28 dicembre 2007
Montreal da bere
10 dicembre 2007
Perché?
9 dicembre 2007
Cavalcare l'onda
5 dicembre 2007
Ben Hur a Lurago Marinone
23 novembre 2007
The Rat Pack
16 novembre 2007
Birre da dimenticare
11 novembre 2007
Patente di Guida
8 novembre 2007
Il Novello è uno sbadiglio?
31 ottobre 2007
Le Baladin andata e ritorno
15 ottobre 2007
Famolo strano
3 settembre 2007
Triste ripartenza
3 luglio 2007
Il valore della birra
25 giugno 2007
Coffee Break
22 giugno 2007
Cucina d'autore... alla birra
Se Garofalo è comunque il deus ex machina della via italiana alla cucina alla birra, Marco Rinaldi, l’uomo che ha creato La Ratera, ne è certamente il mentore più appassionato. Spillatore perfezionista e un po’ maniacale, ma nel senso buono del termine, ha scommesso sulle birre artigianali di qualità in tempi non sospetti e anche le sue scelte all’estero rivelano gusto e olfatto scrupolosi. Ha lavorato insomma su basi già molto buone, basti pensare che chi non sa spillare o conservare adeguatamente una birra può farle gli stessi danni di un sommelier che conservasse del Barolo vicino a un termosifone, ma il “tarlo” di un’alta cucina alla birra gli rodeva dentro da un bel po’. «Forse l’idea della Ratera così come è oggi», spiega, «l’ho sempre avuta in testa. Ma mai come in questi anni, alle migliori birre straniere, si sono affiancate numerose ed eccellenti produzioni italiane, il che ha creato le condizioni ideali per sperimentare una cucina di alto livello che fosse innovativa ma, allo stesso tempo, vera e concreta». Il suo locale è suddiviso su due piani, a piano terra c’è il banco di spillatura e qualche tavolino per chi non vuole cenare ma non sa rinunciare a una birra ben spillata, sopra invece la sala ospita appena trenta coperti in un ambiente dalle tonalità calde e rilassanti. Il lunedì sera è il giorno ideale se ci si vuole concentrare al massimo sulle creazioni di Salvatore, mentre gli amanti del jazz, altra passione di Rinaldi, devono solo consultare il programma o fare una telefonata. In estate si sfrutta anche il dehor esterno, ambita soluzione “di riserva” per chi ancora si ostina a fumare.
È così dunque che, a due passi dal parco di Trenno, è sorto un laboratorio, è il nostro sincero augurio, di sicuro avvenire. Certo, tutti i pionieri pagano lo scotto di non avere nessuno da seguire e la conversione degli avventori di una birreria a un ristorante alla birra, la distinzione è più di notevole di quello che si potrebbe pensare, non è sempre facile o priva di intoppi. Di lavoro, soprattutto sulla comunicazione e sulla selezione della clientela, ce n’è ancora da fare; ma è un discorso di priorità: contano di più le materie prime o una pubblicità azzeccata? Saremo di vecchio stampo ma, visto che al ristorante ci andiamo per mangiare più che per contemplare gli altri commensali o i quadri alle pareti, noi votiamo in scioltezza le materie prime. E con la stessa disinvoltura, votiamo Salvatore e Marco.
