9 dicembre 2009

Un po' di numeri


Al Simei, l'esposizione milanese di macchine e tecniche vitivinicole, si va, almeno nel mio caso, perché si deve. Poi magari si trova pure qualcosa di curioso e di interessante, ma ahimé tutto quello che riguarda chimica e tecnica, macchinari e utensili, mette sempre in difficoltà i miei neuroni. Così sono stato contento, dopo essermi sciroppato una dissertazione sui tappi, essermi fatto coinvolgere dalle linee di imbottigliamento viaggianti (nel senso che arrivano con un tir attrezzato e fanno tutto o quasi loro) e aver quasi masticato un'etichetta biodegradabile, nel leggere un dossier Birra preparato da qualche ufficio fieristico su basi e dati elaborati dalla solita "miniera" Beverfood, catalogone imprescindibile anche se dal prezzo che intimorisce.
Andando rapidi e saltando le mega-acqusizioni mondiali, si scopre che quattro gruppi (Heineken, Sab-Miller, AB-Inbev e Carlsberg) controllano oltre il 65% dei volumi totali, che le birre cosiddette "standard" valgono il 51% del mercato, che la birra più esportata in Patria in assoluto è la Beck's, seguita dalla Ceres e dalle birre dell'olandese Bavaria. Si scopre anche che i birrifici artigianali valgono tutti insieme oltre 150 mila ettolitri, un risultato insperabile fino a qualche anno fa, ma distante anni luce dagli oltre 5 milioni di ettolitri prodotti da Heineken e anche dai 500 mila che sembra valere la Ceres, in tutte le sue varianti.
Ogni tanto questa cifre me le vado a rileggere, un po' per mantenere i piedi per terra e un po' per considerare che il mercato della birra si sta in qualche modo "divaricando": da un lato percentuali, marchi e volumi, dall'altro nicchie, prodotti e bottiglie. E ciò, francamente, mi sembra meglio oggi di ieri. La scelta si è ampliata a dismisura, il consumatore è mediamente cresciuto, un comparto non cannibalizzerà l'altro, nemmeno se qualche grande gruppo deciderà, e non è detto che non succeda prima o poi, di "comprarsi" una birreria artigianale "da vetrina". Insomma, c'è spazio per tutti nel mercato italiano e ancora tanto da conquistare. Soprattutto per i più piccoli che, forse, l'unico pericolo che possono correre è quello di inerpicarsi troppo sulla vetta dell'eccellenza, vera o presunta che sia, dell'immagine e del prezzo. Il mercato è sempre una piramide. Stare in vetta è bellissimo, non c'è dubbio, ma in vetta la superficie calpestabile è alquanto limitata.

2 commenti:

luca martignoni ha detto...

speriamo continui così
senti a quanto una nuova guida delle birrerie :-)

Maurizio ha detto...

Ciao Luca, benvenuto da queste parti... E' un po' che non ci si sente... Una nuova guida alle birrerie? La prima l'abbiamo pagata in lacrime, sangue e sudore. Ma per il futuro chissà, magari con dei presupposti (e un editore) diversi...