Sono due giorni che penso a che titolo dare a questo post e non ne ho trovato uno originale come vorrei fossero tutti quelli dei miei post. Poi mi sono ricordato del leggendario Rat Pack ovvero Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr e Peter Lawford. I quattro nella foto non credo siano all'altezza del "pacchetto" storico in termini di sciupafemmine ma come bevitori se la possono giocare. E poi, quando mai avrei potuto titolare in questo modo se non per questo quartetto che in tre serate ha toccato con mano bicchieri e realtà di Lambrate, La Ratera, Birrificio Italiano, Bidu e Le Baladin. Eccoli dunque: da sinistra Tim Hampson, chairman della British Guild of Beer Writers, editor dell'ultimo libro di Michael Jackson, giornalista su What's Brewing, Daily Telegraph, Beers of the World, Jeff Evans, autore della Good Bottled Beer Guide del Camra, Adrian Tierney Jones, autore del Big Book of Beer, e me medesimo, nel disperato tentativo di tirare indietro lo stomaco nel momento del flash. Dal piccolo tour tra Lombardia e Piemonte traggo solo alcune conclusioni ricavate osservando le reazioni dei beer writers britannici e ascoltando le loro considerazioni: 1) la scena artigianale italiana è tra le più interessanti in Europa, se non la più interessante 2) il tratto comune dei nostri produttori è l'incontenibile passione, interpretata da volti e filosofie diverse. Molte birre assaggiate, numerose quelle che hanno lasciato il segno: la Ligera e la Brighella del Lambrate, la Tipopils e l'Extrahop del Birrificio (ma i colleghi hanno definito un capolavoro l'Amber Shock di Agostino), la Artigianale e la Jehol del Bidu, la Elixir e la Xyauyù del Le Baladin (ma è piaciuta molto anche la Noel). E ovviamente la cucina della Ratera, all'avanguardia negli abbinamenti e nella cucina con la birra. Bravi tutti i protagonisti italiani, per quanto e come hanno saputo comunicare, e bravi i giornalisti inglesi che non hanno smesso un attimo di prendere appunti. E, ah già, di svuotare bicchieri su bicchieri. Gran lavoratori questi inglesi, sempre pensato...
23 novembre 2007
16 novembre 2007
Birre da dimenticare
Forse mi sto abituando troppo bene, soprattutto pensando che nel giro delle ultime tre serate ho bevuto Lambrate, Birrificio Italiano, BiDu e Le Baladin, ma il mio incontro, causa lavoro, con delle birre in arrivo dal'America Latina è stato memorabile, in senso negativo... Girando nei negozi alimentari per stranieri, qui a Milano, ho fatto una piccola scorta di Poker, dalla Colombia, Presidente, dalla Repubblica Dominicana, Cusquena dal Perù, Pilsener dall'Ecuador. Dovendo scriverne, dovevo naturalmente assaggiarle... Poi questi negozi mi affascinano semre molto, si trovano salse e ingredienti introvabili altrimenti al supermercato: dalla yuca a tutta il necessario per fare piatti indiani, cinesi e messicani. Compresi dei pesci surgelati che non oso comprare perchè li ho visti tutti, vivi, negli acquari o nel corso delle immersioni... Ma le birre, quelle non potevo davvero esimermi e allora via con la Club Colombia, miserevole acquetta al sapore di mais dolce, e la Poker, non sono riuscito a finirla nemmeno a temperatura "ghiaccio", salvata in corner solo la Pilsener peruviana, anche perché in una squadra di brocchi uno scarso è il migliore. Tutte birre comunque fatte di riso e mais, che l'orzo lo vedono con il binocolo e il luppolo, boh, probabilmente è presente sotto forma di estratto. Che dire? Il mondo della birra è bello perchè è vario anche se, in casi come questo, mi sembrava addirittura leggermente avariato...
11 novembre 2007
Patente di Guida
Un paio di anni fa ho avuto la brillante (è un eufemismo) idea di pensare e progettare una guida alle migliori birrerie d'Italia, edita poi dal Touring Club Italiano. Sorvolo sulla nascita e lo sviluppo di tale progetto editoriale, il primo del genere in Italia, mi incuriosisce invece sfogliare un altro volumetto edito dal Tci ovvero Birra e birrerie dove compaiono 100 locali d'eccellenza, 400 birrerie e ristoranti, e 84 tra microbirrifici, brewpub e beershop. Totale: 584 segnalazioni. Il "vecchio" Birrerie d'Italia segnalava circa 750 locali. Una delle due: o in due anni il panorama birrario è entrato in una grave recessione, oppure qualcuno ha tirato i remi in barca. Applausi (altro eufemismo) però per i 100 locali d'eccellenza dove non compaiono posti come il Birrificio Italiano, il Le Baladin, la Birreria Cornale e l'elenco potrebbe continuare. Chissà, forse al Baladin si beve davvero male, vero che vende le sue birre perfino a New York, ma gli americani, si sa, di birra non capiscono nulla. E al Birrificio Italiano? Come giudicate le birre di Agostino Arioli? Scarsine?