21 giugno 2007
Nostalgia Canaglia
14 giugno 2007
Mistero Brakspear
11 giugno 2007
Tra Torrechiara e il Po
6 giugno 2007
Giacomo Tachis, uomo del vino
4 giugno 2007
Degustando s'impara
19 maggio 2007
Numeri
17 maggio 2007
Intrappolato dalla Trappe
11 maggio 2007
Marcello Lunelli, enologo gentleman
24 aprile 2007
I sondaggi sono un'opinione
3 aprile 2007
Saloni e Soloni
23 marzo 2007
CCCP - Come Comunicare Cosa e Perché
16 febbraio 2007
Una fiera a due facce
Le facce sono le mie innanzitutto. Pianeta Birra edizione 2007 è stata come le donne e i motori ovvero gioie e dolori. Per prima cosa mi sono reso conto che a stampellare si fa una fatica tremenda con temperatura corporea a livello sauna finlandese e braccia doloranti nemmeno avessi fatto cento flessioni (un numero per me nemmeno avvicinabile...). Fortuna ha voluto che Valentina, la mia fidanzata-collega, recuperasse una carrozzella da invalidi con la quale guadagnare quelle poche sale che dovevo raggungere a tutti i costi. Così attrezzato sono almeno riuscito a presentare degnamente la seconda edizione di Birra ai Fornelli (con tanto di recensione in tempo reale sul Giornale e anticipazioni su www.mondobirra.org) e a ricevere il premio per la stampa assegnatomi, al primo anno, da Unionbirrai. Ovviamente sono molto felice per entrambe le cose (spero anche che il premio non costituisca un'una tantum ma prosegui per stimolare i colleghi a dedicare maggiore attenzione alla birra artigianale), ma solennemente frustrato per aver mancato decine di appuntamenti, non visto amici e operatori, saltato interi quartieri della fiera. Mi dispiace, e mi scuso con chi legge e nei giorni riminesi si chiedeva dove ero finito), ma la sedia a rotelle era a "spinta manuale" e il fatto di dover andare a 2 all'ora mi faceva incazzare ancor più che stare fermo...
Che dire ordunque della fiera... Mi è sembrato innanzitutto che fosse meno brulicante del solito. La cosa di per sé non è negativa visto che spesso il brulichio coincideva con una varia umanità più interessata a sbirciare sotto le minigonne delle standiste e a scolare qualsiasi forma di liquido senza porsi troppi interrogativi. Bello lo spazio Unionbirrai con maggiori possibilità per i singoli produttori di mettersi in luce e intrattenere rapporti, professionali e non, bello anche lo spazio degustazioni in loco con l'unico problema a mio avviso che qualche voce di relatore si perdeva un po' (a parte quella di Kuaska che ormai sembra un oratore da Foro Romano) e degne di nota le birre che ho potuto assaggiare (drammaticamente poche). I miei migliori personalissimi voti di eccellenza li dò all'Imperiale di Leonardo Di Vincenzo (quasi inquietante, anche al Salone di Torino avevo trovato fantastica la KeToReporter, Leonardo non sta sbagliando un'uscita...) e la Enhanced di Panil (una goduria con quelle punte di legno e di agrumi al naso e una morbidezza da contropiede in bocca). Mi sono piaciute molto anche la Utopia, la Milk Stout della maltese Farsons (su cui mi sono sbilanciato chiedendo al produttore di non modificarla in senso alcolico quando arrivasse in Italia, vizio diffuso tra i produttori stranieri), la Smoke Jumper di Left Hand (pazzesca per l'affumicato da speck e scamorza, ma difficile da dimenticare), ancora la Barriquee Sour di Panil (più la bevo e più mi ci affeziono) e la Nina del Baladin. Quest'ultima bevuta in piazza Tre Martiri dove era stato collocato un impianto firmato Unionbirrai e dove non posso non ringraziare Marco Bellini e i suoi amici per l'ospitalità (e per un piatto di pasta "salvavita" fatto a regola d'arte)...
