La foto l'ho fregata dal loro sito, lo ammetto subito ma è dovuto al fatto che tra un tracollo del notebook e il lavoro non so dove diavolo è finito il mio archivio fotografico. In più, con tutto quello che ho da scrivere in settimana, nel tentativo vano di fiondarmi in ferie subito dopo e sparire dall'orizzonte degli editori, non dovrei essere qui a scribacchiare sul mio blog. Però, eggià però, per una birra come la Ligera del Lambrate un'eccezione la faccio volentieri. Perché? Perché è una birra che letteralmente adoro, perché l'ho bevuta qualche mese fa nel momento giusto, con la testa sgombra dai pensieri e senza nessuno che mi guardasse per capire cosa ne pensavo, perché mi ha sradicato letteralmente la sete di dosso, perché mi ha lasciato in gola un amaro che ti fa voglia di fare "aahhh" come i bambini assetati e passarmi una mano sulle labbra, perché è finita presto e mi è sembrato naturale prenderne subito un'altra, perché mi ha dato quella sensazione di libertà intima che mi ha fatto amare tanto la birra nelle sue declinazioni più informali. Luppoli, malti, lieviti, bassa e alta fermentazione, e tu da chi prendi ispirazione e perché la birra la fai così... Scusate ma a luglio la lampadina nel mio cervello tremola e i miei quattro neuroni iniziano a ballare la rumba. E' il momento in cui le parole contano sempre meno e la birra è solo liquido prezioso che mi entra in testa per le pulizie di primavera. In effetti, è anche il momento nel quale meglio comprendo quanto sono fortunato a fare questo lavoro...
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