In compenso le eccellenze di questa guida (?) sono ricolme di ambasciatori d'Orval (uao!), belgian beer expert (urca!), accademie e università della birra. Mancano però a mio avviso i cavalieri del santo sepolcro della Guinness, le valchirie della pils, i nani della Chouffe e i gran ciambellani della doppio malto con avvitamento. Peccato, proprio per questo mi viene da dire: Birra e birrerie? Bel tentativo, ma non tutti quelli che decollano poi sanno volare....
8 novembre 2007
Il Novello è uno sbadiglio?
Ed eccoci arrivati a novembre, mese del debutto del primo vino dell'anno, il Novello. Anzi no, scusate, del secondo vino dell'anno perché il primo (ne abbiamo parlato lo scorso anno) è già negli scaffali dei supermercati da almeno una settimana. Perché parlare dunque di Novello? Beh, innanzitutto perché è il modo di inaugurare una mia nuova blog-categoria ossia quella dedicata al vino e da qualcosa dovevo pur iniziare. E poi perché il Novello è un vino che mi ha sempre affascinato nel senso che non ho mai capito che cosa ci si possa trovare in un vino che, opinione personale, si assomiglia un po' tutto. Profumi di viola e vinosi si colgono sia che il Novello provenga da uve Teroldego sia che arrivi dritto dritto dall'Aglianico, dalla Corvina o dal Merlot. La macerazione carbonica è dominante e disintegra, sempre a mio avviso ok?, tutto quello che vi è di particolare in uno specifico vitigno. Dove sta il problema allora? Che il Novello ormai sta segnando il passo, ogni anno è una "lieve" contrazione, ogni anno i produttori calano perchè probabilmente non ci credono più nemmeno loro e lasciamo perdere i ristoratori, alcuni dei quali menano addirittura vanto di non servire Novello sulle loro tavole. Un amico viticoltore, lui ancora ci crede, della zona del lago di Garda mi ha detto che qualche anno fa i produttori erano circa una ventina, quest'anno solo sette. Lieve calo della produzione? Boh... Magari, dopo la botta con l'iceberg, anche il capitano del Titanic ha detto: "stiamo lievemente affondando....".
Non ce l'ho con il Novello sia chiaro ma, visto che di vino monoprofumo e monogusto si tratta (c'è chi lo fa meglio e chi peggio, ma il discorso non cambia), si tratta di saperlo comunicare bene. Ai cugini francesi basta urlare "vive la France" che va tutto bene, noi invece che ci siamo sparati con l'archibugio da una collina all'altra fino a un secolo fa ci perdiamo per strada. I francesi fanno il loro Beaujolais con un vitigno, il Gamay, con il quale altrimenti pulirebbero le piastrelle della cucina, ma lo esportano in Giappone sulle ali nientepopodimeno che dell'Alitalia (che quando vuole vola, eccome...). Noi italiani invece ci facciamo una fiera a dir poco inquietante, una sboccatura con stelline e divetti, e poi via con gli assaggi a torpedoni del dopolavoro ferroviario e scolaresche di istituto alberghiero in gita di piacere. Dopo di che, ognuno per la sua strada. I produttori hanno ragione a fare Novello, soprattutto perché ne fanno lo stesso numero di bottiglie che gli vengono richieste, ma così non si crescerà mai.... Il lieve calo, diventerà una lieve slavina, poi un lieve crollo e infine una lieve sepoltura... Tutto lieve ovviamente. Soluzioni possibili allora? Magari un solo vitigno, il più rappresentativo dell'Italia intera (Sangiovese?), e una promozione unitaria, italiano-tricolore, soprattutto all'estero (l'ideale sarebbe farlo viaggiare sulle ali di Air France...) come il vino nuovo che arriva dal Bel Paese.... E' una soluzione meramente di marketing, me ne rendo conto, e potrebbe anche essere quella più sbagliata in assoluto, ma il Novello, così come è ora, a me personalmente fa solo sbadigliare....
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