Jurij Ferri |
Definizione del termine "bizantinismo" su sapere.it: "modo di pensare sottile e cavilloso o che si disperde in ragionamenti inutili e privi di risultato; compiacimento della complicazione fine a se stessa".
Questo per spiegare almeno in parte il titolo criptico di questo post che non ha nulla a che vedere con qualche gioco di società stileRisiko, ma con la notizia apparsa ieri sera su Facebook, della multa comminata a Jurij Ferri, birraio e titolare dell'Almond '22 di Pescara, per il fatto di riportare, in etichetta, la dicitura "birra artigianale". Ora la questione, rilanciata in breve tempo in più webluoghi dell'etere birrario, da Cronache di Birra al blog di Lelio, dal forum di Mobi a quello di UB passando per il blog di Bad Attitude, è stata raccontata un po' da tutte le angolature e con opinioni diverse restando peraltro condivisa la solidarietà, alla quale mi associo, verso Jurij per una multa che appare ridicola come una farsa se non fosse per il fatto che viviamo in un Paese dove la farsa è una costante pressoché quotidiana. Una farsa proprio perché, da tempo, sono convinto che la dizione "artigianale" per la birra sia una "non definizione" e una farsa perché in un Paese dove le frodi alimentari ti possono portare all'obitorio, come un recente caso all'Auchan di Torino dimostra, fare una multa perché una legge non prevede la dizione "artigianale" di fianco alla parola "birra" dovrebbe far sbellicare dalle risate. In campo alimentare ormai, è quasi tutto artigianale, qualsiasi cosa questa parola voglia dire. E quando tutto è artigianale, nella testa del consumatore, nulla lo è. E' un po' la tecnica cara a molti quotidiani su argomenti più seri e che si riassume nel "tutti colpevoli, nessun colpevole". Certo che poi, nel rispetto della più classica tradizione italiota, si potrà anche "trovare l'inganno". Come qualcuno ha già scritto, basterà mettere un punto, una virgola, chiamare la birra "artiggianale" o qualsiasi altra cosa.
La legge in Italia non è una cosa seria. In primo luogo perché una Nazione paragonabile sotto molti aspetti alla Francia ha prodotto, dal dopoguerra a oggi, una mole di leggi e leggine decine di volte superiore a quella transalpina (immagino per la gioia di legulei e avvocati) con l'unico scopo di creare un tale casino che quasi sempre si può sostenere, in tribunale, tutto e il contrario di tutto, poi perché i tempi della giustizia civile sono letteralmente biblici (con tutta probabilità solo i nostri figli sapranno di come è andata a finire la storia di Almond '22), infine perché, appunto, "fatta la legge, trovato l'inganno". Insomma, un cambio di etichetta, anche fatto con il Tratto-Pen, e via andare. La battaglia con il Leviatano burocratico è da generazioni una sfibrante, ma a volte emozionante, guerriglia, un combattimento casa per casa. Tuttavia, forse, il nocciolo della questione sta proprio nell'uso del termine "artigianale". Lo so, sarebbe brutto metterlo in soffitta perché è un po' come ammettere che sia stato scippato da chi artigianale non è, ma visto che io mi sono da tempo iscritto alla sparuta pattuglia di chi non crede che artigianale sia sinonimo di qualità tout court, ecco che allora la vicenda Jurij (sulla quale però un po' di clamore mediatico bisogna pur farlo) potrebbe essere l'occasione per un ripensamento globale dell'intera faccenda. Nel senso che, posta la dizione spero incontestabile di "birra prodotta da birrificio artigianale" in quanto iscritto alla categoria artigiani (come mi sembra sia il caso di Jurij), ci si dovrebbe maggiormente concentrare sul valore della qualità costante, sulle materie prime, sull'interpretazione di birre riconducibili a un territorio e sulla creatività, la vera arma in più a mio avviso, dei piccoli birrifici. Piccoli esatto, la parola non è brutta né squalificante, piccoli per dimensione, piccoli per volumi, piccoli per personale e piccoli per distribuzione. Le microproduzioni sono sempre più spesso sinonimo di qualità perché quando fai poco, quanto è da stabilirsi, sei più sicuro che quello che vendi lo hai proprio fatto tu, che la distribuzione ce l'hai tutta sotto controllo, insomma che sei tu che decidi perché, è inevitabile, più deleghi e meno controlli. In definitiva, la battaglia tra il vichingo (Jurij) e i bizantini (lo Stato) potrebbe essere un casus belli interessante in senso più ampio. Anche per non sentirsi, un domani, definire come Teo Musso in questa notizia riportata dalla Repubblica edizione di Genova.