Bere come una draga, dalle mie parti, significa bere senza limiti. A parte ovviamente il limite del suolo quando si crolla. Il fisico e un minimo di senso di responsabilità mi impedisce di praticare questo tipo di attività, ma una delle definizioni che ho amato di più sulla birra l'ha scritta James Herriot, scrittore veterinario dello Yorkshire, che parlando di real ale riferisce che "bere significa massiccia ingestione di birra. Whisky, gin, cocktail, tutto il resto non è che vanità". Bellissimo, secondo me. Ma a Praga ho rischiato più volte il punto di non ritorno. In un blitz organizzato con Pilsner Urquell a ottobre, noi giornalisti eravamo trascinati come agnelli sacrificali da un punto all'altro dell'azienda perennemente con un boccale in mano. Conferenza stampa un boccale, attesa prima del giro guidato un boccale, sosta per visione documentario storico un boccale, pranzo con il mastro birraio "enne" boccali. Pensavo fosse un'esagerata manifestazione di ospitalità ceca. Ma mi sono ricreduto quando sono tornato, con Valentina e amici, a dicembre. Da U Fleku non facevi in tempo a sederti che ecco arrivare il boccale, alla Tigre d'oro (molto raccomandata per l'atmosfera) l'omino ci stava sulla testa come un condor, in tutti gli altri posti era un alternarsi di boccali e di barrette segnate con la penna più o meno come facevano i piloti della seconda guerra mondiale sulla carlinga dei loro aerei. Una X un aereo nemico abbattuto. Noi una barretta, una pils abbattuta. Leggermente angosciante ma, a parte questo, ho nostalgia di quelle bevute in libertà, senza cazzeggio degustativorganolettico, senza dover per forza cogliere aromi, sensazioni, ricordi... Solo birra, fortissimamente birra, niente altro che birra. Ogni tanto ci vuole...
1 commento:
ah, la birra di praga!
e la conosci la birreria belga nel quartiere ebraico?
cazzo che bevute!
quanti ricordi mi fa venire in mente questo post!
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