nella vita non si può sempre pianificare tutto. Non lo si può fare con i figli, non con l'innamoramento, neppure con il gusto, che può essere educato quanto si vuole ma le cui preferenze sono scritte probabilmente nel nostro stesso Dna. Ebbé, da parte mia non si può nemmeno pianificare quando salire in macchina e fiondarsi in quel di Piozzo, nella tana del Baladin e dell'ineffabile duo Teo-Lelio. Così, quando a Valentina è arrivata la telefonata di Teo, non ci abbiamo pensato su troppo e, consapevoli che il giorno dopo l'adrenalina delle consegne-articoli in scadenza ci avrebbe fatto vedere degli effetti psichedelici sul nostro portatile, abbiamo attraversato mezza Lombardia e le Langhe in poco più di due ore (San Tom Tom navigatore, protettore degli automobilisti, grazie).
Abbiamo messo piede a Casa Baladin, ultima in ordine tempo geniale pensata di Teo. Una grotta di Aladino dove lui ci ha messo i suoi tesori, scegliendo un oggetto per uno, dal baule Louis Vuitton anni '30 alle incensiere cinesi d'inizio secolo, condendo il tutto con selezioni di té che ti rilassano solo a pronunciarne il nome e, come dubitarne, con le sue birre eccezionali. Un gentiluomo presente alla serata ha giustamente definito Teo un "esteta" e mi ha fatto sentire un po' piccolo pensando che io l'ho definito invece il "Jim Morrison della birra artigianale italiana", vuoi per il carisma che lo segue come un ombra vuoi per il talento creativo. Come Morrison, Teo apre le porte della percezione. Lo fa con la birra. Anzi, con le birre come la nuova di zecca Erika che trovo personalmente una delle birre meno stancanti in assoluto. Pensando che si tratta di una specialità al miele non c'è che da inchinarsi. Profumata, con un bel taglio secco dato dai luppoli inglesi, lascia percepire il miele (di erica appunto) e la melata di abete (che gli conferisce lontani toni resinosi). Spettacolare, non esito a dirlo. Rimando a un'altra puntata l'assaggio dei vintage 2005 di Xyauyu "argento" e della sorella "rame". Chi le ha provate, non le scorda. Preferisco invece sottolineare l'esperienza di Casa Baladin: la stanza "africana" dove abbiamo dormito, i fumetti nostalgia, la vasca marocchina in rame, i profumi, diversi di stanza in stanza, il bagno turco (non testato ma sognato), la cucina di Fabrizio (promettente giovane chef spiritualmente affine a Teo), il pavimento indescrivibile per la mia incompetenza in materia, i colori, la marmellata di zucca spalmata sul burro di Normandia e pane fresco. La scoperta di un Teo morrisoniano ma anche "umanista" nel senso di uomo dai molteplici, e per me spesso insospettabili, interessi che ne fanno una persona attenta a ciò che lo circonda, con le antenne sempre tese a captare la minima vibrazione. Anche quando sembra perso per gli affari suoi o, parlando di una sua birra, sembra rivivere le stesse emozioni che deve aver provato la prima volta che l'ha assaggiata lui stesso. Credo sia forse proprio questo il suo segreto... Cioè che quando pensa a una birra non vede solo i luppoli, i malti e i tempi o le tecniche di produzione. No, vede soprattutto se stesso che si gode il prodotto finito e vive l'esatta emozione che desiderava provare quando la birra gli è venuta in mente.