Riccardo Franzosi e le sue botti |
Titolo facebookiano ma pertinente alla nuova linea editoriale (detta così sembro il direttore dell'Economist) di Birragenda. Ovvero, parlare di birra. Mi sono reso conto che gli ultimi post suonavano un po' troppo tra il depresso e il menagramo, oltre a interessare poco i lettori ai margini del giro più stretto. Ergo vi racconto in prima persona un minievento che mi ha visto gaudente comparsa qualche giorno fa al The Hub Hotel di Milano. E lo faccio per un semplice motivo: se alla fine della lettura vi avrò convinto spero andiate a cercare queste birre per bervele e, se volete, dirmi cosa ne pensate. Le birre sono quelle di Riccardo Franzosi, detto eufemisticamente Riccardino (è tutto tranne che piccolo e mingherlino), birraio del Birrificio Montegioco in provincia di Alessandria. Un nome noto e non solo al circolo degli eletti ma che non ho bevuto con la costanza che meriterebbe. Il che comporta due tipi di conseguenza: quella negativa è che mi sono perso delle birre davvero notevoli, quella però positiva è che quando le ritrovo mi commuovo...
La serata al The Hub fa parte di una serie di microeventi organizzati dalla Divisione Il Gusto delle Edizioni Gribaudo con partecipazione di birrifici e birrai in un'atmosfera intima (fino a un certo punto...) e rilassata. Non riesco ovviamente a esserci sempre (per lo stesso motivo per il quale non riesco a bere con continuità ovvero da quando ho scoperto che scrivere e scrivere da sobri, checché ne dicano i poeti beat, è molto più redditizio), ma quando vado vengo ampiamente ripagato. Come appunto nel caso di Riccardo che ho scoperto essere un personaggio con il quale è divertente scambiare opinioni e considerazioni, serie e facete. Se lui quindi è simpatico, le sue birre sono eccellenti. Sono partito con la Runa Bianca, una blanche elegante e leggermente speziata, tranquilla a sufficienza per permettermi di parlare (e comprendere) anche un produttore di riso del Pavese che mi ha edotto, almeno superficialmente, sulle problematiche del suo lavoro: dalla quasi assenza delle rane (e questa non è una cazzata, ma un problema serio) alla immutata esistenza delle mondine. Per me che ricordo ancora le gambe della Mangano (mia nonna d'accordo, ma quando ero piccolo ancora non lo sapevo) in Riso Amaro, è stata una bella sorpresa.
Il logo del Birrificio Montegioco |
Come sorprendente ho trovato la Demon Hunter. Il nome, lo posso confessare, mi ha sempre fatto venire in mente atmosfere gothic-metal (genere che non amo proprio alla follia), ma l'impatto aromatico è stato memorabile. Un bouquet quasi marmellatoso, di pesche, equilibrato da una vena fresca di liquirizia. Rotonda e persistente, era la birra per fare tutta la serata approfittando dei comodi divani dell'hotel. Tuttavia sono passato alla Open Mind, prodotta con mosto di Barbera, e qui sono entrato in confusione (con quale delle due andare avanti?). Qui i profumi erano più delicati e articolati, ma assolutamente intriganti, e al palato la Barbera, presumo, conferiva una bella acidità che ti faceva sempre tornare la voglia. Ho chiuso comunque con la Runa, sbagliando così la sequenza degli assaggi, per confermare che Riccardo Franzosi è un grande birraio. Sono certo di aver scoperto l'acqua calda, ma mi faceva piacere dirvelo, proprio perché in mezzo a tante elucubrazioni su definizioni di "artigianale", movimenti e associazioni e i destini del mondo, un'incensata a un bravo birraio mi pareva ci stesse proprio bene. :-)