Avverto i lettori che ho scritto il titolo di questo post solo con una mano, mentre l'altra era sotto il tavolo... Non si sa mai... Comunque eccoci di nuovo qui dopo la "toccata e fuga" in quel di Rimini. Che dire... La definizione migliore della fiera l'ho trovata nel completamento di una mia frase lasciata a metà ovvero "Pianeta Birra ha un piede nella fossa..." e il mio interlocutore, al momento non ricordo chi fosse ma può legittimamente rivendicare i suoi diritti, l'ha chiusa dicendo: "e l'altro su una buccia di banana...". Eggià, Pianeta Birra boccheggia come un pesce appena tirato fuori dall'acqua. Padiglioni chiusi, meno gente del solito (anche se da un certo punto di vista questo non è il male assoluto), voci insistenti di future diserzioni (il che equivarrebbe a giocare alla roulette russa con il caricatore pieno) e clima a tratti deprimente. A tratti perché qualche luce accesa è rimasta: lo stand Interbrau letteralmente preso d'assalto ma organizzato con grande razionalità (avevano pile di biglietti da visita di locali da inserire nel loro database), e lo spazio dedicato ai microbirrifici dove si potevano assaggiare le novità e interloquire con i birrai. Tralascio come sempre gli stand con belle ragazze inguainate da capo a piedi che omaggiano giovanotti in piena tempesta ormonale con strani intrugli coloratissimi e confezioni a dir poco inquietanti, ognuno è libero di fare della sua vita quello che crede... Momenti di approfondimento, dibattito, degustazione affidati come sempre alla buona volontà degli operatori. Il che è bello, ma dalla fiera sarebbe lecito aspettarsi qualcosa in più... Nel poco tempo che mi sono concesso ho bazzicato solo gli artigiani (a lungo), Interbrau (per un saluto) e Beer Concept (una decina di minuti), quindi non ho problemi a rivedere il mio giudizio in base ai vostri commenti... Ma dubito di doverlo stravolgere completamente...
Per l'ennesima volta, per come è concepita, questa fiera ha fatto il suo tempo. Rimane il fatto che è bello rivedere un sacco di vecchi amici, dare un volto a mail e contatti Facebook, provare nuove birre e tenersi aggiornati su come va il nostro mondo... Qualche spunto lavorativo inoltre si trova sempre, ma la discesa verso il baratro mi appare evidente (anche per i costi organizzativi di una fiera del genere che per essere giustificata, immagino, debba dover girare a una certa "velocità"). Eppure, dentro di me lo so, se Pianeta Birra venisse a mancare ne sentirei un po' la nostalgia. Ma d'altro canto, sento la nostalgia di quello che era nel passato... Oh, vabbé, i ricordi sono sintomo di senilità e quindi per ora vi saluto... A un prossimo post il commento sul convegno in tema di mercato della birra (ospiti Sandro Vecchiato, Manuele Colonna e Agostino Arioli).
4 commenti:
Quello che mi lascia perplesso, ma soprattutto pessimista per il futuro, sono le proposte che ho sentito da parte di alcuni degli espositori tra i più importanti per il rilancio della manifestazione. Ormai il format è vecchio di almeno 20 anni, le grosse aziende e multinazionali hanno già valutato da tempo l'inutilità commerciale a partecipare ad eventi di questo tipo, mentre i piccoli, che qualche qualità o novità la posson presentare, sono troppo piccoli per sostenere in toto le spese. Mi sembra come cercare di rianumare un paziente finito sotto uno schiacciasassi.
Credo ormai si debba guardare verso eventi divisi, anche se l'idea di un contenitore che raggruppi tutte le facce della medaglia birra, dall'industria agli artigiani, dai produttori ai distributori, dai fornitori di serviti ed attrezzature alle associazioni di categoria e culturali non è per nulla sbagliata.
Ciao
Ciao Michele,
è vero il format è vecchio di venti anni e il mercato della birra è cambiato radicalmente. Si dovrebbe pensare a un contenitore generalista ma strutturato diversamente ovvero più sul piano culturale che su quello commerciale, con costi inferiori per le aziende ma un maggior ritorno d'immagine... Magari un giorno ne parleremo insieme...
Ciao Maurizio,
ma tu credi che parlando di industriali o addirittura di multinazionali esista davvero un piano culturale?
Ciao Fabrizio.
Eh Fabrizio, bella obiezione... Io purtroppo credo che di culturale, nel senso di privo di scopi economici, ci sia ben poco in questo mondo... Credo che i microbirrifici promuovano la cultura della birra ma la debbano anche vendere (la birra ovviamente) e credo che le multinazionali perseguano degli scopi "culturali o d'immagine" per raggiungere comunque obiettivi economici... Sarò cinico ma sono convinto che solo un homebrewer può fare a meno della cosiddetta imprenditorialità. Ma nel mio cinismo vedo anche la parte "utile" di questo processo che è quella di avvicinare a livello basico il maggior numero possibile di persone. Insomma, insegnargli a leggere... Poi, dopo un po', ognuno sceglierà che letture fare....
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