8 novembre 2007

Il Novello è uno sbadiglio?


Ed eccoci arrivati a novembre, mese del debutto del primo vino dell'anno, il Novello. Anzi no, scusate, del secondo vino dell'anno perché il primo (ne abbiamo parlato lo scorso anno) è già negli scaffali dei supermercati da almeno una settimana. Perché parlare dunque di Novello? Beh, innanzitutto perché è il modo di inaugurare una mia nuova blog-categoria ossia quella dedicata al vino e da qualcosa dovevo pur iniziare. E poi perché il Novello è un vino che mi ha sempre affascinato nel senso che non ho mai capito che cosa ci si possa trovare in un vino che, opinione personale, si assomiglia un po' tutto. Profumi di viola e vinosi si colgono sia che il Novello provenga da uve Teroldego sia che arrivi dritto dritto dall'Aglianico, dalla Corvina o dal Merlot. La macerazione carbonica è dominante e disintegra, sempre a mio avviso ok?, tutto quello che vi è di particolare in uno specifico vitigno. Dove sta il problema allora? Che il Novello ormai sta segnando il passo, ogni anno è una "lieve" contrazione, ogni anno i produttori calano perchè probabilmente non ci credono più nemmeno loro e lasciamo perdere i ristoratori, alcuni dei quali menano addirittura vanto di non servire Novello sulle loro tavole. Un amico viticoltore, lui ancora ci crede, della zona del lago di Garda mi ha detto che qualche anno fa i produttori erano circa una ventina, quest'anno solo sette. Lieve calo della produzione? Boh... Magari, dopo la botta con l'iceberg, anche il capitano del Titanic ha detto: "stiamo lievemente affondando....".
Non ce l'ho con il Novello sia chiaro ma, visto che di vino monoprofumo e monogusto si tratta (c'è chi lo fa meglio e chi peggio, ma il discorso non cambia), si tratta di saperlo comunicare bene. Ai cugini francesi basta urlare "vive la France" che va tutto bene, noi invece che ci siamo sparati con l'archibugio da una collina all'altra fino a un secolo fa ci perdiamo per strada. I francesi fanno il loro Beaujolais con un vitigno, il Gamay, con il quale altrimenti pulirebbero le piastrelle della cucina, ma lo esportano in Giappone sulle ali nientepopodimeno che dell'Alitalia (che quando vuole vola, eccome...). Noi italiani invece ci facciamo una fiera a dir poco inquietante, una sboccatura con stelline e divetti, e poi via con gli assaggi a torpedoni del dopolavoro ferroviario e scolaresche di istituto alberghiero in gita di piacere. Dopo di che, ognuno per la sua strada. I produttori hanno ragione a fare Novello, soprattutto perché ne fanno lo stesso numero di bottiglie che gli vengono richieste, ma così non si crescerà mai.... Il lieve calo, diventerà una lieve slavina, poi un lieve crollo e infine una lieve sepoltura... Tutto lieve ovviamente. Soluzioni possibili allora? Magari un solo vitigno, il più rappresentativo dell'Italia intera (Sangiovese?), e una promozione unitaria, italiano-tricolore, soprattutto all'estero (l'ideale sarebbe farlo viaggiare sulle ali di Air France...) come il vino nuovo che arriva dal Bel Paese.... E' una soluzione meramente di marketing, me ne rendo conto, e potrebbe anche essere quella più sbagliata in assoluto, ma il Novello, così come è ora, a me personalmente fa solo sbadigliare....

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