Ebbene sì, dopo tre corsi, spalmati nell'arco di quasi sette anni, una frattura al piede e vicissitudini varie ho varcato anche io la soglia della sommellerie italiana. Un traguardo al quale tenevo molto, se non altro perché nella vita ho iniziato molte cose ma altrettante le ho abbandonate a metà strada. Questa con l'Ais era invece una partita che volevo chiudere a tutti i costi, se non altro per orgoglio personale. Ma soprattutto perché sono convinto che parte fondamentale di un giornalista specializzato sia la preparazione e l'aggiornamento professionale. Probabilmente la mia è una strada in controtendenza rispetto a tanto pressapochismo che permea il mondo della scrittura "di tema", ma adesso mi tengo stretto il mio diploma e il mio tastevin con una certa soddisfazione. Ed è anche stato bello vedere quanta passione vera c'è nel mondo del vino, sia da parte di sommelier professionisti come l'adrenalinico Luca Bandirali, presidente lombardo dell'Ais, e Fiorenzo Detti, simpatico burbero a capo della delegazione milanese, per me due fari che mi hanno orientato e stimolato, sia tra i consumatori consapevoli che, per fare i corsi, impiegano quel loro tempo libero che potrebbero dedicare alla famiglia o alla poltrona preferita. Una bella boccata di ossigeno tra le paturnie dei talebani del vino, i pasdaran del so tutto io, e gli pseudomaestri in libera circolazione.