3 aprile 2007

Saloni e Soloni


In attesa che il mio cervello completi il deposito del nugolo di informazioni e sensazioni imbarcate alla quarantunesima edizione di Vinitaly, provo a dare il via libera alle mie dita, impazienti di battere sulla tastiera, spero in un ordine logico, qualcosina sul recente Salone della birra artigianale e di qualità di Milano. Non è mia intenzione dilungarmi troppo sugli esiti di una seconda edizione che comunque mi sembra essere andata meglio della prima. Di birra se ne è venduta parecchio, e di questo non ho sentito nessun produttore lamentarsi, e per qualcuno ci sono stati anche i contatti commerciali tanto agognati. Beh, qui una sottolineatura ci vuole. I contatti commerciali, sempre invocati come l'apparizione del sangue di San Gennaro sembra anche che si debbano ottenere senza dover muovere un dito. Mi spiego meglio. Il ragionamento è il seguente: io faccio una birra eccezionale, sono costretto a pagare per partecipare a una fiera, mi aspetto almeno che arrivino ristoratori, gestori e distributori a frotte! Se non arrivano, iniziano gli ululati e le recriminazioni...
Il problema è che di fiere, non dico di birra ma in generale di enogastronomia, ce ne sono ormai un sacco, praticamente ogni weekend, i ristoratori o i distributori sono letteralmente bombardati da inviti (anche i giornalisti, ma di loro chisenefrega), di produttori veri o finti artigianali la Penisola è piena, di prodotti tipici ne abbiamo migliaia e ogni anno probabilmente se ne scoprono addirittura di nuovi. Ergo, per vedere i ristoratori si deve sgomitare cioè non basta più andare in fiera, ma si devono fare inviti, mandare promemoria del tipo "ehi ragazzi sono a Milano questo fine settimana, venite a trovarmi..." (vabbé, magari un po' più professionali). Ma aprire il banchetto e aspettare non basta più. Certo, tutto questo discorso ha senso sempre che li si voglia trovare davvero, i ristoratori o i distributori....
Altra cosa, che tra l'altro motiva il titolo di questo post. Ho capito finalmente che gli argomenti in Italia di cui tutti si sentono in grado non solo di parlare, ma di emettere vere e proprie sentenze in stile "Santa Inquisizione", non sono due, ovvero calcio e politica, ma anche l'enogastronomia in senso lato. Io il calcio l'ho sempre evitato (trovo idiota pagare gente più pagata di me per vederli giocare a palla....), la politica l'ho abbandonata e mi ero rifugiato nell'enogastronomia... Ora, perché devono venire a rompere pure qui? Vabbé che tutti mangiamo e beviamo, ma darsi un po' una calmata non guasterebbe. Invece ecco il "profeta del vino", il "papa della birra", "il re dei ristoranti" e via di questo passo... Mi aspetto anche "il sacerdote dei formaggi", "il dalai lama dei salumi", "il principe degli asparagi" e "il moghul dei gelati".... Tutti a giudicare, poi tutti di corsa a criticare gli altri in una logica perversa che ti dice "attacca il tuo prossimo con violenza e diventerai qualcuno" (Sgarbi docet). Il tutto in un trionfo di retorica, vanagloria e ridicolaggine... Io lo trovo quantomeno deprimente, ma ho deciso di adeguarmi così, d'ora in avanti, per tutti sarò il Mahatma (Grande Anima) della Stout... Olé.

2 commenti:

Unknown ha detto...

...è ancora libero il posto da "boss della pasta di mandorle"?

...complimenti per il pezzo! :)

Maurizio ha detto...

Liberissimo, così come quello del "padrino della torta salata", ma ti conviene affrettarti... Con i tempi che corrono....

Grazie!
Maurizio