Insomma, la mia fiera è stata sicuramente anomala, ma se non fossi arrivato a Rimini sarei ancora qui a mangiarmi le mani. Non c'è nulla come il clima che si respira a Rimini tra persone che potranno pure avere idee e caratteri diversi, ma sono tutte accomunate dalla stessa passione... Finale troppo buono e sdolcinato? Allora diciamo che se mi auguro che Rimini mantenga la "piazza birraria" in Italia ci sono state due cose davvero vergognose per una manifestazione fieristica che vuole stare al passo con i tempi. La prima riporta al probema parcheggio: un amico che è uscito il lunedì alle 18,15 è stato fermo più di un'ora per poi raggiungere il centro città alle 20... Una follia! Io, arrivato ai "tornelli" (si dice così?) con due-dico-due bottiglie di birra ricevute in omaggio (grazie Leonardo e grazie Paolo) sono stato fermato dal cerbero di turno... Nemmeno come giornalista puoi portare fuori un paio di bottiglie (ma nemmeno, come ho visto, una Coca Cola o una bottiglietta Pago) e questo mentre uscivano dalla fiera torme di operatori (?) e professionisti (?) cantando a squarciagola come gli Alpini sul Piave. Presumo ubriachi di contratti conclusi.... Carlo Odello, esimio collega e amico (www.odello.it) ha ricevuto lo stesso trattamento per due bottiglie di grappa di cui, sono sicuro, avrebbe voluto fare bombe incendiarie... Anzi, alla sua incazzatura, visto che le bottiglie erano state scelte per una cena di lavoro, gli è stato proposto di fare un bel fifty-fifty...
La serietà si vede dai dettagli. Così come la fiera migliore.
5 febbraio 2007
Azzoppato, ma non domo
Lo scorso 22 gennaio ho avuto la brillante idea di cadere con lo scooter su una strada milanese. Ciottolato bagnato e binari del tram sono stati una combinazione quasi letale e mi hanno impedito di presenziare regolarmente alla chiusura (con esame) del corso di degustazione della birra organizzato da Unionbirrai a Milano. Grazie alla prognosi di 21 giorni con gamba ingessata ho saltato (a pié pari?) anche l'esame di Bologna, sempre UB, qualche lezione del corso Ais di 3° livello e una manciata di appuntamenti ai quali avrei partecipato volentieri. Stampellerò quindi a Pianeta Birra dal 10 al 13 febbraio e terrò a portata di mano un bastone (che fa anzianità e autorevolezza) per la discesa in Sicilia in occasione di DolcementeSalato. Il mio morale è alle stelle, ma di necessità virtù...
7 gennaio 2007
In memoria
Un augurio di Buon Anno a tutti coloro che sono sopravvissuti a cene e cenoni, festeggiamenti danzanti e non, botti e impatti con parenti, bontà quotidiana (ma nel senso di un giorno solo) e così via. Onestamente, confesso che durante le feste ho tradito la birra per dedicarmi maggiormente al vino ma, a distanza di giorni, ho ancora stampato nel cervello l'assaggio della Panil Barriquee Sour con un carpaccio di cervo. Straordinario! Questa, insieme ad alcune real ale importate in Italia da Lorenzo Fortini, è il ricordo più intenso dell'ultima settimana dell'anno.
Per il resto il 2007 si annuncia carico di lavoro. Siamo in dirittura d'arrivo, almeno mi piace pensarla così, con la seconda edizione di Birra ai Fornelli, un libro dedicato alla cucina alla birra pensata e realizzata da alcuni gestori per altri gestori. E poi uno speciale birra per BarBusiness, un itinerario ad Aying per Vie del Gusto e un mini-reportage su 32 Via dei Birrai per Papageno.
L'anno passato è stato quello della svolta. La rottura con Civiltà del Bere è stata l'occasione per rituffarmi nella professione di free lance, con le sue soddisfazioni e i suoi rischi. Ma il lavoro, se piace, non spaventa mai; spaventa piuttosto, fa incazzare suona meglio in realtà, la quantità di dilettanti allo sbaraglio che affollano il giornalismo di settore. Scrivono sommelier, baristi, ristoratori, dipendenti pubblici, maestre e insegnanti. La loro passione sarà sincera, la loro concorrenza sleale. Ma così va il mondo e siccome scrivere, leggere e fare di conto è patrimonio comune fin dalle elementari, si spera, ecco che per gli editori c'è solo l'imbarazzo della scelta e "si attacchino al tram" i professionisti che campano ancora sull'idea che il giornalismo sia un mestiere. In realtà è un hobby. Alla portata di tutti.
Comunque, non mi lamento. Meglio stare nel cuore della battaglia, che fare il cecchino da lontano e al sicuro nella propria postazione. Magari guadagnata per discendenza famigliare.