21 febbraio 2011

Birra dell'Anno 2011 - Prime note sparse e personali

Credo di aver seguito, bene o male, tutte le edizioni di Birra dell'Anno, il concorso dedicato alla birra artigianale italiana organizzato da Unionbirrai. Questa volta però l'ho vissuto dall'interno, in giuria, attimo per attimo. Visto che i risultati sono ormai apparsi un po' dappertutto credo sia inutile riportarli anche qui, piuttosto provo a fare qualche riflessione personale sulla manifestazione. In primis dirò che ci sono poche esperienze più formative nella vita di un appassionato birrofilo dell'assaggio ripetuto e ravvicinato di tante birre. Che si faccia o meno parte di una giuria. Certo avere come vicini di tavolo personaggi come Carl Kins o poter dialogare con Derek Walsh aiuta e migliora l'esperienza, ma poter mettere a confronto decine di birre assimilabili per categoria ti permette di affinare le tue capacità e sviluppare un certo discernimento. Il concorso in sé è stato ben organizzato, l'appoggio dei ragazzi di non mi ricordo quale scuola professionale ha


La giuria di Birra dell'Anno 2011
velocizzato i tempi, purtroppo il forfait improvviso e dell'ultimo minuto di qualche giudice ha un po' complicato le cose ma credo che Unionbirrai stia prendendo in considerazione il problema al fine di risolverlo. Sono convinto che ci sia una soglia umana di percezione oltre la quale si rischia di intasare mucose e palato. Ma, detto questo, non ho rilevato delle criticità organizzative a parte la quantità industriale di grissini torinesi che ho sgranocchiato per "resettare" la bocca (adesso per un paio di mesi non li voglio più vedere nemmeno da lontano). Complessivamente, in base alle birre che ho assaggiato, mi sento di affermare che lo stato di salute della birra artigianale italiana è molto buono, ma non ancora ottimo. Poche birre chiaramente con dei difetti, piuttosto se una critica si può fare, molte birre un po' anonime, deboli in quella caratterizzazione che mi dovrebbe far dire "preferisco un'artigianale". Altre le ho trovate che si "stancavano" presto nel bicchiere, magari dopo un primo assaggio gradevole. Certo, credo sia importante anche sottolineare che un concorso non va preso come "il giudizio di dio" o una sentenza inappellabile, piuttosto come un'occasione da sfruttare. Ci vuole un pizzico di fortuna, e questo magari spiega alcune affermazioni inaspettate, ma si può rischiare soprattutto per chi dà il suo meglio nelle versioni alla spina. I risultati sono stati indubbiamente sorprendenti. Credo anche per tutti i giurati che, ovviamente, hanno assaggiato alla cieca. Del Birrificio del Ducato ci si poteva anche aspettare grandi cose, visto come gli era andata nel 2010 tra World Beer Cup, International Beer Challenge, European Beer Star e, ancora, Birra dell'Anno, ma


Giuria al lavoro
onestamente che Campari & Co. fossero un rullo compressore di questa portata non me lo potevo immaginare. Complimenti a loro senza dubbio, credo sia la prima volta nella pur non lunga storia della manifestazione che un birrificio si ripeta per due volte consecutive. Di certo, mi pare chiaro che quelli del Ducato abbiano capito prima e soprattutto meglio degli altri il valore dei concorsi in ottica di ritorno, d'immagine ma anche commerciale, per la loro attività. Dispiace per le assenze (Barley, Birrificio San Paolo, Loverbeer, ...) magari ci ripenseranno quando apparirà chiaro a cosa serve un concorso come Birra dell'Anno. Un concorso che andrebbe più tarato ancora sulla semplice verione "gara". Ovvero trovo francamente ormai un po' superata la questione dei "feedback" ossia le note compilate dai giudici per fornire delle osservazioni utili (?) ai birrai. In primo luogo i feedback portano via tempo prezioso e poi la fase pionieristica è ampiamente superata. I birrai devono fare i birrai, i giudici devono fare i giudici e i consumatori, consapevoli o meno, devono fare i consumatori. In verità, il concorso è un momento, certo importante e certo con delle conseguenze, ma il valore del birraio si costruisce nel tempo. Anno dopo anno, attraverso la critica positiva e il riscontro dei beerlovers. Anche dopo una Birra dell'Anno così speciale per me, non me lo voglio certo dimenticare...

2 commenti:

Marco Altamore ha detto...

Grazie come sempre per riuscire a farci vedere con le tue parole un evento come quello della Birra dell'Anno. In merito all'anonimato di una birra, vorrei chiederti, come si può trovare una soluzione per dare un'identità ad una birra affichè tra l'altro non si stanchi nel bicchiere?

Maurizio ha detto...

Ciao Marco, grazie per i complimenti ma la domanda che mi poni è troppo tecnica per me. Penso ci vorrebbe un birraio per risponderti. Io mi limito a comunicare la birra e, qualche volta, a esprimere le mie considerazioni in termini di correttezza e piacevolezza, anche all'interno di un concorso. Ma la birra, purtroppo o per fortuna, non la so fare....