Dunque, dunque. Il secondo tempo di un film dovrebbe essere in crescendo, dovrebbe svelare qualche "segreto" e avere un lieto fine. Ok allora, se l'intervallo è durato venti metri, il crescendo è assicurato dall'incontro con (il) colonna più importante di Roma dopo (la) colonna Traiana. Se la seconda è affollata di figure scolpite di legionari e di barbari, il locale del primo è affollato di accaniti bevitori e, quello che fa la differenza, da persone in grado di discernere quello che stanno bevendo. Un caso raro, rarissimo, da meritare un educational per esperti o sedicenti tali, insomma per tutti i cosiddetti "professionisti" della birra. Di Manuele Colonna, gran timoniere del Ma che siete venuti a fa', al di là della sua enorme competenza birraria, mi ha colpito lo stile. Sa parlare di birra senza tirarsela e senza cadere dall'alto, sa portare il cliente casuale a bere robe da iniziati come lambic giovane alla spina o porter americane, ha l'intelligenza, non solo commerciale, di far assaggiare i prodotti agli indecisi, è riuscito a stringere attorno al suo locale un gruppo di "discepoli" senza per questo trasformarlo in una "loggia" per adepti. Nella mia carriera, ormai decennale, di giornalista "della birra", di gestori così ne ho incontrati pochissimi. Forse li posso contare sulle dita di una mano. E allora sarebbe quasi tempo perso descrivere quanto mi ha colpito questa o quell'altra birra, mi interessa maggiormente sottolineare che se di Colonna ce ne fossero di più, la cultura della birra in Italia sarebbe qualche anno luce avanti. E, bando alle ciance, gli italiani berrebbero più birra. Al Macche la media invernale è di 30 fusti alla settimana, in estate si arriva a 50 fusti. E non si tratta di birre da bere e dimenticare, né di quelle con le quali ti sbronzi e ti butti via. L'ultimo mio assaggio era la Mikkeler Black Hole, fantastica indubbiamente, ma non esattamente da bere a galloni. Almeno a mio avviso. Ma senza arrivare a queste vette, il Macche ha dodici-dico-dodici spine tra artigianali italiane, specialità belghe, americane, tedesche e danesi. Una grotta di Aladino che fa dei numeri impressionanti. Ma il fattore X non è tanto la scelta delle birre, quanto lo stile di Colonna. Come sempre, e come ho imparato da tempo, è il gestore che fa la differenza. E una differenza non da poco. Colonna è la risposta a tutti i gestori che mi hanno sempre detto che birre senza supporto di marketing non si vendono. Per anni le mie argomentazioni erano lunghe e teoriche, ora ho la risposta sintetica. Grazie Manuele.
3 commenti:
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Condivido in pieno, apprezzo molto Emanuele per la sua competenza birraria, ha portato a Roma specialità da tutto il mondo,spesso vere e proprie chicche, magari non di moda, e tutto questo è fatto con semplicità e disponibilità a condividere l'opinione degli altri
Che dire caro Paolo, ci sono pochi pub nel mondo di cui mi pesa la lontananza.... Il Macche è uno di questi...
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